Habemus Papam: Robert Prevost è Leone XIV, la Chiesa ha una nuova guida

Robert Prevost è stato eletto Papa Leone XIV: scopri il profilo del nuovo Pontefice e il significato della sua elezione.

Pubblicato il 08 Mag 2025
Aggiornato il 08 Mag 2025
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In Breve (TL;DR)

L’elezione del Cardinale Robert Francis Prevost a Papa Leone XIV segna l’inizio di un nuovo pontificato per la Chiesa Cattolica, dopo un breve Conclave seguito alla scomparsa di Papa Francesco.

Proveniente dagli Stati Uniti e con una significativa esperienza missionaria in Perù e di servizio nella Curia Romana, il nuovo Papa porta con sé un profilo pastorale attento alle periferie e solido nella formazione.

La scelta del nome Leone XIV evoca una ricca tradizione di Papi coraggiosi nella difesa della fede e aperti alle istanze sociali del loro tempo.

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L’attesa è finita. Una fumata bianca, densa di speranza e di storia, si è levata dal comignolo della Cappella Sistina, annunciando al mondo intero l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Il Cardinale americano Robert Francis Prevost è stato scelto dai Padri Cardinali riuniti in Conclave come 267° successore di Pietro. Ha scelto il nome di Leone XIV. Una scelta che porta con sé echi di un passato glorioso e apre a un futuro denso di aspettative per la Chiesa Cattolica. In questo articolo, cercherò di raccontare le emozioni di queste ore, di tracciare un primo profilo del nuovo Papa e di riflettere sul significato di questo evento che tocca il cuore di miliardi di fedeli e interroga le coscienze di molti. L’elezione di Leone XIV non è solo un cambio al vertice della Chiesa, ma un momento di profonda riflessione e, per molti, di rinnovata speranza.

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Papa Leone XIV Robert Francis Prevost, primo piano solenne con sfondo Vaticano e simboli veneti
Robert Prevost è stato eletto Papa Leone XIV: fumata bianca e gioia in Piazza San Pietro.

Un Conclave Storico: L’Elezione di Papa Leone XIV

Quelli che abbiamo vissuto sono stati giorni sospesi, carichi di un’emozione palpabile che ha unito idealmente Piazza San Pietro al resto del mondo. La scomparsa di Papa Francesco, avvenuta lo scorso 21 aprile, aveva lasciato un vuoto profondo, non solo tra i cattolici, ma in chiunque avesse apprezzato la sua umanità e il suo instancabile impegno per la pace e la giustizia sociale. La Chiesa si è trovata così a vivere il tempo della Sede Vacante, un periodo di preghiera, riflessione e preparazione al Conclave che avrebbe designato la nuova guida.

Un Conclave, quello appena concluso, che si è svolto in un’atmosfera di grande raccoglimento e che, pur nella sua brevità, ha saputo catalizzare l’attenzione globale. L’elezione di un Papa è sempre un evento che trascende i confini della fede, diventando un fatto storico e culturale di primissimo piano. E così è stato anche questa volta, con l’emozione della fumata bianca che ha squarciato il cielo di Roma portando con sé il nome di Robert Francis Prevost, ora Papa Leone XIV. Un nome che risuona nuovo, ma che si inserisce in una tradizione secolare, pronto a scrivere un nuovo capitolo nella lunga storia della Chiesa.

Il Commiato da Papa Francesco e la Sede Vacante

Ricordo ancora con commozione i giorni del commiato da Papa Francesco. La sua figura, così amata e carismatica, ha lasciato un’eredità spirituale immensa. Per anni, abbiamo seguito il suo magistero, le sue parole semplici ma profonde, capaci di toccare le corde più intime dell’animo umano. La sua attenzione agli ultimi, ai poveri, ai migranti, la sua instancabile predicazione a favore della "cultura dell’incontro" e contro quella dello "scarto" hanno segnato profondamente il nostro tempo. La sua scomparsa ha aperto un periodo di Sede Vacante, un termine che in latino significa letteralmente "essendo vacante la sede (episcopale di Roma)". È un intervallo particolare nella vita della Chiesa, durante il quale il governo ordinario è sospeso e la gestione è affidata al Collegio Cardinalizio, principalmente per gli affari correnti e per la preparazione dell’elezione del nuovo Pontefice.

