Intraprendere la carriera di docente nella scuola secondaria di secondo grado in Italia è un percorso che unisce vocazione e una preparazione rigorosa, definito da normative in costante evoluzione. Aspirare a formare le nuove generazioni significa non solo possedere una solida conoscenza disciplinare, ma anche acquisire competenze pedagogiche, didattiche e relazionali. Questo cammino, oggi più strutturato che mai, culmina con l’ottenimento dell’abilitazione e il superamento di un concorso pubblico, passaggi chiave per accedere a una professione di fondamentale importanza sociale e culturale.
La recente riforma, legata anche agli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha ridisegnato l’iter per diventare insegnante, introducendo un nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento. L’obiettivo è chiaro: garantire che in cattedra arrivino professionisti preparati ad affrontare le sfide di una società complessa, capaci di coniugare il ricco patrimonio della tradizione culturale italiana con le necessarie spinte all’innovazione didattica. Questa guida offre una panoramica completa sui requisiti, i percorsi di abilitazione e le procedure concorsuali per l’anno 2025.
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I requisiti di accesso all’insegnamento
Il primo passo per chiunque aspiri a diventare docente nella scuola secondaria di secondo grado è il possesso di un titolo di studio idoneo. La normativa attuale richiede una laurea magistrale, specialistica o di vecchio ordinamento, che sia coerente con le materie di insegnamento. Questi raggruppamenti di materie sono definiti dalle cosiddette classi di concorso, codici ministeriali che associano ogni titolo di laurea alle discipline che è possibile insegnare. È fondamentale verificare che il proprio piano di studi includa tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) richiesti per la classe di concorso di interesse. Qualora mancassero dei crediti, è necessario integrarli sostenendo esami universitari aggiuntivi.
Per gli insegnanti tecnico-pratici (ITP), che operano nei laboratori degli istituti tecnici e professionali, fino al 31 dicembre 2025 è ancora possibile accedere all’insegnamento con il solo diploma di scuola superiore. Tuttavia, a partire da tale data, anche per loro sarà richiesto il possesso di una laurea triennale specifica. La verifica della corrispondenza tra il proprio titolo di studio e le classi di concorso è un’operazione preliminare e cruciale, effettuabile consultando le tabelle ufficiali pubblicate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).
Il nuovo percorso di abilitazione da 60 CFU
A partire dal 1° gennaio 2025, il sistema di reclutamento dei docenti ha subito una trasformazione radicale con l’introduzione di un percorso universitario e accademico abilitante da 60 CFU. Questo nuovo iter sostituisce i precedenti 24 CFU e diventa un requisito indispensabile per l’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria. Il percorso è progettato per fornire una solida base nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. La struttura del programma formativo include lezioni teoriche, laboratori e un significativo periodo di tirocinio, sia diretto che indiretto, da svolgersi presso istituti scolastici accreditati.
L’accesso ai percorsi da 60 CFU è aperto sia ai laureati sia agli studenti universitari iscritti a corsi di laurea magistrale, a patto che abbiano già acquisito almeno 180 CFU. La riforma prevede anche percorsi abbreviati da 30 o 36 CFU per categorie specifiche, come i docenti che già possiedono un’altra abilitazione o coloro che hanno maturato una significativa esperienza di servizio. L’obiettivo di questa formazione è sviluppare nei futuri insegnanti la capacità di progettare percorsi didattici efficaci e inclusivi, adeguati a valorizzare i talenti di ogni studente. Per maggiori dettagli su come integrare i crediti mancanti, è possibile consultare guide specifiche come la guida per colmare i debiti formativi in diritto.
Il concorso pubblico: la via per il ruolo
Una volta ottenuta l’abilitazione, il passaggio successivo per diventare docente di ruolo è il superamento di un concorso pubblico nazionale. I concorsi vengono banditi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per coprire i posti vacanti e disponibili nelle scuole statali. La procedura concorsuale si articola generalmente in una prova scritta e una prova orale, a cui si aggiunge la valutazione dei titoli posseduti dal candidato. La prova scritta, spesso computer-based, è solitamente composta da quesiti a risposta multipla volti a verificare le competenze in ambito pedagogico, psicopedagogico, didattico, oltre alla conoscenza della lingua inglese e delle competenze digitali.
La prova orale, invece, mira a valutare la padronanza della disciplina specifica della classe di concorso e le competenze didattiche attraverso una lezione simulata. Ai candidati viene assegnata una traccia 24 ore prima della prova, per permettere la preparazione di una lezione che dimostri la capacità di applicare metodologie didattiche innovative. I vincitori del concorso vengono inseriti in una graduatoria di merito regionale e, successivamente, assunti a tempo determinato per un anno di prova, al termine del quale, con valutazione positiva, ottengono la nomina a tempo indeterminato. Per approfondire le strategie concorsuali, può essere utile la guida al concorso di economia aziendale.
