Insegnare nel 2025: guida completa a lauree, CFU e ruolo

Vuoi insegnare nel 2025? Scopri la guida completa ai percorsi universitari: lauree, CFU, piani di studio e consigli pratici per ottenere il ruolo e aumentare il tuo punteggio.

In Breve (TL;DR)

Questa guida completa illustra i percorsi universitari, i CFU necessari e i passaggi fondamentali per diventare insegnante di ruolo nel 2025.

Approfondiamo i titoli di studio richiesti, i crediti formativi da integrare e le strategie più efficaci per aumentare il tuo punteggio e raggiungere la cattedra.

Approfondiamo inoltre i passaggi chiave e i consigli pratici per aumentare il proprio punteggio, superare le selezioni e pianificare il percorso fino alla cattedra di ruolo.

Intraprendere la carriera di docente in Italia significa rispondere a una vera e propria vocazione, un desiderio profondo di formare le nuove generazioni e contribuire alla crescita culturale della società. Tuttavia, il percorso per arrivare in cattedra è strutturato e richiede una pianificazione attenta. A seguito di importanti riforme, come quella introdotta dal DL n. 36/2022, il sistema di formazione e reclutamento è stato aggiornato per allineare le competenze dei futuri insegnanti alle esigenze di una scuola moderna. Questo articolo offre una panoramica completa sui percorsi universitari, i crediti formativi (CFU) necessari e i piani di studio per chi aspira a diventare insegnante, con un focus sul contesto italiano e uno sguardo al mercato europeo.

Il cammino per l’insegnamento si differenzia principalmente in base al grado di istruzione: scuola dell’infanzia e primaria da un lato, e scuola secondaria di primo e secondo grado dall’altro. Ogni percorso prevede specifici titoli di studio, l’acquisizione di crediti formativi mirati e il superamento di prove concorsuali. Comprendere a fondo questi passaggi è il primo, fondamentale passo per costruire una solida carriera professionale nel mondo dell’istruzione, un settore che in Italia coniuga una radicata tradizione umanistica con una spinta sempre più decisa verso l’innovazione didattica.

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Studente osserva una lavagna che illustra con un diagramma i percorsi di laurea e i crediti formativi per l'insegnamento.
La scelta del percorso universitario è il primo passo per una carriera nell’insegnamento. Scopri le lauree, i CFU necessari e come pianificare al meglio i tuoi studi per diventare docente.

Il panorama della formazione docenti in Italia

Il sistema di formazione degli insegnanti in Italia è stato oggetto di una significativa evoluzione normativa, culminata con la cosiddetta Riforma Bianchi, che ha introdotto un nuovo modello di abilitazione. L’obiettivo è quello di garantire una preparazione più solida e completa, che integri le conoscenze disciplinari con competenze pedagogiche, psicologiche e didattiche. Il percorso per diventare docente di ruolo si articola oggi in tre fasi principali: il conseguimento di un titolo di studio idoneo, il completamento di un percorso universitario abilitante e, infine, il superamento di un concorso pubblico nazionale. Questa struttura mira a selezionare professionisti capaci non solo di trasmettere saperi, ma anche di gestire la complessità della classe e di promuovere un apprendimento efficace e inclusivo.

Per la scuola dell’infanzia e primaria, il percorso è rimasto sostanzialmente invariato e si basa sul conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria (LM-85 bis). Questo corso di studi è direttamente abilitante e consente di accedere ai concorsi senza ulteriori passaggi formativi. Per la scuola secondaria, invece, la riforma ha sostituito i precedenti 24 CFU con un percorso più strutturato da 60 CFU, che rappresenta il nuovo requisito per l’abilitazione. Questo cambiamento mira a rafforzare la preparazione dei futuri professori, rendendola più simile a quella di altri contesti europei.

