L’insegnamento della lingua tedesca in Italia rappresenta un’interessante convergenza tra la cultura mediterranea e le dinamiche del mercato europeo. Diventare docente di tedesco non è solo una scelta professionale, ma un ponte culturale che unisce due delle economie più importanti d’Europa. Questo percorso, oggi più che mai, richiede una preparazione specifica che bilanci tradizione e innovazione didattica, rispondendo alle esigenze di un mondo del lavoro sempre più interconnesso. La conoscenza del tedesco, infatti, apre porte a significative opportunità professionali, rendendo la figura dell’insegnante un tassello cruciale per la formazione delle nuove generazioni.
Intraprendere la carriera di docente di tedesco in Italia significa navigare un sistema di requisiti ben definito, che include specifici titoli di studio, crediti formativi universitari (CFU) e un percorso di abilitazione. La recente riforma del reclutamento ha introdotto novità sostanziali, delineando un iter chiaro per gli aspiranti insegnanti. Questa guida si propone di esplorare in dettaglio ogni fase del percorso, offrendo una panoramica completa per chi desidera trasformare la propria passione per la lingua e la cultura tedesca in una professione.
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Le Classi di Concorso per l’Insegnamento del Tedesco
Per insegnare tedesco nella scuola pubblica italiana, è fondamentale conoscere le classi di concorso (CdC) di riferimento. Queste sigle alfanumeriche identificano l’insegnamento specifico a cui si può accedere. A seguito della riforma del 2023 (DM 255/23), le precedenti classi A-24 (Lingue e culture straniere negli istituti di istruzione secondaria di II grado) e A-25 (Lingua inglese e seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado) sono state accorpate nella nuova A-22 Lingue e culture straniere nell’istruzione secondaria di I e II grado. All’interno di questa classe, specifici sottocodici distinguono la lingua e il grado di istruzione, come AM2D per il tedesco nella scuola secondaria di primo grado e AS2D per il secondo grado. Esistono anche classi di concorso specifiche per le scuole con lingua di insegnamento tedesca o delle località ladine, come la A-80, A-84 e A-85, che hanno requisiti particolari.
Requisiti Accademici: Lauree e CFU
Il primo passo per accedere all’insegnamento del tedesco è il possesso di un titolo di laurea magistrale, specialistica o del vecchio ordinamento idoneo. Le lauree più comuni sono quelle in Lingue e Letterature Straniere (LM-37), Traduzione Specialistica e Interpretariato (LM-94) e lauree affini. Tuttavia, la sola laurea non è sufficiente. È necessario aver maturato un numero specifico di Crediti Formativi Universitari (CFU) in determinati settori scientifico-disciplinari (SSD). Generalmente, sono richiesti almeno 12 CFU in L-LIN/01 (Glottologia e Linguistica) o L-LIN/02 (Didattica delle lingue moderne), 36 CFU in Lingua tedesca (L-LIN/14) e 24 CFU in Letteratura tedesca (L-LIN/13). Per le lauree conseguite a partire dall’anno accademico 2019/2020, i crediti richiesti nei settori L-LIN/01 o L-LIN/02 salgono a 18. È essenziale verificare che il proprio piano di studi soddisfi questi requisiti per non incorrere in debiti formativi. Per chi avesse lacune, è possibile integrare i crediti mancanti attraverso corsi singoli universitari, un’opzione flessibile per completare il proprio percorso accademico come spiegato nella nostra guida per colmare i debiti formativi.
Il Percorso di Abilitazione da 60 CFU
La Riforma della formazione e del reclutamento dei docenti (legge 79/2022) ha introdotto un nuovo percorso abilitante per diventare insegnante di ruolo. A partire dal 1° gennaio 2025, per accedere ai concorsi a cattedra sarà obbligatorio aver conseguito 60 CFU/CFA in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche. Questi percorsi, organizzati dalle università, prevedono lezioni teoriche, attività di tirocinio diretto nelle scuole e una prova finale che include una lezione simulata. L’obiettivo è fornire una preparazione che integri le conoscenze disciplinari con competenze pratiche di insegnamento, unendo così tradizione accademica e innovazione didattica. Questo modello si avvicina ai sistemi duali europei, come quello tedesco, noti per la loro efficacia nel ridurre la disoccupazione giovanile. Per chi è interessato, è disponibile una guida completa sui percorsi da 60 CFU che può fornire utili parallelismi.
Il Mercato del Lavoro per Insegnanti di Tedesco
Il tedesco è la lingua più parlata in Europa, con oltre 100 milioni di parlanti, e la Germania rappresenta il principale partner commerciale per l’Italia. Questa realtà economica si riflette in una crescente domanda di competenze linguistiche nel mondo del lavoro, che a sua volta influenza il sistema scolastico. Negli ultimi anni, si è registrato un aumento delle cattedre di tedesco nelle scuole italiane, specialmente nei licei scientifici, spinto dalla consapevolezza che la conoscenza del tedesco può tradursi in migliori opportunità di carriera e stipendio. Nonostante ciò, la distribuzione della richiesta non è uniforme sul territorio nazionale, con una maggiore concentrazione nelle regioni a statuto speciale e nelle aree frontaliere. Paradossalmente, in alcune aree come l’Alto Adige, si assiste a una forte carenza di docenti qualificati per le scuole in lingua tedesca, con oltre la metà delle cattedre che rimangono vacanti.