In quei giorni, il mondo ha assistito a un flusso ininterrotto di pellegrini rendere omaggio a Papa Francesco, a testimonianza dell’affetto e della stima universali di cui godeva. Personalmente, ho vissuto quel periodo con un misto di tristezza per la perdita e di trepidante attesa per il futuro. La Chiesa, pur nel dolore, ha mostrato ancora una volta la sua capacità di affrontare le prove della storia, forte di una fede millenaria. Si sono susseguite le Congregazioni Generali dei Cardinali, riunioni fondamentali in cui i porporati discutono dei problemi della Chiesa e del profilo del futuro Papa.

È un momento di confronto intenso, spesso riservato, da cui emergono le linee guida e le aspettative per il nuovo pontificato. Non si tratta, come a volte si potrebbe pensare, di mere "trattative politiche", ma di un discernimento comunitario alla luce della fede. Si prega, ci si confronta, si ascoltano le voci delle diverse Chiese locali sparse per il mondo, ognuna con le sue sfide e le sue speranze. È un processo affascinante e complesso, che culmina poi nel Conclave.

I Giorni del Conclave: Attesa e Preghiera

L’inizio del Conclave, il 7 maggio, ha segnato l’ingresso dei Cardinali elettori nella Cappella Sistina. "Extra omnes", "Fuori tutti", ha intimato il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, e le porte si sono chiuse, isolando i Cardinali dal mondo esterno. Da quel momento, ogni contatto con l’esterno è interrotto. È una misura antica, pensata per garantire la libertà e la serenità del discernimento, lontano da pressioni o influenze. Immagino l’atmosfera all’interno della Sistina: il peso della storia, la solennità del luogo, la consapevolezza della responsabilità immensa che grava sulle spalle di ciascun Cardinale. Sotto gli affreschi michelangioleschi, che narrano la storia della Salvezza, uomini provenienti da ogni angolo del pianeta sono stati chiamati a scegliere colui che guiderà la barca di Pietro nel nostro tempo.

Come milioni di persone, ho seguito con apprensione le notizie, attendendo il segnale della fumata. La prima fumata, nera, ha indicato che nessun accordo era stato raggiunto. E poi un’altra, e un’altra ancora. Ogni fumata nera, pur essendo parte del processo, aumentava la tensione e la curiosità. I media di tutto il mondo erano accampati fuori dal Vaticano, pronti a cogliere ogni minimo segnale. Ricordo di aver passato ore a leggere analisi, commenti, previsioni.

Chi sarebbe stato il nuovo Papa? Quale nome avrebbe scelto? Quali sarebbero state le sue priorità? Sono domande che, in quei momenti, si affollano nella mente, mescolate alla preghiera e alla speranza. La preghiera, sì, perché il Conclave non è solo un atto elettivo, ma un evento profondamente spirituale. La Chiesa intera è chiamata a sostenere i Cardinali con la sua intercessione, invocando lo Spirito Santo perché illumini le loro menti e i loro cuori. Personalmente, credo molto nella forza della preghiera comunitaria, un filo invisibile che unisce i fedeli in un’unica grande famiglia.

La Fumata Bianca: L’Annuncio che il Mondo Aspettava

E poi, finalmente, nel pomeriggio dell’8 maggio, è arrivata. La fumata bianca. Un segnale inequivocabile, atteso con ansia da ore, da giorni. Un momento di gioia incontenibile esplosa in Piazza San Pietro e rimbalzata immediatamente sui media di tutto il mondo. Ho visto le immagini in diretta: la folla che esultava, le bandiere che sventolavano, le campane della Basilica di San Pietro che suonavano a festa. È uno di quei momenti che restano impressi nella memoria collettiva, un’emozione difficile da descrivere a parole. È la gioia della Chiesa che ha una nuova guida, un nuovo Pastore. La fumata bianca è un simbolo potente: dopo il fumo nero delle votazioni infruttuose, che rappresenta l’incertezza e la ricerca, il bianco indica che una scelta è stata compiuta, che lo Spirito Santo ha guidato i Cardinali.