Tradizione e innovazione nella scuola italiana
Il sistema educativo italiano si fonda su un profondo legame con la propria tradizione culturale e umanistica, un patrimonio riconosciuto a livello internazionale. Questo non impedisce, tuttavia, una costante spinta verso l’innovazione didattica. La figura del docente oggi è chiamata a essere un mediatore culturale capace di integrare questi due aspetti. Da un lato, la solidità dei contenuti disciplinari e la trasmissione di un sapere consolidato; dall’altro, l’apertura a nuove metodologie come la didattica per competenze, l’apprendimento cooperativo e l’uso consapevole delle tecnologie digitali.
In un contesto mediterraneo ed europeo, la capacità di valorizzare la propria identità culturale diventa un punto di forza. La scuola italiana è chiamata a formare cittadini globali, dotati di pensiero critico e capaci di muoversi in una società complessa e interconnessa. L’innovazione, quindi, non è vista come una rottura con il passato, ma come un’evoluzione che arricchisce la tradizione. Questo approccio “additivo” permette di integrare nuove strategie senza rinunciare ai pilastri della nostra cultura educativa, promuovendo un ambiente di apprendimento inclusivo e stimolante. Un esempio di approccio innovativo è la metodologia CLIL, come spiegato nella guida al CLIL in inglese.
Il contesto europeo: insegnare in Italia con un titolo estero
Il mercato del lavoro europeo offre opportunità di mobilità anche per la professione docente. In base alla direttiva 2013/55/UE, recepita in Italia, i cittadini che hanno conseguito un’abilitazione all’insegnamento in un altro Paese dell’Unione Europea, o anche extra-UE, possono chiederne il riconoscimento per poter esercitare in Italia. La domanda deve essere presentata al Ministero dell’Istruzione e del Merito, che avvia una procedura di valutazione comparativa.
L’obiettivo è verificare che il percorso formativo estero sia corrispondente a quello richiesto in Italia per la stessa classe di concorso. Se emergono differenze significative tra la formazione posseduta e quella richiesta, il Ministero può richiedere al candidato di sostenere delle misure compensative. Queste possono consistere in una prova attitudinale o in un tirocinio di adattamento da svolgere presso una scuola italiana. Questa procedura garantisce che tutti i docenti che insegnano in Italia, indipendentemente dal Paese in cui hanno ottenuto il titolo, posseggano gli standard di competenza richiesti dal sistema nazionale.
Conclusioni
Diventare docente di scuola secondaria di secondo grado in Italia nel 2025 richiede un percorso chiaro e strutturato, che parte dal possesso di un titolo di studio adeguato e culmina con il superamento di un concorso pubblico. La riforma dei 60 CFU ha reso la formazione iniziale più completa e professionalizzante, con un forte accento sulle competenze pedagogiche e sul tirocinio pratico. Questo nuovo iter mira a preparare insegnanti capaci di rispondere alle sfide educative contemporanee, coniugando la ricca tradizione culturale italiana con le metodologie didattiche più innovative.
La professione docente è al centro di un processo di rinnovamento che valorizza sia le competenze disciplinari sia quelle trasversali. In un contesto europeo sempre più integrato, il sistema italiano si apre anche a chi ha conseguito titoli all’estero, attraverso procedure di riconoscimento che garantiscono l’equivalenza della preparazione. In definitiva, la strada per la cattedra è un investimento impegnativo ma fondamentale per chi desidera contribuire alla crescita culturale e sociale delle future generazioni, giocando un ruolo attivo nella costruzione del domani.
Domande frequenti

Cosa serve per diventare docente di scuola secondaria nel 2025?
Per diventare docente di scuola secondaria di primo e secondo grado a partire dal 2025, è necessario completare un percorso articolato. I requisiti principali includono il possesso di una laurea magistrale (o titolo equipollente) che dia accesso a una specifica classe di concorso, l’ottenimento dell’abilitazione all’insegnamento attraverso il nuovo percorso formativo da 60 CFU, e il superamento di un concorso pubblico nazionale. Infine, i vincitori del concorso devono completare un anno di prova in servizio con una valutazione finale.
Come funziona il nuovo percorso di abilitazione da 60 CFU?
Il percorso da 60 CFU è il nuovo sistema di formazione iniziale per gli aspiranti docenti della scuola secondaria. Sostituisce i precedenti 24 CFU e diventa requisito d’accesso ai concorsi dal 1° gennaio 2025. Il percorso comprende discipline di area pedagogica, metodologie didattiche, tecnologie applicate all’insegnamento e un tirocinio di 20 CFU (10 diretti e 10 indiretti) presso istituzioni scolastiche. È possibile accedere ai corsi sia dopo la laurea sia durante il corso di laurea magistrale, se si sono già conseguiti 180 CFU. Sono previsti anche percorsi ridotti per specifiche categorie di candidati.
