Intraprendere la carriera di insegnante in Italia richiede un percorso preciso, che parte dalla comprensione di un elemento fondamentale: le classi di concorso. Questi codici, apparentemente tecnici, rappresentano la chiave d’accesso per insegnare una specifica materia nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Comprendere a quale classe di concorso il proprio titolo di studio dà accesso è il primo passo per ogni aspirante docente. Questa guida offre una panoramica completa sui requisiti, i titoli necessari e le strategie per aumentare il proprio punteggio, orientandosi in un sistema che unisce la solida tradizione culturale italiana con le spinte innovative del contesto europeo.
Il sistema scolastico italiano, radicato in una profonda cultura mediterranea, si sta evolvendo per rispondere alle nuove esigenze formative. La recente riforma, che ha introdotto i percorsi abilitanti da 60 CFU, ne è un chiaro esempio. Navigare tra decreti, tabelle ministeriali e requisiti può sembrare complesso, ma con le informazioni corrette è possibile pianificare con successo il proprio ingresso nel mondo della scuola, valorizzando al massimo il proprio percorso accademico e professionale.
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Cosa sono le classi di concorso
Le classi di concorso sono codici alfanumerici stabiliti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) che servono a classificare le materie di insegnamento nelle scuole secondarie. Ogni codice, come ad esempio A-12 per le Discipline letterarie o A-28 per Matematica e scienze, identifica in modo univoco una specifica abilitazione all’insegnamento. In sostanza, una classe di concorso definisce quali titoli di studio sono necessari per poter insegnare una determinata disciplina. Senza l’accesso a una classe di concorso, non è possibile partecipare ai concorsi per il ruolo o essere inseriti nelle graduatorie per le supplenze (GPS).
È importante non confondere la classe di concorso con il titolo di laurea. Una laurea magistrale o specialistica è il requisito di base, ma da sola potrebbe non essere sufficiente. Per accedere a una specifica classe, infatti, il piano di studi deve includere un determinato numero di Crediti Formativi Universitari (CFU) in specifici Settori Scientifico-Disciplinari (SSD), come indicato nelle tabelle ministeriali. Questo sistema garantisce che i docenti possiedano una preparazione mirata e approfondita nella materia che andranno a insegnare, unendo la conoscenza teorica a una solida base disciplinare.
Come individuare la propria classe di concorso
Per un aspirante docente, capire a quali classi di concorso il proprio titolo di studio dà accesso è un passaggio cruciale. Il primo strumento da consultare sono le tabelle ufficiali pubblicate dal Ministero dell’Istruzione. Queste tabelle, allegate a specifici decreti come il D.P.R. 19/2016 e il successivo DM 259/2017, mettono in corrispondenza ogni tipo di laurea (Vecchio Ordinamento, Specialistica, Magistrale) con le relative classi di concorso. Per facilitare la ricerca, esistono anche motori di ricerca online, come Classidiconcorso.it, che permettono di inserire il proprio titolo di studio e visualizzare le classi accessibili.
Una volta individuata la potenziale classe di concorso, è fondamentale verificare il possesso di tutti i CFU necessari. Le tabelle ministeriali, infatti, spesso specificano requisiti aggiuntivi, come un numero minimo di crediti in determinati settori scientifico-disciplinari (SSD). Ad esempio, un laureato in Giurisprudenza che aspira a insegnare Scienze giuridico-economiche (classe A-46) deve verificare di avere nel suo piano di studi i CFU richiesti in settori come l’economia politica o il diritto commerciale. Se mancano dei crediti, è possibile integrarli attraverso corsi singoli universitari o master specifici prima di poter presentare la domanda per concorsi o graduatorie.
Requisiti di accesso all’insegnamento
L’accesso all’insegnamento in Italia è regolato da requisiti specifici che variano a seconda dell’ordine e del grado di scuola. Per la scuola dell’infanzia e primaria, i titoli abilitanti sono la Laurea in Scienze della Formazione Primaria o il Diploma Magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002. Questi titoli hanno valore abilitante diretto e consentono l’inserimento nelle graduatorie dedicate.
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, il percorso è più articolato. Il requisito base è una laurea magistrale, specialistica o di vecchio ordinamento che dia accesso a una specifica classe di concorso. A questo si aggiunge la necessità di aver acquisito i crediti formativi nelle discipline antropo-psico-pedagogiche. Con la recente riforma legata al PNRR, il sistema dei 24 CFU è stato superato e sostituito da percorsi universitari abilitanti da 60 CFU. Questi percorsi includono formazione teorica e un tirocinio, e sono diventati il requisito standard per l’accesso ai concorsi a cattedra a partire dal 1° gennaio 2025.
Il sistema di codifica e le riforme recenti
Il sistema delle classi di concorso utilizza una codifica precisa per distinguere le varie discipline. I codici che iniziano con la lettera A (es. A-12, A-28) si riferiscono agli insegnamenti accademici nelle scuole secondarie. I codici che iniziano con la lettera B, invece, sono dedicati agli insegnanti tecnico-pratici (ITP), per i quali fino al 31 dicembre 2024 è sufficiente il diploma di scuola superiore che dà accesso alla classe di concorso.
Recentemente, il sistema è stato oggetto di una significativa revisione con il Decreto Ministeriale del 22 dicembre 2023, che ha introdotto l’accorpamento di alcune classi di concorso considerate omogenee. Ad esempio, le precedenti A-12 (Discipline letterarie) e A-22 (Italiano, storia, geografia nella scuola secondaria di I grado) sono confluite nella nuova A-12. Analogamente, le classi di lingua straniera (ex A-24 e A-25) sono state accorpate nella nuova A-22. Questa razionalizzazione, parte degli obiettivi del PNRR, mira a semplificare il sistema e a creare figure docenti con competenze più ampie. Chi possiede l’abilitazione in una delle vecchie classi di concorso è considerato abilitato per l’intera nuova classe accorpata.