Ricordo di aver provato un brivido. Indipendentemente dalle proprie convinzioni personali, è impossibile restare indifferenti di fronte a un evento di tale portata storica e spirituale. Per me, che seguo con attenzione le vicende della Chiesa, è stato un momento di grande sollievo e di rinnovata speranza. Subito dopo la fumata bianca, inizia un altro momento di attesa, forse ancora più carico di trepidazione: quello che precede l’annuncio del nome dell’eletto e del nome pontificale da lui scelto. Chi sarà? Quale nome porterà? Sono minuti che sembrano interminabili, in cui si moltiplicano le ipotesi e le speculazioni. Ma è un’attesa dolce, carica della certezza che una decisione è stata presa. La Chiesa non è più orfana, ha un nuovo Padre. Questo sentimento di appartenenza e di continuità è, credo, uno degli aspetti più affascinanti e profondi della tradizione cattolica.

“Habemus Papam”: Il Cardinale Protodiacono e la Rivelazione

Poco dopo la fumata bianca, si è affacciato alla Loggia centrale della Basilica Vaticana il Cardinale Protodiacono, Dominique Mamberti. Il suo volto, inizialmente teso, si è poi aperto a un sorriso mentre pronunciava la formula di rito, in latino: "Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam! Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Robertum Franciscum, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit Leonem XIV." ("Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa! L’Eminentissimo e Reverendissimo Signore, il Signor Cardinale Robert Francis Prevost, il quale si è imposto il nome di Leone XIV.").

In quel momento, il mondo ha conosciuto il nome del nuovo Pontefice. Robert Francis Prevost, Cardinale americano, dell’Ordine di Sant’Agostino, Prefetto del Dicastero per i Vescovi. E il nome scelto: Leone XIV. Un nome che immediatamente ha iniziato a suscitare interrogativi e riflessioni. Perché Leone? Un nome che richiama figure di Papi che hanno segnato profondamente la storia della Chiesa, da Leone Magno a Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum.

La scelta del nome pontificale non è mai casuale; essa racchiude spesso un programma, un’ispirazione, un riferimento a un modello di pontificato. Subito dopo l’annuncio, il nuovo Papa Leone XIV si è affacciato alla Loggia per il suo primo saluto e la benedizione "Urbi et Orbi". L’emozione era palpabile, sia sul suo volto che in quello delle migliaia di persone radunate in Piazza San Pietro. È stato un momento di grande intensità, l’inizio ufficiale di un nuovo pontificato. Un americano alla guida della Chiesa universale. Un evento che, senza dubbio, apre scenari nuovi e stimolanti.

Chi è Robert Francis Prevost: Il Cammino del Nuovo Pontefice Leone XIV

Con l’annuncio dell’elezione di Robert Francis Prevost a Sommo Pontefice, con il nome di Leone XIV, l’attenzione del mondo si è immediatamente concentrata sulla sua figura. Chi è il nuovo Papa? Qual è la sua storia, la sua formazione, il suo percorso pastorale? Conoscere il cammino di un uomo chiamato a una responsabilità così grande è fondamentale per iniziare a comprendere quali potranno essere le linee guida del suo pontificato. Nato a Chicago il 14 settembre 1955, il Cardinale Prevost, frate agostiniano, porta con sé un bagaglio di esperienze ricco e diversificato, che spazia dalla formazione accademica al servizio missionario in Perù, dalla guida di una diocesi complessa alla recente nomina a Prefetto di uno dei Dicasteri più importanti della Curia Romana.

Un percorso che sembra averlo preparato, passo dopo passo, alla sfida più grande. La sua elezione rappresenta, per molti versi, una novità: è il primo Papa statunitense della storia, un fatto che non mancherà di avere implicazioni significative nel dialogo tra la Chiesa e la cultura contemporanea, specialmente in un contesto globalizzato come quello attuale. La scelta del nome Leone XIV, poi, aggiunge un ulteriore strato di significato, evocando una tradizione di Papi che hanno saputo coniugare dottrina e apertura al mondo, difesa della fede e attenzione alle questioni sociali.

Dalle Origini a Chicago alla Missione in Perù

Robert Francis Prevost nasce dunque nel cuore degli Stati Uniti, a Chicago, Illinois, in una famiglia cattolica. La sua vocazione matura presto e lo porta a entrare nell’Ordine di Sant’Agostino (OSA), una famiglia religiosa che affonda le sue radici nel pensiero e nella spiritualità di uno dei più grandi Padri della Chiesa. Dopo gli studi filosofici presso la Villanova University, istituzione agostiniana di grande prestigio, e quelli teologici presso la Catholic Theological Union di Chicago, viene ordinato sacerdote nel 1982. La sua formazione, però, non si ferma qui. Prosegue gli studi a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum), dove consegue il dottorato in Diritto Canonico. Questa solida preparazione accademica, unita a una profonda spiritualità agostiniana, caratterizzerà tutto il suo successivo operato.

