Intraprendere la professione di docente nella scuola dell’infanzia significa scegliere un percorso di grande responsabilità e soddisfazione, ponendo le basi per lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo dei bambini. Questo ruolo, cruciale nel sistema educativo, richiede una preparazione specifica che unisce solide basi pedagogiche a una spiccata sensibilità umana. In un mondo che cambia rapidamente, l’insegnante della scuola dell’infanzia diventa un ponte tra la ricchezza della tradizione culturale mediterranea, fondata sul gioco e sulla socialità, e le sfide dell’innovazione didattica, come il digitale e le nuove metodologie educative. L’obiettivo è formare cittadini consapevoli, curiosi e pronti per il futuro.
Diventare insegnante in questo settore richiede un percorso chiaro e definito, che parte da uno specifico titolo di studio universitario, prosegue con l’abilitazione all’insegnamento e si concretizza attraverso il superamento di concorsi pubblici o l’inserimento in graduatorie per le supplenze. Questa guida completa offre una panoramica dettagliata su tutti i passaggi necessari, analizzando i requisiti di accesso, le modalità per ottenere l’abilitazione, le strategie per affrontare i concorsi e le opportunità per lavorare sia nel contesto italiano che in una prospettiva europea. Un viaggio per trasformare una vocazione in una professione solida e riconosciuta.
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Il percorso formativo: i titoli di accesso
Il primo passo fondamentale per chi aspira a diventare docente di scuola dell’infanzia è il conseguimento del titolo di studio adeguato. La via maestra, oggi, è la Laurea Magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria (classe LM-85bis). Questo corso di laurea quinquennale non solo fornisce le competenze teoriche necessarie in ambito pedagogico, psicologico e didattico, ma è anche l’unico titolo che, al termine del percorso, conferisce direttamente l’abilitazione all’insegnamento sia per la scuola dell’infanzia che per la scuola primaria. Un altro titolo valido, sebbene rappresenti un’opzione per una platea più ristretta, è il Diploma di Istituto Magistrale o di Liceo Socio-Psico-Pedagogico, purché sia stato conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002.
L’abilitazione all’insegnamento: cosa significa
L’abilitazione è la “patente” che autorizza legalmente a esercitare la professione di insegnante. Nel caso della scuola dell’infanzia e primaria, il sistema è stato semplificato: la laurea in Scienze della Formazione Primaria è, per sua natura, abilitante. Questo significa che, una volta conseguita la laurea, non sono necessari ulteriori percorsi formativi o esami per ottenere l’abilitazione, a differenza di quanto avviene per la scuola secondaria. Questo titolo è indispensabile per accedere ai concorsi per l’immissione in ruolo nelle scuole statali e costituisce un requisito preferenziale per l’assunzione in scuole paritarie e private. L’abilitazione attesta che il docente possiede non solo le conoscenze disciplinari, ma anche le competenze pratiche acquisite durante il tirocinio obbligatorio previsto dal corso di laurea.
I concorsi pubblici per il ruolo
Ottenere l’abilitazione è il requisito per partecipare ai concorsi pubblici, la via principale per l’assunzione a tempo indeterminato (il cosiddetto “ruolo”) nelle scuole statali. I concorsi ordinari vengono banditi periodicamente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e sono finalizzati a coprire i posti vacanti. La procedura concorsuale si articola generalmente in più prove: una prova scritta, spesso computer-based con quesiti a risposta multipla, che verte su materie pedagogiche, psicopedagogiche e metodologico-didattiche, oltre a conoscenze di inglese e competenze digitali. Segue una prova orale, che include la progettazione di un’attività didattica (lezione simulata) e un colloquio per accertare la padronanza delle discipline e le competenze relazionali. Infine, la commissione valuta i titoli culturali e di servizio posseduti dal candidato.
Le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS)
In attesa di vincere un concorso, un’opportunità concreta per iniziare a lavorare è l’inserimento nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). Si tratta di elenchi, aggiornati di norma ogni due anni, da cui gli Uffici Scolastici Provinciali attingono per assegnare incarichi a tempo determinato, sia annuali (fino al 31 agosto) che fino al termine delle attività didattiche (30 giugno). Le GPS sono divise in due fasce. La prima fascia è riservata ai docenti già abilitati, mentre la seconda fascia è per i non abilitati, come gli studenti di Scienze della Formazione Primaria iscritti almeno al terzo anno e con un numero minimo di crediti formativi universitari (CFU) conseguiti. La posizione in graduatoria è determinata da un punteggio, che diventa l’elemento chiave per ottenere una supplenza.
Come aumentare il punteggio in graduatoria
Per scalare le posizioni nelle GPS e aumentare le probabilità di essere convocati, è fondamentale lavorare sul proprio punteggio. Oltre al voto di laurea, che costituisce la base di partenza, esistono diversi titoli valutabili che permettono di accumulare punti preziosi. Tra questi, i più comuni sono i Master di I livello (che valgono 1 punto) e i Corsi di Perfezionamento (1 punto). Molto importanti sono anche le certificazioni, come quelle informatiche (ad esempio EIPASS o sull’uso della LIM), che possono valere fino a 2 punti cumulabili (0,5 punti ciascuna), e le certificazioni linguistiche, che assegnano da 3 a 6 punti a seconda del livello (B2, C1, C2). Un ulteriore bonus significativo deriva dal corso di perfezionamento sulla metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning), che, se abbinato a una certificazione linguistica, conferisce ulteriori 3 punti. Per strategie mirate su come valorizzare il proprio percorso, è utile consultare guide specifiche come quella su come aumentare il punteggio GPS con master e corsi per scienze umane.
