L’inclusione scolastica rappresenta una delle sfide più importanti e qualificanti per il sistema educativo italiano, in particolare nella scuola secondaria di primo grado, un momento cruciale per la crescita formativa e personale di ogni studente. Al centro di questo processo si trovano due strumenti fondamentali: il Piano Educativo Individualizzato (PEI) e il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO). Non si tratta di meri adempimenti burocratici, ma di processi dinamici che, se ben gestiti, possono trasformare il percorso scolastico di un alunno con disabilità, garantendone la piena partecipazione e valorizzandone le potenzialità. Questo articolo si propone come una guida per docenti, famiglie e operatori, per navigare con consapevolezza tra normativa, adempimenti e buone pratiche.
Comprendere il funzionamento di PEI e GLO significa entrare nel cuore della progettazione inclusiva, un approccio che l’Italia ha posto al centro del proprio modello educativo, distinguendosi nel panorama europeo. L’obiettivo è costruire un ambiente di apprendimento che non lasci indietro nessuno, promuovendo una cultura della collaborazione e della corresponsabilità. Analizzeremo il quadro normativo di riferimento, il ruolo dei diversi attori coinvolti e le strategie più efficaci per rendere l’inclusione una realtà concreta e quotidiana, in un dialogo costante tra tradizione pedagogica e spinta all’innovazione.
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Il Contesto Normativo: Dal D.Lgs. 66/2017 al Nuovo PEI
Il quadro normativo italiano sull’inclusione scolastica ha radici profonde, a partire dalla Legge 104/1992, ma ha visto un’evoluzione significativa con il Decreto Legislativo 66/2017 e il successivo Decreto Interministeriale 182/2020. Questa evoluzione ha introdotto un cambiamento di paradigma, spostando l’attenzione da un modello puramente medico a un approccio bio-psico-sociale, in linea con la classificazione internazionale ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’OMS. Il “nuovo PEI” non è solo un documento, ma il risultato di un percorso di osservazione e progettazione condivisa che considera l’alunno nella sua totalità, analizzando non solo i suoi bisogni ma anche i suoi punti di forza e il contesto in cui vive e apprende. Questa normativa ha ridefinito ruoli e procedure, con l’obiettivo di rendere il processo più trasparente, partecipato ed efficace, ponendo le basi per un’inclusione autentica.
Il GLO: Cuore della Progettazione Inclusiva
Il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO) è l’organo collegiale responsabile della progettazione e dell’approvazione del PEI per ogni singolo alunno con disabilità. La sua composizione è pensata per garantire una visione olistica e plurale: è presieduto dal Dirigente Scolastico (o un suo delegato) e ne fanno parte tutti i docenti del consiglio di classe, i genitori dell’alunno, e le figure professionali, sia interne che esterne, che seguono lo studente, come gli specialisti dell’ASL e gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione. Un aspetto innovativo e fondamentale è la partecipazione diretta dello studente, nel rispetto del principio di autodeterminazione. Il GLO si riunisce almeno tre volte l’anno: all’inizio per l’approvazione del PEI, in corso d’anno per la verifica intermedia e alla fine per la valutazione finale e la proposta delle risorse per l’anno successivo. Questa struttura collegiale assicura che il percorso educativo sia frutto di una stretta collaborazione tra scuola, famiglia e servizi sanitari, superando la vecchia logica che vedeva il solo docente di sostegno come unico responsabile del percorso dell’alunno. La qualità della progettazione dipende dalla sinergia tra queste diverse competenze, incluse quelle dei docenti specializzati che hanno completato percorsi come il TFA Sostegno.
Il PEI: Strumento su Misura per l’Apprendimento
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è il documento che concretizza il progetto di inclusione. Redatto dal GLO, descrive in modo dettagliato gli interventi educativi e didattici personalizzati, partendo dall’analisi del profilo di funzionamento dell’alunno. Il modello di PEI, unico a livello nazionale, è strutturato in 12 sezioni che guidano la progettazione. Si parte da un quadro informativo, per poi definire gli obiettivi educativi e didattici, le strategie, gli strumenti e le modalità di intervento. Una sezione cruciale è dedicata all’osservazione del contesto, per individuare e rimuovere le barriere e potenziare i facilitatori dell’apprendimento. Il PEI non è un documento statico, ma dinamico: viene verificato periodicamente e può essere modificato per adattarsi ai cambiamenti e ai progressi dello studente. La sua finalità è garantire un percorso curricolare che, pur essendo personalizzato, miri al raggiungimento delle competenze fondamentali, incidendo anche sulla futura ricostruzione della carriera del docente che lo applica con successo.
Buone Pratiche: Oltre gli Adempimenti Burocratici
Perché l’inclusione sia efficace, non basta compilare correttamente i documenti. È necessario tradurre la progettazione in azioni didattiche concrete e quotidiane. Le buone pratiche inclusive vanno oltre l’adempimento formale e trasformano l’ambiente di apprendimento. Strategie come la didattica laboratoriale, il cooperative learning e il peer tutoring (apprendimento tra pari) si sono dimostrate particolarmente efficaci perché coinvolgono attivamente tutti gli studenti, valorizzando le differenze come una risorsa per l’intera classe. L’adozione di un approccio basato sulla Progettazione Universale per l’Apprendimento (Universal Design for Learning – UDL) permette di creare percorsi flessibili fin dall’inizio, accessibili a tutti senza bisogno di adattamenti successivi. L’uso consapevole delle tecnologie digitali e la creazione di un clima di classe positivo e accogliente sono altri elementi fondamentali. Queste pratiche richiedono una formazione continua e una forte collaborazione all’interno del consiglio di classe, dove il docente di sostegno agisce come risorsa per tutti, promuovendo una cultura della corresponsabilità educativa. Per questo, è cruciale che i docenti siano preparati attraverso specifici percorsi formativi abilitanti.