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Lauree e Classi di Concorso: il primo passo

Il primo requisito per chiunque voglia insegnare è il possesso di un titolo di studio universitario adeguato. Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, è necessaria una laurea magistrale, specialistica o di vecchio ordinamento. Tuttavia, non tutte le lauree permettono di insegnare qualsiasi materia. Il sistema italiano organizza le discipline di insegnamento nelle cosiddette classi di concorso (CdC), codici che associano uno specifico titolo di studio alle materie che si possono insegnare. È quindi fondamentale verificare a quale classe di concorso dà accesso la propria laurea, consultando le tabelle ministeriali (DPR 19/2016 e DM 259/2017).

Spesso, il solo titolo di laurea non è sufficiente. Per accedere a una determinata classe di concorso, il piano di studi deve includere un certo numero di Crediti Formativi Universitari (CFU) in specifici Settori Scientifico-Disciplinari (SSD). Ad esempio, per insegnare matematica (CdC A-26), non basta una laurea in Matematica (LM-40), ma è necessario aver maturato un numero minimo di CFU in settori come l’analisi matematica, la fisica o l’informatica, come specificato dalle normative. Verificare e, se necessario, integrare questi crediti è un passaggio cruciale e preliminare a qualsiasi percorso di abilitazione.

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I percorsi abilitanti: la rivoluzione dei 60 CFU

La novità più rilevante nel percorso per diventare insegnante di scuola secondaria è l’introduzione dei percorsi abilitanti da 60 CFU. Questi corsi universitari, che sostituiscono i precedenti 24 CFU, sono stati progettati per fornire una formazione iniziale completa e approfondita. L’obiettivo è preparare docenti con solide competenze nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Il percorso standard prevede lezioni teoriche, laboratori e un tirocinio, per un totale di 60 crediti formativi che abilitano alla professione docente e consentono l’accesso ai concorsi.

I percorsi sono organizzati dalle università e dalle istituzioni AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) e l’accesso può prevedere una selezione qualora il numero di candidati superi i posti disponibili. Il costo massimo è fissato per legge e varia a seconda della tipologia di percorso. La frequenza è obbligatoria e una parte delle lezioni può essere svolta a distanza, ad eccezione dei tirocini e dei laboratori che richiedono la presenza fisica. Questo modello formativo è pensato per creare un ponte solido tra la preparazione accademica e la realtà pratica dell’insegnamento quotidiano in classe.

Struttura e contenuti dei percorsi da 60 CFU

Il percorso formativo da 60 CFU è attentamente strutturato per bilanciare teoria e pratica. Una parte significativa, pari ad almeno 20 CFU, è dedicata al tirocinio, che si divide in diretto e indiretto. Il tirocinio diretto si svolge nelle scuole, a stretto contatto con gli studenti e i docenti tutor, rappresentando un’esperienza immersiva fondamentale per apprendere sul campo. Il tirocinio indiretto, invece, si tiene presso l’università e consiste in attività di riflessione, analisi di casi e progettazione didattica, per consolidare le competenze acquisite. Almeno 10 CFU sono inoltre riservati all’area pedagogica, per garantire una solida base nelle scienze dell’educazione.

Percorsi transitori: 30 e 36 CFU

Per facilitare il passaggio al nuovo sistema, la riforma ha previsto anche percorsi formativi ridotti, pensati per specifiche categorie di aspiranti docenti. Esistono infatti percorsi da 30 CFU e 36 CFU. I percorsi da 30 CFU sono destinati, ad esempio, a docenti già abilitati su un’altra classe di concorso o grado di istruzione, o a coloro che hanno maturato tre anni di servizio nelle scuole statali. I percorsi da 36 CFU sono invece pensati per chi ha già conseguito i 24 CFU secondo il vecchio ordinamento entro il 31 ottobre 2022. Questi percorsi agevolati permettono di integrare la formazione pregressa e ottenere l’abilitazione in tempi più contenuti, rappresentando una soluzione strategica durante la fase di transizione verso il nuovo modello a regime.

