Diventare docente nella scuola dell’infanzia in Italia rappresenta un traguardo professionale importante e un’opportunità per contribuire alla crescita delle nuove generazioni. L’accesso a questo ruolo avviene tramite un concorso pubblico, una procedura selettiva che mira a individuare i candidati più qualificati. Questo percorso, regolamentato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), si articola in diverse fasi e richiede il possesso di specifici requisiti. Comprendere a fondo il funzionamento del concorso, dalla presentazione della domanda alle prove d’esame, è il primo passo fondamentale per chiunque aspiri a intraprendere questa carriera.
L’insegnamento nella scuola dell’infanzia non è solo una professione, ma una vera e propria vocazione che si inserisce in un contesto culturale, quello mediterraneo, ricco di tradizioni educative. Allo stesso tempo, il sistema scolastico italiano ed europeo richiede un costante aggiornamento e una spiccata capacità di innovazione didattica. Il concorso, quindi, non si limita a valutare la conoscenza nozionistica, ma anche le competenze pratiche, relazionali e la capacità di progettare percorsi educativi che sappiano coniugare il ricco patrimonio pedagogico del passato con le sfide del presente.
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Il Contesto Europeo e la Valorizzazione della Professione Docente
Analizzare la posizione degli insegnanti italiani nel panorama europeo offre spunti di riflessione importanti. Sebbene in Italia la figura del docente goda di un’alta considerazione sociale, i dati sugli stipendi mostrano un divario significativo rispetto ad altri Paesi. Secondo recenti rapporti, un insegnante in Italia guadagna in media meno dei colleghi di nazioni come Germania e Francia. Ad esempio, lo stipendio annuo lordo iniziale per un docente di scuola dell’infanzia in Italia si attesta intorno ai 24.297 euro, con una progressione di carriera che porta a un massimo di circa 35.373 euro dopo 35 anni di servizio. In confronto, in Francia si parte da cifre leggermente superiori ma si raggiungono retribuzioni a fine carriera ben più elevate.
Questa situazione economica, unita alla complessità delle procedure concorsuali, rende la professione docente una sfida continua. Tuttavia, è anche un settore in cui l’Unione Europea sta investendo molto, promuovendo la formazione continua e lo sviluppo di competenze chiave per l’apprendimento permanente, come indicato in specifici documenti europei. L’obiettivo è quello di formare docenti preparati, capaci di affrontare le complessità di una società multiculturale e di promuovere un’educazione inclusiva e di alta qualità, in linea con le direttive comunitarie.
I Requisiti per Accedere al Concorso
Per poter partecipare al concorso per docenti della scuola dell’infanzia, è indispensabile possedere determinati titoli di studio. I requisiti d’accesso sono definiti con precisione dai bandi ministeriali e rappresentano la prima barriera d’ingresso alla selezione. Generalmente, i titoli ammessi sono:
- Laurea in Scienze della Formazione Primaria (SFP), un titolo universitario a ciclo unico che ha valore abilitante per l’insegnamento sia nella scuola dell’infanzia che in quella primaria.
- Diploma Magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, che include anche il diploma sperimentale a indirizzo linguistico. Questo titolo è considerato abilitante.
- Un titolo di studio analogo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia secondo la normativa vigente.
Per i posti di sostegno, oltre a uno dei titoli di accesso sopra elencati, è richiesto il possesso della specializzazione specifica per il sostegno didattico agli alunni con disabilità. È importante sottolineare che, con le recenti riforme legate al PNRR, si stanno definendo nuovi percorsi di formazione e abilitazione, come quelli da 60 CFU, che diventeranno progressivamente il requisito standard per l’accesso all’insegnamento.
La Struttura del Concorso: Le Prove d’Esame
Il concorso per la scuola dell’infanzia si articola in tre momenti fondamentali: una prova scritta, una prova orale e la successiva valutazione dei titoli. Ogni fase è pensata per accertare un diverso set di competenze e conoscenze, garantendo una selezione completa e meritocratica.
La Prova Scritta
La prova scritta si svolge in modalità computer-based e consiste in una serie di quesiti a risposta multipla. Generalmente, i candidati devono rispondere a 50 domande in un tempo massimo di 100 minuti. I quesiti sono volti a verificare le conoscenze e le competenze in diversi ambiti:
- Pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico: questa è la sezione più corposa e indaga le fondamenta della professione docente.
- Conoscenza della lingua inglese: viene richiesto un livello di competenza non inferiore al B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue.
- Competenze digitali: si accerta la capacità di utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione in ambito didattico.
Per superare la prova scritta è necessario raggiungere un punteggio minimo di 70/100. Il superamento di questa fase è condizione necessaria per accedere alla prova orale. Le date e le sedi d’esame vengono comunicate con anticipo sui siti degli Uffici Scolastici Regionali (USR) e sul portale del reclutamento.
La Prova Orale
La prova orale rappresenta un momento cruciale della selezione, in cui la commissione valuta non solo il “sapere”, ma anche il “saper fare”. Per la scuola dell’infanzia, la prova ha una durata massima di 30 minuti. Durante questo colloquio vengono accertate le competenze disciplinari specifiche, la capacità di progettazione didattica e la padronanza delle metodologie educative.
Un elemento caratterizzante della prova orale è la lezione simulata. Al candidato viene assegnata una traccia 24 ore prima della prova, su cui dovrà costruire una lezione. Questo esercizio pratico permette di valutare la capacità di tradurre le conoscenze teoriche in un’azione didattica efficace, che tenga conto del contesto, degli obiettivi di apprendimento e dell’uso di tecnologie e materiali innovativi. Anche in questa fase, viene verificata la competenza nella lingua inglese.