Inclusione in Italia: Tra Tradizione Mediterranea e Spinta Europea
Il modello di inclusione scolastica italiano è considerato uno dei più avanzati in Europa. L’Italia, insieme a Spagna, Portogallo e Grecia, ha adottato un approccio di “inclusione totale”, che prevede l’inserimento di quasi tutti gli studenti con disabilità nelle classi comuni. Questo modello si fonda su una radicata cultura mediterranea che valorizza i legami comunitari e familiari come pilastri del supporto sociale. Tuttavia, il confronto con il contesto europeo evidenzia anche delle sfide. Se da un lato l’Italia vanta un tasso di inclusione nelle classi ordinarie tra i più alti (97%), persistono criticità legate alla continuità didattica, alla formazione degli insegnanti e alla piena sinergia tra scuola e servizi territoriali. Le statistiche ISTAT mostrano un aumento costante degli alunni con disabilità frequentanti le scuole italiane, raggiungendo quasi 359mila nell’a.s. 2023-2024 (il 4,5% del totale). La sfida futura è coniugare la nostra solida tradizione inclusiva con l’innovazione didattica e organizzativa, per garantire non solo l’inserimento, ma il successo formativo di ogni studente, anche in relazione a fattori concreti come lo stipendio dei docenti in Italia rispetto all’Europa, che influisce sulla motivazione e attrattività della professione.
Conclusioni

In conclusione, PEI e GLO sono molto più che semplici acronimi nel panorama della scuola secondaria di primo grado. Essi rappresentano i pilastri di un modello di inclusione che pone l’Italia all’avanguardia in Europa, ma che richiede un impegno costante per essere pienamente realizzato. La normativa, pur complessa, offre un quadro chiaro: la progettazione del percorso di uno studente con disabilità è un atto di corresponsabilità che coinvolge docenti, famiglia, specialisti e lo studente stesso. Superare la logica dell’adempimento burocratico per abbracciare quella della progettazione partecipata e della didattica innovativa è la chiave del successo. L’inclusione non è un obiettivo che riguarda solo alcuni alunni, ma un processo culturale che migliora la qualità della scuola per tutti, promuovendo equità, collaborazione e valorizzazione delle differenze come risorsa per l’intera comunità educante.
La compilazione del PEI e la gestione del GLO sono competenze chiave per ogni docente. Se vuoi restare sempre aggiornato sulle normative, scoprire le migliori pratiche per l’inclusione e aumentare il tuo punteggio in graduatoria, esplora le nostre guide e i corsi di formazione specializzati per la scuola secondaria.
Domande frequenti

Il PEI (Piano Educativo Individualizzato) è il documento fondamentale per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità certificata (Legge 104/92). Serve a programmare un percorso educativo e didattico su misura, definendo obiettivi, strategie, metodologie e criteri di valutazione personalizzati. In pratica, garantisce il diritto allo studio e promuove lo sviluppo delle potenzialità di ogni studente, integrando gli interventi della scuola con quelli socio-sanitari e della famiglia.
Il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione) è l’organo che elabora e approva il PEI. È composto dal consiglio di classe, dai genitori dell’alunno (o chi ne esercita la responsabilità), dalle figure professionali che seguono lo studente (sia interne che esterne alla scuola) e da un rappresentante dell’unità di valutazione multidisciplinare dell’ASL. Il suo ruolo principale è quello di definire il PEI, verificarne l’andamento durante l’anno e proporre le risorse necessarie per l’inclusione.
Assolutamente sì. La partecipazione dei genitori non solo è permessa, ma è un elemento essenziale e obbligatorio. Essi sono membri a pieno titolo del GLO e collaborano attivamente alla stesura e alla verifica del PEI, portando la loro conoscenza diretta e la loro prospettiva sul proprio figlio, come previsto dalla normativa. Un PEI elaborato senza il coinvolgimento della famiglia è da considerarsi illegittimo.
La differenza principale risiede nei destinatari. Il PEI (Piano Educativo Individualizzato) è destinato esclusivamente agli alunni con disabilità certificata ai sensi della Legge 104/92. Il PDP (Piano Didattico Personalizzato), invece, è rivolto ad alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o con altri Bisogni Educativi Speciali (BES) non certificati come disabilità. Di conseguenza, il PEI può modificare gli obiettivi del percorso scolastico, mentre il PDP adatta le metodologie e prevede strumenti compensativi e dispensativi per raggiungere gli stessi obiettivi della classe.
Il PEI è un documento flessibile e dinamico per sua natura. Ha validità annuale, ma deve essere verificato periodicamente durante l’anno scolastico attraverso gli incontri del GLO. Se emergono nuove necessità o se lo studente raggiunge gli obiettivi prima del previsto, il PEI può e deve essere modificato per adattarsi costantemente al percorso di apprendimento e di crescita dell’alunno.