Un capitolo fondamentale della sua vita è rappresentato dalla lunga esperienza missionaria in Perù. Per quasi un decennio, dal 1988 al 1998 (con un breve intervallo negli Stati Uniti), il giovane padre Prevost lavora nella missione agostiniana di Trujillo, immergendosi in una realtà sociale e ecclesiale molto diversa da quella nordamericana. Lì ricopre vari incarichi, tra cui quello di direttore del progetto di formazione comune agostiniano, contribuendo alla crescita delle vocazioni locali e alla vita delle comunità cristiane.

Questa esperienza sul campo, a contatto diretto con la gente, con le sue gioie e le sue difficoltà, ha certamente plasmato la sua sensibilità pastorale, arricchendola di una prospettiva universale e di una particolare attenzione alle Chiese del Sud del mondo. Spesso, i missionari raccontano come l’esperienza in terra di missione non sia solo un "dare", ma soprattutto un "ricevere", un imparare dalle culture e dalla fede delle persone che si incontrano. Sono convinto che questi anni peruviani abbiano inciso profondamente nel cuore e nella mente del futuro Leone XIV.

L’Esperienza Episcopale e il Lavoro nella Curia Romana

Dopo il periodo peruviano e alcuni anni dedicati a ruoli di leadership all’interno del suo Ordine negli Stati Uniti (fu Priore Provinciale della Provincia Agostiniana di Chicago), nel 2001 Robert Prevost viene eletto Priore Generale dell’Ordine Agostiniano, con sede a Roma. Un incarico di grande responsabilità che lo porta a viaggiare in tutto il mondo, visitando le comunità agostiniane e coordinando le attività dell’Ordine a livello globale. Questa esperienza gli fornisce una conoscenza diretta della Chiesa universale, delle sue diverse espressioni culturali e delle sfide che essa affronta nei vari continenti. È un osservatorio privilegiato che, credo, sia stato prezioso per la sua crescita.

Nel 2014, Papa Francesco lo nomina Amministratore Apostolico della Diocesi di Chiclayo, in Perù, e l’anno successivo Vescovo della medesima diocesi. Il ritorno in Perù, questa volta come Pastore di una Chiesa locale, segna una nuova tappa nel suo ministero. Chiclayo è una diocesi vasta e complessa, con aree urbane e rurali, ricca di fede ma anche segnata da problemi sociali come la povertà e la corruzione. Come Vescovo, Monsignor Prevost si distingue per la sua vicinanza alla gente, per il suo impegno nella formazione del clero e dei laici, e per la sua attenzione alle questioni della giustizia e della pace.

Il suo operato non passa inosservato a Roma. Nel 2023, Papa Francesco lo crea Cardinale e, pochi mesi dopo, lo nomina Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Si tratta di uno degli incarichi più delicati e influenti della Curia Romana, poiché il Dicastero per i Vescovi si occupa della selezione e della nomina dei Vescovi in gran parte del mondo. È una posizione che richiede grande saggezza, equilibrio e una profonda conoscenza della Chiesa. In un certo senso, questo ruolo è stato l’ultimo "gradino" prima della chiamata al Soglio Pontificio.

Un Profilo Pastorale: Priorità e Visione

Tracciare un profilo pastorale di Papa Leone XIV all’indomani della sua elezione è certamente prematuro, ma possiamo provare a individuare alcune linee di forza basandoci sul suo percorso. La sua formazione agostiniana suggerisce una spiritualità radicata nella Scrittura e nella Tradizione, con un’attenzione particolare alla comunità, alla carità e alla ricerca interiore della verità. Sant’Agostino, con la sua profonda umanità e il suo itinerario di conversione, potrebbe essere un faro per il suo pontificato. L’esperienza missionaria in Perù e il suo servizio come Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina indicano una spiccata sensibilità per le Chiese del Sud del mondo, per le periferie geografiche ed esistenziali tanto care a Papa Francesco. È probabile che Leone XIV porterà avanti questo sguardo attento alle realtà più fragili e bisognose.

