La riforma della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti ha introdotto i percorsi abilitanti da 60 CFU, un cambiamento epocale per chi aspira a insegnare. Per la lingua francese, questa novità rappresenta un’opportunità per formare professionisti pronti a navigare un contesto globale. La scelta dell’ateneo e del piano di studi diventa, quindi, un passo strategico fondamentale. Non si tratta solo di acquisire crediti, ma di costruire un profilo che unisca solide competenze linguistiche e letterarie a una visione aperta al mercato europeo e radicata nella ricchezza culturale mediterranea.
Scegliere il percorso giusto significa investire sul proprio futuro professionale. Un docente di francese oggi non è solo un trasmettitore di nozioni grammaticali, ma un mediatore culturale. Deve saper dialogare con le nuove generazioni, utilizzando strumenti didattici innovativi senza dimenticare il valore della tradizione. L’obiettivo di questa guida è offrire una bussola per orientarsi tra le proposte universitarie, valorizzando le specificità di ogni percorso in relazione alle proprie aspirazioni e al contesto lavorativo attuale.
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I percorsi abilitanti 60 CFU per il francese: la struttura
I nuovi percorsi di abilitazione per l’insegnamento sono stati definiti dal DPCM del 4 agosto 2023, che ne ha delineato la struttura e i contenuti. Il percorso standard prevede il conseguimento di 60 Crediti Formativi Universitari (CFU), pensati per fornire una preparazione completa e trasversale. Questi crediti includono discipline fondamentali, metodologie didattiche, tirocini e laboratori. L’obiettivo è formare docenti con competenze solide non solo nella propria materia, ma anche in ambito pedagogico, psicologico e digitale.
All’interno dei 60 CFU, una parte significativa è dedicata alle discipline specifiche della classe di concorso, come la lingua, la letteratura e la filologia francese. Almeno 10 CFU sono riservati all’area pedagogica, mentre un minimo di 20 CFU deve essere acquisito tramite attività di tirocinio diretto e indiretto. Questa combinazione tra teoria e pratica è essenziale per preparare i futuri insegnanti alla realtà complessa delle aule scolastiche. La prova finale del percorso consiste in una prova scritta e una lezione simulata per accertare le competenze professionali acquisite.
Scegliere l’ateneo giusto: una decisione strategica
La scelta dell’università dove conseguire i 60 CFU per l’insegnamento del francese è un passaggio cruciale che può influenzare significativamente la futura carriera. È importante non limitarsi a una valutazione basata sulla vicinanza geografica, ma considerare l’offerta formativa nel suo complesso. Un ateneo con una forte vocazione internazionale, partnership con università francofone e progetti Erasmus+ può offrire opportunità uniche di crescita personale e professionale. Queste esperienze arricchiscono il curriculum e forniscono una prospettiva europea indispensabile per un docente di lingue.
Un altro fattore da considerare è la presenza di dipartimenti di eccellenza e di docenti con una solida reputazione nel campo della francesistica. Consultare i siti web delle università è il primo passo per conoscere i percorsi attivati per le classi di concorso relative alla lingua francese (come AA24, AA25, BA02). Analizzare i piani di studio, i laboratori offerti e le attività di ricerca del corpo docente aiuta a comprendere l’approccio dell’ateneo, che può essere più orientato alla tradizione letteraria o all’innovazione didattica. La scelta ideale è un ateneo che sappia bilanciare questi due aspetti fondamentali.
Il piano di studi: tra mercato europeo e cultura mediterranea
Analizzare in dettaglio il piano di studi è fondamentale per capire se il percorso offerto è in linea con le proprie ambizioni. Un buon piano di studi per un futuro insegnante di francese dovrebbe riflettere la duplice anima della lingua: veicolo di comunicazione nel mercato del lavoro europeo e portatrice di una profonda eredità culturale. Corsi focalizzati sul francese per il mondo del lavoro, sul linguaggio settoriale (turismo, commercio, diplomazia) e sulle certificazioni linguistiche internazionali sono un valore aggiunto innegabile. Questi insegnamenti preparano professionisti capaci di orientare gli studenti verso sbocchi concreti.
Allo stesso tempo, l’Italia, con la sua posizione nel cuore del Mediterraneo, offre una prospettiva unica. L’insegnamento del francese può e deve valorizzare questo legame storico e culturale. Piani di studio che includono esami sulla storia del Mediterraneo, sulle letterature francofone del Maghreb o sulle dinamiche interculturali tra le due sponde del mare, formano docenti con una sensibilità unica. Questa specificità “mediterranea” non è un limite, ma un punto di forza che distingue un insegnante formato in Italia, capace di creare ponti culturali e di offrire una didattica ricca e contestualizzata.