Insegnare con Titolo Estero e Altre Opportunità
Per i cittadini dell’Unione Europea che hanno conseguito un’abilitazione all’insegnamento in un altro Stato membro, come la Germania, è possibile chiederne il riconoscimento in Italia. La procedura, regolata dalla direttiva europea 2013/55/UE, si svolge online tramite il portale del Ministero dell’Istruzione. Se la formazione posseduta differisce da quella richiesta in Italia, possono essere previste misure compensative, come una prova attitudinale o un tirocinio. Oltre alla scuola pubblica, esistono altre vie per insegnare il tedesco. Le scuole paritarie, che rilasciano titoli di studio con valore legale, rappresentano un’opzione valida. Anche il settore delle lezioni private è in forte espansione, offrendo un’opportunità flessibile per trasmettere le proprie competenze linguistiche senza i vincoli burocratici dell’insegnamento pubblico. Infine, per chi cerca un’esperienza che unisca insegnamento e competenze trasversali, i progetti di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) possono offrire spunti interessanti.
Conclusioni

Il percorso per diventare insegnante di tedesco in Italia è un itinerario strutturato che richiede dedizione e una pianificazione attenta. Dalla scelta del corso di laurea all’acquisizione dei CFU necessari, fino al nuovo percorso di abilitazione da 60 CFU, ogni passaggio è finalizzato a formare professionisti competenti, capaci di rispondere alle sfide di un contesto educativo in continua evoluzione. La conoscenza della lingua tedesca non è solo un prezioso strumento culturale, ma una chiave d’accesso a un mercato del lavoro europeo dinamico e competitivo. In un mondo che valorizza sempre più le competenze trasversali e l’innovazione, la figura del docente di tedesco si conferma un anello di congiunzione fondamentale tra la cultura mediterranea e le opportunità offerte dal cuore economico dell’Europa, unendo tradizione umanistica e nuove metodologie didattiche per formare i cittadini di domani.
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Domande frequenti

Per insegnare tedesco nelle scuole secondarie italiane (medie e superiori) è necessaria una laurea magistrale. I titoli più comuni sono quelli appartenenti a classi come LM-37 (Lingue e letterature moderne europee e americane), LM-38 (Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale) e LM-94 (Traduzione specialistica e interpretariato). È fondamentale, però, che il piano di studi soddisfi i requisiti di Crediti Formativi Universitari (CFU) specifici per le classi di concorso A-24 (Lingue e culture straniere negli istituti di istruzione di II grado) e A-25 (Lingua e seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di I grado).
I 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie didattiche, conseguiti entro il 31 ottobre 2022, possono essere utilizzati per partecipare ai concorsi a cattedra fino al 31 dicembre 2024. Dopo tale data, per accedere ai concorsi sarà necessaria l’abilitazione all’insegnamento, che si ottiene tramite il nuovo percorso formativo da 60 CFU. Chi possiede già i 24 CFU può accedere a percorsi formativi abbreviati da 36 CFU per completare la formazione.
Sì, è possibile ottenere incarichi di supplenza anche senza l’abilitazione specifica. Questo avviene principalmente attraverso due canali: l’iscrizione nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) in seconda fascia (per chi ha il titolo di studio richiesto ma non l’abilitazione) o tramite la Messa a Disposizione (MAD), che con le nuove normative è stata sostituita da un sistema di interpelli pubblici da parte delle scuole in caso di esaurimento delle graduatorie. L’abilitazione resta comunque un requisito indispensabile per l’assunzione a tempo indeterminato (ruolo).
Per le classi di concorso A-24 e A-25, oltre alla laurea, sono richiesti CFU specifici. Per i laureati dall’anno accademico 2019/2020, sono necessari almeno 18 CFU nei settori L-LIN/01 (Glottologia e linguistica) e L-LIN/02 (Didattica delle lingue moderne). Inoltre, è richiesto un percorso completo nella lingua tedesca, che tipicamente include 36 CFU di lingua e 24 CFU di letteratura tedesca (SSD L-LIN/14). È sempre consigliabile verificare la tabella ministeriale ufficiale (DPR 19/2016 e successive modifiche) per controllare la corrispondenza del proprio piano di studi.
No, una certificazione linguistica da sola non è sufficiente per accedere all’insegnamento nelle scuole statali. Sebbene una certificazione di alto livello (come il Goethe-Zertifikat C1 o C2) sia molto prestigiosa e possa fornire punteggio aggiuntivo nelle graduatorie per le supplenze (GPS), non sostituisce i titoli di accesso obbligatori, ovvero la laurea magistrale e i CFU richiesti dalla normativa. La certificazione è un titolo culturale e un ottimo modo per attestare la propria competenza, ma va considerata come un’integrazione, non un’alternativa, al percorso accademico.