La sua competenza in Diritto Canonico, unita all’esperienza di governo sia nel suo Ordine che in Diocesi e nella Curia Romana, suggerisce una figura capace di coniugare la fedeltà alla dottrina con la capacità di gestione e di riforma. Non mi sorprenderebbe se una delle sue priorità fosse quella di proseguire il cammino di riforma della Curia e delle strutture ecclesiali, in uno spirito di sinodalità e di maggiore trasparenza. Il fatto di essere il primo Papa statunitense potrebbe favorire un nuovo approccio al dialogo con la modernità e con una cultura, come quella nordamericana, che ha un impatto globale.

Potrebbe essere un Pontefice capace di parlare al cuore dell’uomo contemporaneo, affrontando le grandi questioni etiche e sociali del nostro tempo con un linguaggio accessibile e incisivo. Molti si chiedono se sarà un Papa "conservatore" o "progressista". Personalmente, ritengo queste etichette spesso fuorvianti quando applicate alla Chiesa. Preferisco pensare a un Pastore che, fedele al Vangelo, saprà guidare la Chiesa con saggezza, coraggio e amore, cercando sempre il bene delle anime e l’unità del popolo di Dio. Le sfide non mancano: dalla secolarizzazione alla pace nel mondo, dalla giustizia sociale alla tutela del creato. Sarà interessante vedere come Papa Leone XIV affronterà queste sfide, forte della sua esperienza e della sua fede.

Il Significato della Scelta del Nome “Leone XIV”

La scelta del nome pontificale è sempre un momento carico di significato. Optando per Leone XIV, il Cardinale Prevost si inserisce in una illustre successione di Papi che hanno portato questo nome. Il pensiero corre immediatamente a figure come San Leone Magno (Papa dal 440 al 461), Dottore della Chiesa, che difese l’integrità della fede contro le eresie e che, secondo la tradizione, fermò Attila alle porte di Roma. Un Papa di grande statura teologica e di notevole coraggio pastorale. Un altro riferimento fondamentale è Leone XIII (Papa dal 1878 al 1903), il Pontefice dell’enciclica Rerum Novarum, considerata la pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa. In un’epoca di grandi trasformazioni industriali e di crescenti tensioni sociali, Leone XIII seppe offrire una parola profetica in difesa dei diritti dei lavoratori e per una maggiore giustizia sociale.

Scegliendo il nome Leone, il nuovo Papa potrebbe voler indicare un pontificato caratterizzato dalla difesa della fede e della dottrina (come Leone Magno) e, al contempo, da una profonda attenzione alle questioni sociali e al dialogo con il mondo contemporaneo (come Leone XIII). Il numero "XIV" indica la continuità con questa tradizione, ma anche l’apertura di un nuovo capitolo.

È possibile che Papa Leone XIV veda nel nome "Leone" – che significa "leone" – un richiamo alla forza, al coraggio e alla regalità spirituale necessari per guidare la Chiesa in tempi complessi. Forse, vuole anche sottolineare l’importanza della "ragione illuminata dalla fede", un tema caro a molti Papi di nome Leone, che hanno spesso promosso gli studi e la cultura cattolica. Sarà il suo magistero, le sue parole e i suoi gesti a svelare pienamente il significato di questa scelta. Per ora, possiamo solo accogliere con rispetto e interesse questo nome, che evoca una storia ricca e promettente per il futuro. Personalmente, trovo la scelta molto significativa, un ponte tra la solidità della tradizione e l’apertura alle sfide del presente.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

L’elezione di un nuovo Papa è sempre un momento che scuote le fondamenta della storia, ben oltre i confini della Chiesa Cattolica. L’arrivo di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, non fa eccezione. Come osservatore attento delle dinamiche ecclesiali e, semplicemente, come persona che riflette sul tempo in cui viviamo, sento che ci troviamo di fronte a un pontificato che potrebbe riservare sviluppi significativi. L’eredità di Papa Francesco è immensa, un faro di misericordia e di attenzione agli ultimi che ha tracciato un solco profondo. Ora, con Leone XIV, si apre una pagina nuova, che non sarà, ne sono certo, una cesura netta, ma piuttosto un’evoluzione, una nuova interpretazione delle sfide perenni del Vangelo nel mondo contemporaneo.