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Dal piano di studi all’insegnamento: l’importanza dei CFU

I Crediti Formativi Universitari (CFU) sono l’unità di misura del lavoro di apprendimento richiesto a uno studente. Nel contesto dell’insegnamento, assumono un doppio valore: da un lato, certificano il possesso delle conoscenze disciplinari necessarie per una specifica classe di concorso; dall’altro, attestano l’acquisizione delle competenze trasversali indispensabili per la professione docente. La verifica del proprio piano di studi è un’operazione che ogni aspirante insegnante deve compiere con la massima attenzione. È necessario controllare non solo il numero totale di crediti in un determinato settore, ma anche la loro coerenza con quanto richiesto dalle tabelle ministeriali.

Integrare eventuali CFU mancanti è possibile attraverso esami singoli universitari. Questa flessibilità consente ai laureati di adeguare il proprio curriculum accademico ai requisiti richiesti, senza dover necessariamente iscriversi a un nuovo corso di laurea. Una volta completato il percorso di studi e l’abilitazione, è possibile migliorare ulteriormente il proprio profilo e aumentare il punteggio nelle graduatorie attraverso master e corsi di perfezionamento. Questi titoli aggiuntivi, insieme a certificazioni informatiche e linguistiche, sono fondamentali per essere più competitivi sia per le supplenze sia per i concorsi per il ruolo.

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Tradizione e Innovazione nella didattica mediterranea

Il sistema scolastico italiano affonda le sue radici in una solida tradizione culturale e umanistica, riconosciuta a livello internazionale. Questo patrimonio storico rappresenta un punto di forza, ma oggi è chiamato a dialogare con le sfide della società digitale. La didattica moderna, infatti, non può prescindere dall’integrazione delle nuove tecnologie e di metodologie innovative come il CLIL (Content and Language Integrated Learning) o l’apprendimento cooperativo. L’obiettivo è creare un ambiente di apprendimento dinamico e stimolante, capace di valorizzare il pensiero critico e la creatività degli studenti. Il docente del futuro è un professionista che sa orchestrare questo equilibrio, unendo la profondità dei contenuti della tradizione con l’efficacia degli strumenti digitali.

La cultura mediterranea, con la sua enfasi sulla relazione e sulla socialità, offre un terreno fertile per sviluppare una didattica inclusiva e personalizzata. In questo contesto, l’innovazione non è vista come una rottura con il passato, ma come un’evoluzione naturale che arricchisce l’esperienza formativa. La formazione dei docenti, a partire dai nuovi percorsi da 60 CFU, gioca un ruolo cruciale nel promuovere questo approccio “additivo”, dove le nuove competenze si sommano alla solida base tradizionale senza sostituirla. Si tratta di formare insegnanti che siano non solo esperti della loro materia, ma anche abili registi di processi di apprendimento complessi.

L’insegnante italiano nel mercato europeo

L’abilitazione all’insegnamento conseguita in Italia apre interessanti prospettive anche nel mercato del lavoro europeo. Grazie alla Direttiva 2005/36/CE (recepita in Italia con il D.Lgs. 206/2007), la qualifica di docente è una professione regolamentata riconosciuta all’interno dell’Unione Europea. Un insegnante abilitato in Italia può quindi chiedere il riconoscimento del proprio titolo professionale per esercitare la professione in un altro Stato membro. La procedura non è sempre automatica e può richiedere la dimostrazione di competenze linguistiche o, in alcuni casi, misure compensative come tirocini o prove attitudinali per colmare eventuali differenze tra i percorsi formativi.

Nonostante il quadro normativo comune, negli ultimi anni si sono registrate alcune criticità e ritardi nel processo di riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero da parte delle autorità italiane, una questione che ha attirato l’attenzione anche del Parlamento Europeo. Per chi invece, dall’Italia, guarda all’estero, è fondamentale informarsi presso le autorità competenti del Paese di destinazione per comprendere i requisiti specifici. In generale, una solida preparazione, unita a competenze linguistiche certificate e a una familiarità con i sistemi educativi internazionali, rappresenta un vantaggio competitivo significativo per l’insegnante italiano che desidera affacciarsi al mercato europeo.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

Diventare insegnante in Italia nel 2025 richiede un percorso chiaro e ben definito, che parte dalla scelta della laurea giusta e prosegue con l’acquisizione dell’abilitazione attraverso i nuovi percorsi da 60 CFU. La recente riforma ha reso la formazione iniziale più robusta e professionalizzante, con un forte accento su tirocinio e competenze didattiche, allineando il sistema italiano agli standard europei. La comprensione approfondita delle classi di concorso e dei CFU necessari nel proprio piano di studi è il presupposto indispensabile per non incontrare ostacoli lungo il cammino.

