Gli interessi convenzionali sono quelli stabiliti dalle parti di un contratto di finanziamento o di mutuo. Rappresentano il corrispettivo che il debitore si impegna a pagare al creditore per la messa a disposizione del capitale.
Caratteristiche principali
- Determinazione consensuale: la misura degli interessi convenzionali viene concordata liberamente tra le parti, nel rispetto dei limiti imposti dalla legge.
- Forma scritta: per garantire la certezza del loro ammontare, gli interessi convenzionali devono essere pattuiti per iscritto.
- Tasso di interesse: il tasso di interesse convenzionale può essere fisso o variabile. Nel primo caso, rimane invariato per tutta la durata del contratto, mentre nel secondo caso può subire variazioni in base a parametri di riferimento (ad esempio, l’Euribor).
Differenze con gli interessi legali e moratori
- Interessi legali: sono stabiliti dalla legge e si applicano in assenza di un accordo tra le parti o in caso di nullità della clausola sugli interessi convenzionali.
- Interessi moratori: sono dovuti in caso di ritardo nel pagamento di un debito e hanno una funzione risarcitoria e sanzionatoria.
Limiti alla pattuizione degli interessi convenzionali
La legge italiana prevede alcuni limiti alla libertà delle parti di stabilire il tasso di interesse convenzionale:
- Usura: il tasso di interesse non può superare il tasso soglia dell’usura, fissato trimestralmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
- Nullità della clausola: se il tasso di interesse supera il tasso soglia, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi.
Calcolo degli interessi convenzionali
Il calcolo degli interessi convenzionali avviene applicando il tasso di interesse concordato al capitale dovuto, tenendo conto della durata del periodo di riferimento.
Esempio
Se Tizio concede a Caio un prestito di 10.000 euro al tasso di interesse convenzionale del 5% annuo, Caio dovrà pagare a Tizio 500 euro di interessi ogni anno (10.000 x 0,05).
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