È possibile insegnare con una laurea conseguita all’estero?
Sì, è possibile insegnare in Italia con un titolo di studio o un’abilitazione conseguiti all’estero. La normativa di riferimento è la direttiva europea 2013/55/UE, recepita in Italia. I docenti interessati devono presentare una domanda di riconoscimento del titolo professionale al Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il Ministero valuta la corrispondenza tra la formazione estera e quella richiesta in Italia. In caso di lacune formative, possono essere richieste misure compensative, come una prova attitudinale o un tirocinio di adattamento, per garantire l’allineamento agli standard nazionali.
Cosa sono le classi di concorso?
Le classi di concorso sono codici definiti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito che specificano la relazione tra i titoli di studio universitari e le materie che si possono insegnare nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Ogni classe di concorso raggruppa materie affini e stabilisce i requisiti accademici (laurea e specifici CFU in determinati settori scientifico-disciplinari) necessari per accedere all’insegnamento di quelle discipline. È fondamentale verificare a quale classe di concorso dà accesso il proprio titolo di studio per poter intraprendere correttamente il percorso di abilitazione e partecipare ai concorsi.
Come si svolge il concorso per diventare docente di ruolo?
Il concorso pubblico per l’accesso al ruolo di docente si articola tipicamente in più prove. Generalmente prevede una prova scritta, incentrata su quesiti a risposta multipla riguardanti competenze pedagogiche, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, lingua inglese e competenze digitali. Segue una prova orale, che include la valutazione delle conoscenze disciplinari specifiche della classe di concorso e una lezione simulata su una traccia assegnata 24 ore prima. Infine, una commissione valuta i titoli culturali e di servizio del candidato. La somma dei punteggi delle prove e dei titoli determina la posizione nella graduatoria di merito finale.
Domande frequenti

Per insegnare nella scuola secondaria di primo o secondo grado, è necessario possedere una laurea magistrale (o un titolo equipollente come la specialistica o vecchio ordinamento) che sia coerente con una specifica “classe di concorso”, ovvero le materie che si possono insegnare. A questo si aggiunge la necessità di ottenere l’abilitazione all’insegnamento tramite un percorso formativo di 60 CFU (Crediti Formativi Universitari). Per gli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP), fino al 31 dicembre 2025 è sufficiente il diploma, dopodiché sarà richiesta una laurea triennale.
I 60 CFU sono il nuovo percorso universitario abilitante introdotto dalla riforma legata al PNRR, che sostituisce i precedenti 24 CFU. A differenza dei 24 CFU, che erano solo un requisito d’accesso ai concorsi, il completamento del percorso da 60 CFU conferisce l’abilitazione all’insegnamento per una specifica classe di concorso. Questo percorso include discipline pedagogiche, tirocinio diretto e indiretto e una prova finale con lezione simulata. L’abilitazione ottenuta è un requisito per partecipare ai concorsi e permette l’iscrizione nella prima fascia delle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS).
Sì, per ottenere un contratto a tempo indeterminato (il cosiddetto “ruolo”) nella scuola statale è indispensabile superare un concorso pubblico. Il percorso standard prevede: laurea, abilitazione (60 CFU), superamento del concorso e, infine, un anno di prova in servizio con valutazione finale. I concorsi vengono banditi a livello nazionale, su base regionale, e prevedono solitamente una prova scritta e una orale. I vincitori del concorso vengono assunti e inseriti in ruolo.
Sì, è possibile ottenere incarichi di supplenza (contratti a tempo determinato) anche senza abilitazione, iscrivendosi nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). Le GPS sono suddivise in due fasce: la prima è per i docenti abilitati, mentre la seconda è per i docenti non abilitati che possiedono il solo titolo di studio valido per l’accesso a una classe di concorso. Avere un punteggio più alto in graduatoria aumenta le possibilità di essere chiamati per le supplenze annuali (fino al 31 agosto) o fino al termine delle attività didattiche (30 giugno).
Per scalare le graduatorie GPS è fondamentale incrementare il proprio punteggio attraverso titoli valutabili. Oltre al voto di laurea, che attribuisce un punteggio di base, si possono ottenere punti aggiuntivi con: Master di I livello (1 punto), Corsi di Perfezionamento (1 punto), Certificazioni informatiche (fino a 2 punti totali, 0,5 per ogni certificazione) e Certificazioni linguistiche (fino a 6 punti per il livello C2). Anche il servizio, ovvero i giorni di supplenza effettuati, contribuisce in modo significativo all’aumento del punteggio.