La professione nel contesto europeo e mediterraneo
La figura del docente di scuola dell’infanzia in Italia si inserisce in un quadro europeo che valorizza sempre di più l’educazione della prima infanzia (Early Childhood Education and Care – ECEC). L’Unione Europea ha fissato obiettivi strategici, come raggiungere un tasso di partecipazione del 96% dei bambini tra i 3 anni e l’età scolare, traguardo che l’Italia ha quasi raggiunto. Questo contesto valorizza professionisti preparati e capaci di operare in contesti multiculturali. La pedagogia italiana, con le sue radici nella cultura mediterranea, pone un’enfasi particolare sulla dimensione della comunità, della relazione e del gioco come strumenti di apprendimento, un approccio che trova riscontro e apprezzamento a livello internazionale. Essere un insegnante oggi significa anche avere una mentalità aperta, pronta a confrontarsi con modelli educativi diversi e a partecipare a progetti europei come Erasmus+, che arricchiscono la professionalità e aprono nuovi orizzonti.
Tradizione e innovazione nella didattica
La scuola dell’infanzia italiana vanta una tradizione pedagogica di fama mondiale, incarnata da figure come Maria Montessori e Loris Malaguzzi, ispiratore del celebre Reggio Emilia Approach. Questi modelli, che mettono il bambino al centro come costruttore attivo della propria conoscenza, rappresentano ancora oggi un punto di riferimento globale. Accanto a questa solida tradizione, il docente moderno è chiamato a integrare l’innovazione didattica. Ciò significa sperimentare metodologie come la didattica laboratoriale, l’outdoor education, lo storytelling digitale e un approccio ludico alla tecnologia (tinkering e making). L’obiettivo è creare un ambiente di apprendimento stimolante e inclusivo, dove ogni bambino possa esprimere i suoi “cento linguaggi”, come diceva Malaguzzi, sviluppando pensiero critico e creatività. Per chi vuole approfondire, esistono risorse preziose come le guide alla creazione di UDA per le scienze umane con metodi e strumenti innovativi.
Conclusioni

Diventare docente nella scuola dell’infanzia è un percorso che richiede impegno, studio e una forte motivazione personale. La strada è ben delineata: inizia con la scelta strategica della Laurea in Scienze della Formazione Primaria, l’unico titolo che garantisce l’abilitazione diretta, prosegue con la preparazione mirata per i concorsi pubblici e si alimenta con l’esperienza sul campo, spesso attraverso le supplenze ottenute tramite le GPS. Per avere successo, è essenziale un approccio proattivo, volto al miglioramento continuo del proprio punteggio e all’aggiornamento costante delle proprie competenze didattiche. Abbracciare questa professione significa investire nel futuro della società, coltivando il potenziale dei più piccoli e bilanciando la ricchezza di una tradizione pedagogica di eccellenza con le opportunità offerte dall’innovazione, in un contesto italiano e sempre più europeo.
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Domande frequenti

Per insegnare nella scuola dell’infanzia in Italia è indispensabile possedere uno dei seguenti titoli: la Laurea Magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria (LM-85 bis), che è il percorso standard e direttamente abilitante. In alternativa, è valido anche il Diploma Magistrale, il Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico o un diploma sperimentale a indirizzo linguistico, a patto che siano stati conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002.
Dopo aver conseguito il titolo di studio abilitante, come la Laurea in Scienze della Formazione Primaria, per ottenere un contratto a tempo indeterminato (il cosiddetto “ruolo”) è necessario superare un concorso pubblico per titoli ed esami, bandito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Superato il concorso e rientrando nel numero di posti disponibili, si viene assunti e si deve affrontare un anno di formazione e prova con una valutazione finale.
Sì, è possibile ottenere incarichi di supplenza anche senza l’abilitazione specifica attraverso la “Messa a Disposizione” (MAD). La MAD è una candidatura spontanea che si presenta direttamente alle scuole per dichiarare la propria disponibilità a coprire posti vacanti. Sebbene i titoli abilitanti diano la priorità, in caso di esaurimento delle graduatorie ufficiali, i dirigenti scolastici possono convocare anche aspiranti docenti tramite MAD che siano in possesso del titolo di studio idoneo.
Per aumentare il punteggio nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) è possibile accumulare punti attraverso diversi canali. Il servizio di insegnamento è quello che ne conferisce di più, con un massimo di 12 punti per un anno scolastico completo. Altri punti si possono ottenere conseguendo Master universitari di primo livello (1 punto ciascuno, per un massimo di 3), corsi di perfezionamento (1 punto), certificazioni informatiche (fino a 2 punti totali) e certificazioni linguistiche (fino a 6 punti per il livello C2).
No, la laurea triennale L-19 in Scienze dell’Educazione e della Formazione non è un titolo sufficiente per insegnare nella scuola dell’infanzia. Tuttavia, costituisce una solida base e può dare accesso, previo superamento di un test di ammissione, al corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria, talvolta con il riconoscimento di alcuni crediti che permettono di accedere ad anni successivi al primo.