La professione docente è in continua evoluzione, sospesa tra il valore di una ricca tradizione culturale e la necessità di un’innovazione costante per rispondere alle esigenze degli studenti di oggi. In questo scenario, l’insegnante diventa una figura chiave, un mediatore culturale capace di integrare saperi e nuove tecnologie. Il percorso, sebbene impegnativo, è ricco di soddisfazioni e apre le porte a una carriera di fondamentale importanza sociale, con opportunità che possono estendersi anche oltre i confini nazionali, nel più ampio contesto del mercato educativo europeo.

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Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Quale laurea serve per insegnare in Italia?

Per insegnare nella scuola dell’infanzia e primaria è necessaria la laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria (LM-85bis), che è direttamente abilitante. Per la scuola secondaria di I e II grado, invece, occorre una laurea magistrale o specialistica che dia accesso a una specifica “classe di concorso”, ovvero la materia di insegnamento. È fondamentale verificare che il proprio piano di studi includa tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) richiesti per la classe di concorso desiderata.

Si può insegnare con la sola laurea triennale?

La laurea triennale, di norma, non è un titolo sufficiente per l’insegnamento di ruolo nelle scuole statali, per cui è richiesta una laurea magistrale. Tuttavia, consente di candidarsi per supplenze temporanee attraverso la Messa a Disposizione (MAD), soprattutto in caso di esaurimento delle graduatorie ufficiali. Con titoli specifici, come la laurea L-19, si può lavorare come educatori negli asili nido. Inoltre, fino al 31 dicembre 2024, il diploma è ancora sufficiente per gli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP), ma dal 2025 sarà richiesta una laurea, anche triennale, più il percorso abilitante.

Cosa sono i 60 CFU e come si ottengono?

I 60 CFU sono un percorso universitario di formazione iniziale obbligatorio per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria, che ha sostituito i precedenti 24 CFU. Questi percorsi sono organizzati dalle università e includono tirocini e discipline pedagogiche, didattiche e relative alla propria materia. Al termine del percorso è prevista una prova finale con una lezione simulata per ottenere l’abilitazione. Esistono anche percorsi abbreviati da 30 o 36 CFU per chi ha già esperienza di insegnamento o i 24 CFU conseguiti entro ottobre 2022.

Come si diventa insegnante di ruolo?

Il percorso per diventare insegnante di ruolo si articola in tre passaggi fondamentali: 1) conseguire il titolo di studio idoneo (laurea magistrale); 2) ottenere l’abilitazione all’insegnamento tramite il percorso da 60 CFU; 3) superare un concorso pubblico nazionale. Una volta superato il concorso, si viene assunti con un contratto a tempo indeterminato e si affronta un anno di formazione e prova in servizio, con una valutazione finale.

Mi mancano dei crediti (CFU) per la mia classe di concorso, come posso integrarli?

Se il tuo piano di studi non soddisfa pienamente i requisiti per una classe di concorso, è necessario integrare i CFU mancanti. Questo può essere fatto iscrivendosi a corsi singoli universitari, anche presso atenei telematici, per sostenere gli esami specifici richiesti. Un’altra opzione è frequentare un Master di I livello pensato appositamente per colmare le lacune di determinate classi di concorso, che oltre a fornire i CFU necessari, attribuisce anche punteggio per le graduatorie.

Fonti e Approfondimenti

disegno di un ragazzo seduto con un laptop sulle gambe che ricerca dal web le fonti per scrivere un post
  1. Docenti – MIM