Tradizione e Innovazione nella Didattica della Scuola dell’Infanzia
La scuola dell’infanzia italiana vanta una tradizione pedagogica di fama mondiale, con approcci come quello di Maria Montessori o l’esperienza di Reggio Children che sono studiati e ammirati a livello internazionale. Il concorso e la pratica quotidiana dell’insegnamento richiedono di saper integrare questi solidi pilastri della nostra cultura educativa con le metodologie più innovative.
L’insegnante moderno deve essere un professionista riflessivo, capace di promuovere un “lavoro collaborativo” e di orientarsi alla “formazione continua”. Ciò significa saper utilizzare strumenti come il coding, il service learning o il pensiero narrativo, senza mai dimenticare l’importanza del gioco, dell’esperienza diretta e della relazione, come insegnato dalle sorelle Agazzi o da Loris Malaguzzi. La sfida è creare un ponte tra passato e futuro, offrendo ai bambini percorsi di crescita completi, che stimolino la curiosità, la creatività e le competenze necessarie per diventare cittadini consapevoli del domani.
Valutazione dei Titoli e Formazione della Graduatoria
Dopo il superamento delle prove scritta e orale, la procedura concorsuale si conclude con la valutazione dei titoli. Le commissioni dispongono di un punteggio massimo di 50 punti da assegnare ai titoli culturali, professionali e di servizio presentati dai candidati. Questi devono essere posseduti entro la data di scadenza del bando.
I titoli valutabili includono, ad esempio, il voto del titolo di accesso (laurea o diploma), altre abilitazioni, master, corsi di perfezionamento, certificazioni linguistiche e informatiche, e il servizio prestato nelle scuole statali. La somma dei punteggi ottenuti nella prova scritta (max 100), nella prova orale (max 100) e nella valutazione dei titoli (max 50) determina la posizione finale del candidato nella graduatoria di merito regionale. Queste graduatorie, distinte per tipologia di posto (comune e sostegno), vengono utilizzate per le assunzioni a tempo indeterminato fino al loro esaurimento o alla loro scadenza.
Conclusioni

Il concorso per docenti della scuola dell’infanzia è un percorso impegnativo ma ricco di significato, che apre le porte a una professione fondamentale per la società. Richiede una preparazione solida, che spazi dalle conoscenze normative e pedagogiche alle competenze didattiche e relazionali. Affrontare la selezione significa non solo studiare per superare le prove, ma anche riflettere sul proprio ruolo di educatore, capace di unire la ricca tradizione pedagogica italiana con le necessarie spinte all’innovazione. Nonostante le sfide, come un contesto retributivo non sempre competitivo a livello europeo, la passione per l’insegnamento e la volontà di contribuire alla formazione dei più piccoli rimangono la spinta principale per migliaia di aspiranti docenti. Essere informati e preparati su ogni aspetto del concorso, dai requisiti alle strategie didattiche, è il primo, indispensabile passo verso la cattedra.
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Domande frequenti

Per partecipare al concorso per i posti comuni nella scuola dell’infanzia, è necessario possedere uno dei seguenti titoli: Laurea in Scienze della Formazione Primaria (SFP) a ciclo unico, che è un titolo già abilitante all’insegnamento ; oppure un Diploma Magistrale o di Liceo Socio-Psico-Pedagogico conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002. Per i posti di sostegno, oltre a uno di questi titoli, è richiesta la specifica specializzazione sul sostegno.
Il concorso si articola in una prova scritta e una prova orale. La prova scritta è computer-based e consiste in quesiti a risposta multipla su argomenti di ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico, oltre a quesiti sulla conoscenza della lingua inglese (livello B2) e sulle competenze digitali. La prova orale, della durata di 30 minuti, include una lezione simulata su una traccia estratta 24 ore prima e un colloquio per accertare le competenze disciplinari e la padronanza della lingua inglese.
No, per il concorso della scuola dell’infanzia non sono richiesti i 24 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie didattiche. Questo requisito, che faceva parte del precedente sistema di reclutamento ed è stato superato dalla riforma che introduce i percorsi da 60 CFU, non è mai stato necessario per chi possiede la Laurea in Scienze della Formazione Primaria, in quanto titolo già abilitante.
Il punteggio finale in graduatoria è dato dalla somma dei voti ottenuti nella prova scritta e nella prova orale, a cui si aggiunge il punteggio derivante dalla valutazione dei titoli. Per aumentare questo punteggio, è possibile acquisire ulteriori titoli valutabili, come Master di I e II livello, corsi di perfezionamento, certificazioni informatiche e linguistiche (che assegnano punti a seconda del livello, ad esempio B2, C1, C2), un dottorato di ricerca o il superamento di precedenti concorsi. Anche gli anni di servizio specifico accumulati contribuiscono al punteggio.
No, i sistemi di reclutamento degli insegnanti variano notevolmente tra i Paesi europei. Il modello italiano, basato su un concorso pubblico nazionale per titoli ed esami, è una specificità legata alla sua tradizione amministrativa. Molti altri sistemi europei sono più decentralizzati: in alcuni Paesi il reclutamento è gestito direttamente dalle singole scuole o dalle autorità locali (Comuni o Regioni, come in Svezia o Germania), che possono assumere docenti tramite colloqui diretti. Altri sistemi ancora prevedono processi di accreditamento o esami nazionali al termine della formazione iniziale, ma non necessariamente un concorso per l’assunzione.