Titoli valutabili e come aumentare il punteggio
Nelle graduatorie per le supplenze (GPS) e nei concorsi, il posizionamento non dipende solo dal titolo di accesso, ma anche da un punteggio complessivo. Questo punteggio può essere incrementato attraverso ulteriori titoli e certificazioni. Il voto di laurea, ad esempio, costituisce la base di partenza: un punteggio più alto garantisce più punti. A questo si aggiungono i punti derivanti dal servizio svolto nelle scuole, che rappresenta uno dei modi più efficaci per scalare le graduatorie.
Per migliorare la propria posizione, è strategico investire nella formazione continua. I Master di I e II livello, così come i corsi di perfezionamento, conferiscono punti preziosi (solitamente 1 punto ciascuno). Anche le certificazioni informatiche, come quelle relative alle competenze digitali (Digital Skills), e le certificazioni linguistiche (B2, C1, C2) sono altamente valutate, con punteggi che possono arrivare fino a 6 punti per il livello più alto. Un altro titolo molto spendibile è il corso CLIL (Content and Language Integrated Learning), che, abbinato a una certificazione linguistica, aggiunge ulteriori 3 punti e apre alla possibilità di insegnare la propria materia in lingua straniera.
Conclusioni

Orientarsi nel mondo delle classi di concorso è il primo, fondamentale passo per chiunque desideri intraprendere la professione docente in Italia. Comprendere i requisiti di accesso, individuare correttamente la propria classe di concorso e conoscere le opportunità per incrementare il proprio punteggio sono elementi chiave per un percorso di successo. Le recenti riforme, come l’introduzione dei percorsi da 60 CFU e l’accorpamento di alcune classi, pur introducendo novità, si muovono verso una maggiore coerenza e semplificazione del sistema, in linea con le esigenze di un’istruzione moderna e integrata nel contesto europeo.
La strada per la cattedra richiede pianificazione, studio e un aggiornamento costante. Investire in titoli aggiuntivi come master, corsi di perfezionamento e certificazioni linguistiche o digitali non è solo un modo per scalare le graduatorie, ma rappresenta un arricchimento del proprio bagaglio professionale. In un sistema che valorizza sia la solida tradizione culturale italiana sia l’innovazione didattica, un docente ben preparato e versatile ha le migliori possibilità di costruire una carriera solida e gratificante, contribuendo attivamente alla formazione delle nuove generazioni.
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Domande frequenti

Per scoprire a quali classi di concorso dà accesso il tuo titolo di studio, è necessario consultare le tabelle ufficiali fornite dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). Esistono anche motori di ricerca online, come Classidiconcorso.it, che permettono di inserire il proprio titolo di studio (laurea magistrale, specialistica o vecchio ordinamento) e visualizzare i codici delle classi di concorso corrispondenti e le materie di insegnamento. Attenzione: non basta il solo titolo di laurea; è fondamentale verificare di possedere anche tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) richiesti per quella specifica classe. In caso di crediti mancanti, sarà necessario integrarli sostenendo esami universitari aggiuntivi.
I 60 CFU sono un percorso di formazione universitaria abilitante, introdotto dalla Riforma Bianchi, che è diventato il nuovo requisito per accedere all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado. A partire dal 1° gennaio 2025, il possesso di questi 60 crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche sarà un requisito obbligatorio per partecipare ai concorsi a cattedra. Questo percorso sostituisce i precedenti 24 CFU, che non sono più sufficienti per l’accesso ai nuovi concorsi, sebbene restino validi per le procedure concorsuali fino al 31 dicembre 2024 se conseguiti entro ottobre 2022.
Sì, ma con delle agevolazioni. Chi ha già conseguito i 24 CFU (entro il 31 ottobre 2022) potrà partecipare ai concorsi fino al 31 dicembre 2024. Se vincerà il concorso, dovrà poi completare la formazione acquisendo i restanti 36 CFU per raggiungere il totale di 60 e ottenere l’abilitazione definitiva. I 24 CFU già ottenuti non vanno persi, ma vengono riconosciuti e integrati nei nuovi percorsi abilitanti. Dopo la fase transitoria, che termina a fine 2024, l’unico requisito di accesso ai concorsi diventerà il percorso completo da 60 CFU.
Sì, è possibile e strategico aumentare il proprio punteggio per migliorare la posizione nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). Il punteggio si incrementa non solo con il servizio, ma anche accumulando titoli e certificazioni. Tra i titoli più efficaci ci sono i Master di I livello (1 punto), i corsi di perfezionamento (1 punto), le certificazioni informatiche (fino a 2 punti totali) e, soprattutto, le certificazioni linguistiche, che possono valere fino a 6 punti per il livello C2. Anche il corso CLIL (Content and Language Integrated Learning), se abbinato a una certificazione linguistica, garantisce punti aggiuntivi.
I requisiti di accesso ai concorsi per docenti variano in base all’ordine di scuola. Per la scuola dell’infanzia e primaria, sono richiesti la Laurea in Scienze della Formazione Primaria o il Diploma Magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002. Per la scuola secondaria, con la nuova riforma a regime dal 2025, i requisiti saranno: laurea magistrale o specialistica coerente con la classe di concorso e il percorso abilitante da 60 CFU. Durante la fase transitoria (fino al 31/12/2024), possono partecipare anche i candidati con la sola laurea e i 24 CFU (conseguiti entro il 31/10/2022) o con laurea e tre anni di servizio negli ultimi cinque.