La provenienza statunitense del nuovo Pontefice è, a mio avviso, un dato di non poco conto. Viviamo in un’epoca in cui il dialogo, e talvolta lo scontro, tra diverse visioni del mondo è particolarmente acceso. Avere un Papa che conosce profondamente la cultura nordamericana, con le sue luci e le sue ombre, potrebbe rappresentare un’opportunità preziosa per costruire ponti, per parlare un linguaggio comprensibile a realtà secolarizzate, ma non per questo meno assetate di significato. D’altro canto, la sua lunga esperienza in America Latina, in Perù, lo ha certamente temprato e gli ha donato uno sguardo "dal basso", una sensibilità verso le ingiustizie e le povertà che affliggono tanta parte dell’umanità. Questo duplice sguardo, Nord e Sud del mondo, potrebbe essere una delle chiavi del suo pontificato.

La scelta del nome, Leone XIV, è densa di storia e di promesse. I "Leoni" del passato sono stati Papi di grande tempra, difensori della fede, promotori di cultura, attenti alle questioni sociali. Penso a Leone XIII e alla sua Rerum Novarum, un documento di una modernità sconcertante per l’epoca, che ancora oggi ci interpella sulla dignità del lavoro e sulla giustizia. Sarà Leone XIV un Papa "sociale"? È presto per dirlo, ma le premesse ci sono tutte. Il mondo attuale, con le sue crescenti disuguaglianze, le crisi ambientali, i conflitti che insanguinano intere regioni, ha un bisogno disperato di voci autorevoli che richiamino all’essenziale, alla fraternità, alla cura della casa comune.

Personalmente, nutro una speranza cauta ma sincera. Cauta, perché le sfide sono enormi e la barca di Pietro naviga spesso in acque agitate. Sincera, perché credo nella capacità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, di rinnovarsi e di trovare le strade per annunciare il Vangelo a ogni generazione. Non mi aspetto rivoluzioni copernicane immediate, né fughe in avanti o ripiegamenti nostalgici. Mi aspetto piuttosto un governo pastorale saggio ed equilibrato, capace di ascoltare le diverse anime della Chiesa, di promuovere la sinodalità tanto cara al suo predecessore, e di non aver paura di affrontare le questioni più spinose con parresia evangelica.

Credo che uno dei compiti più ardui per Leone XIV sarà quello di mantenere l’unità nella diversità, in una Chiesa sempre più policentrica e multiculturale. E, al contempo, di continuare quel dialogo con il mondo, con le altre religioni, con i non credenti, che è fondamentale per costruire un futuro di pace. La sua esperienza come Prefetto del Dicastero per i Vescovi gli ha certamente fornito una visione panoramica delle necessità e delle potenzialità delle Chiese locali. Sarà interessante vedere come tradurrà questa conoscenza in azione pastorale universale. In definitiva, ogni nuovo Papa porta con sé un soffio di novità e di mistero. Accogliamo Papa Leone XIV con rispetto, preghiera e con la disponibilità a lasciarci interrogare dalla sua parola e dalla sua testimonianza. Il cammino è appena iniziato.

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Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Chi è il nuovo Papa?

Il nuovo Papa è il Cardinale Robert Francis Prevost, che ha assunto il nome di Leone XIV.

Qual è il nome scelto dal nuovo Papa e perché?

Il nuovo Papa ha scelto il nome di Leone XIV. Questa scelta potrebbe richiamare figure storiche importanti come Papa Leone Magno e Papa Leone XIII, noti per la difesa della fede e l’attenzione alle questioni sociali.

Quando è stato eletto Papa Leone XIV?

Papa Leone XIV è stato eletto l’8 maggio, dopo una fumata bianca dal Conclave riunito nella Cappella Sistina.

Qual è la nazionalità del nuovo Papa?

Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, è statunitense, originario di Chicago. È il primo Papa americano della storia.

Quali erano gli incarichi precedenti di Papa Leone XIV?

Prima dell’elezione, il Cardinale Prevost era Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. In passato è stato Vescovo di Chiclayo in Perù e Priore Generale dell’Ordine Agostiniano.

Cosa significa "Habemus Papam"?

"Habemus Papam" è una frase latina che significa "Abbiamo il Papa". È la formula tradizionale con cui il Cardinale Protodiacono annuncia l’elezione di un nuovo Pontefice dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro.

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Fonti e Approfondimenti

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  1. Comunicati ufficiali della Sala Stampa della Santa Sede (Vatican News).
  2. Sito ufficiale della Santa Sede (vatican.va).