Tradizione e innovazione nella didattica del francese
Un percorso abilitante efficace deve trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione. La conoscenza della letteratura, della storia della lingua e della filologia rimane un pilastro insostituibile. Questi saperi forniscono le fondamenta culturali e critiche necessarie per un insegnamento profondo e consapevole. Affrontare autori classici e movimenti letterari permette di trasmettere non solo la lingua, ma anche l’universo di valori e idee che essa esprime. Un approccio che trascura la dimensione storico-letteraria rischia di impoverire la figura del docente, riducendola a un mero tecnico della lingua.
Tuttavia, la tradizione da sola non basta. La didattica moderna richiede competenze tecnologiche e metodologiche avanzate. Un piano di studi al passo con i tempi deve includere laboratori di glottodidattica digitale, corsi sull’uso delle nuove tecnologie per l’insegnamento (LIM, piattaforme e-learning, app) e metodologie attive come la classe capovolta o l’apprendimento basato su progetti (project-based learning). Integrare lo studio di un’opera letteraria con la creazione di un prodotto digitale, come un blog o un video, è un esempio di come tradizione e innovazione possano dialogare proficuamente, rendendo l’apprendimento più coinvolgente e significativo per gli studenti nativi digitali.
Conclusioni

Intraprendere il percorso dei 60 CFU per l’insegnamento della lingua francese è una scelta che richiede pianificazione e consapevolezza. La riforma, pur rappresentando una sfida, offre la possibilità di formare una nuova generazione di docenti preparati ad affrontare un contesto educativo e professionale in continua evoluzione. La selezione dell’ateneo e l’analisi critica del piano di studi sono i primi, fondamentali passi per costruire una carriera solida e gratificante. È essenziale cercare un percorso che non si limiti a erogare crediti, ma che offra una visione chiara e moderna dell’insegnamento.
Il docente di francese del futuro dovrà essere una figura poliedrica: un solido conoscitore della cultura e della letteratura, un esperto di didattica innovativa e un mediatore culturale capace di orientare i propri studenti nel mercato del lavoro europeo. Per questo, è cruciale privilegiare percorsi che sappiano integrare la tradizione umanistica con le nuove tecnologie, valorizzando al contempo la prospettiva unica offerta dal contesto culturale mediterraneo. Un investimento attento nella propria formazione iniziale, come quello richiesto per ottenere l’abilitazione all’insegnamento del francese, è la chiave per diventare professionisti competenti e appassionati, in grado di trasmettere non solo una lingua, ma un intero mondo di opportunità.
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Domande frequenti

Per accedere ai percorsi abilitanti da 60 CFU per l’insegnamento della lingua francese (classi di concorso A-24 e A-25), è necessario possedere una laurea magistrale o a ciclo unico che sia coerente con la classe di concorso, ovvero che includa tutti i CFU richiesti dalla normativa vigente (DPR 19/2016 e DM 259/2017). Possono accedere anche gli studenti iscritti a un corso di laurea magistrale, a condizione che abbiano già acquisito almeno 180 CFU entro la scadenza del bando.
Diverse università italiane hanno richiesto l’accreditamento per i percorsi abilitanti per la lingua francese. Tra queste figurano l’Università di Perugia (per la classe AA25), l’Università di Siena (AA24, AA25), l’Università della Calabria (AA24, AA25) e l’Università di Sassari (AA24, AA25). Anche atenei telematici come eCampus offrono percorsi per la classe AA25. È fondamentale consultare i bandi specifici di ogni ateneo, poiché l’offerta formativa può variare.
No, i percorsi da 60 CFU non possono essere svolti interamente online. La normativa prevede che le attività didattiche, ad esclusione di tirocini e laboratori, possano essere erogate in modalità telematica sincrona fino a un massimo del 50% del totale per gli anni accademici 2023/2024 e 2024/2025. Per le attività di tirocinio e laboratorio, la frequenza in presenza è obbligatoria. La percentuale di presenza richiesta per accedere alla prova finale è di almeno il 70% per ogni attività formativa.
Il percorso da 60 CFU prevede 20 CFU di tirocinio, suddivisi in 15 CFU di tirocinio diretto e 5 CFU di tirocinio indiretto. Il tirocinio diretto consiste in attività di osservazione e affiancamento in classe, per un totale di almeno 12 ore per ogni CFU. Può essere svolto presso le istituzioni scolastiche convenzionate con l’università. Recentemente, sono state introdotte delle flessibilità: è possibile svolgere il tirocinio anche in discipline affini o presso la scuola dove si ha un contratto di supplenza, per facilitare il completamento del percorso.
L’abilitazione ottenuta con i 60 CFU è il requisito fondamentale per accedere al sistema di reclutamento. I passi successivi prevedono la partecipazione ai concorsi pubblici nazionali, che vengono banditi su base periodica. Superato il concorso, si viene assunti a tempo indeterminato e si affronta un periodo di prova in servizio della durata di un anno, che include un test finale e una valutazione conclusiva prima della conferma definitiva nel ruolo.