La scuola dell’infanzia rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di crescita e formazione di ogni bambino. In questo contesto, l’inclusione degli alunni con disabilità assume un’importanza cruciale. Strumenti come il Piano Educativo Individualizzato (PEI) e il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO) sono essenziali per garantire un percorso formativo equo e personalizzato. Questi meccanismi, radicati in una solida normativa nazionale, si inseriscono in un dialogo costante con le politiche europee, cercando un equilibrio tra la valorizzazione della tradizione pedagogica italiana e la spinta verso l’innovazione didattica.
L’approccio italiano all’inclusione, avviato con leggi pionieristiche come la 517/1977, ha abolito le classi differenziali, promuovendo l’integrazione di tutti gli studenti nelle classi comuni. Questo modello, consolidato dalla Legge 104/1992, pone l’Italia all’avanguardia in Europa, promuovendo un’idea di scuola come comunità accogliente. L’obiettivo è chiaro: costruire un ambiente di apprendimento che valorizzi le unicità di ciascuno, rimuovendo barriere e ostacoli per una piena partecipazione alla vita sociale.
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Il Piano Educativo Individualizzato (PEI): Cos’è e a Cosa Serve
Il Piano Educativo Individualizzato, o PEI, è il documento fondamentale che delinea il percorso formativo personalizzato per ogni alunno con disabilità certificata. Non è un semplice adempimento burocratico, ma uno strumento dinamico di progettazione. Il suo scopo è garantire il diritto allo studio e promuovere lo sviluppo delle potenzialità dell’alunno, tenendo conto delle sue specifiche esigenze e dei suoi punti di forza. Redatto dal GLO, il PEI viene aggiornato periodicamente per adattarsi ai progressi e ai cambiamenti dello studente, diventando una vera e propria mappa per il suo successo formativo.
La stesura del PEI si basa su un’attenta osservazione dell’alunno in diverse dimensioni: relazionale, comunicativa, dell’autonomia e cognitiva. Questo processo, che tiene conto del modello bio-psico-sociale dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) dell’OMS, permette di individuare non solo le difficoltà, ma anche i “facilitatori”, ovvero tutti quegli elementi del contesto che possono sostenere l’apprendimento e la partecipazione. La normativa recente, in particolare il Decreto Interministeriale 182/2020 e successive modifiche, ha introdotto modelli unici di PEI per ogni ordine di scuola, inclusa quella dell’infanzia, fornendo linee guida precise per la sua compilazione.
La Struttura del PEI nella Scuola dell’Infanzia
Il modello di PEI per la scuola dell’infanzia è strutturato in diverse sezioni che guidano i docenti nella progettazione. Si parte da un quadro informativo, compilato con il supporto fondamentale della famiglia per raccogliere informazioni sul bambino e sul suo contesto di vita. Segue l’analisi delle diverse dimensioni dello sviluppo, l’individuazione di obiettivi educativi e didattici, e la definizione di strategie, strumenti e modalità di verifica. Una sezione cruciale è dedicata all’osservazione del contesto, per identificare le barriere da rimuovere e i facilitatori da potenziare, creando un ambiente di apprendimento realmente inclusivo. Il documento si conclude con la proposta delle risorse professionali e dei servizi di supporto necessari per l’anno scolastico successivo.
Il GLO: Motore del Processo di Inclusione
Il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO) è l’organo collegiale responsabile della progettazione e dell’attuazione del PEI. Introdotto formalmente dal Decreto Legislativo 66/2017, rappresenta un’evoluzione significativa rispetto ai precedenti gruppi di lavoro, rafforzando il principio di corresponsabilità educativa. Il GLO non è solo un insieme di persone, ma un soggetto attivo che approva, verifica e aggiorna il percorso dell’alunno, garantendo un intervento tempestivo e mirato.
La sua composizione è pensata per essere un vero e proprio “team” al servizio del bambino. Ne fanno parte di diritto tutti i docenti del team della sezione, l’insegnante di sostegno, e i genitori dell’alunno. A questi si aggiungono altre figure chiave che interagiscono con il bambino: rappresentanti dell’unità di valutazione multidisciplinare dell’ASL, assistenti all’autonomia e alla comunicazione e altri specialisti. Su richiesta della famiglia, può partecipare anche un esperto di fiducia, con funzione consultiva. Questa composizione allargata favorisce una visione completa e dinamica dell’alunno, integrando i punti di vista di scuola, famiglia e servizi sanitari.
Adempimenti e Scadenze del GLO
Il lavoro del GLO è scandito da precisi appuntamenti durante l’anno scolastico. Un primo incontro si tiene all’inizio dell’anno, entro il 31 ottobre, per l’approvazione del PEI definitivo. Segue almeno una verifica intermedia, solitamente tra marzo e aprile, per monitorare l’andamento del percorso e apportare eventuali modifiche. L’incontro finale, da tenersi entro il 30 giugno, è dedicato alla valutazione dei risultati raggiunti e alla formulazione delle proposte di risorse per l’anno successivo. Per gli alunni di nuova iscrizione o certificazione, sempre entro giugno, il GLO redige un PEI provvisorio per garantire la continuità didattica e l’assegnazione delle risorse necessarie.
Buone Pratiche per un’Inclusione Efficace
Oltre agli adempimenti formali, un’inclusione di qualità si nutre di buone pratiche quotidiane. Nella scuola dell’infanzia, questo si traduce nel creare un clima di classe accogliente e nel valorizzare le differenze come un’opportunità di crescita per tutti. Strategie come l’apprendimento cooperativo, il tutoring tra pari e l’uso di strumenti facilitatori come le immagini per le routine quotidiane, si rivelano particolarmente efficaci. Il gioco, in particolare, è uno strumento metodologico fondamentale per promuovere l’inclusione in modo naturale e spontaneo.
Un altro pilastro è la collaborazione: non solo all’interno del GLO, ma tra tutti i docenti, curricolari e di sostegno, e con le famiglie. Condividere progetti, strategie e risultati crea una comunità educante solida e coesa, capace di rispondere in modo flessibile ai bisogni di ciascun bambino. L’obiettivo è superare la logica dell’intervento “speciale” per pochi, per arrivare a una didattica “speciale” per tutti, dove la personalizzazione diventa la norma. Questo richiede un apprendimento permanente da parte degli insegnanti, che devono dotarsi di una pluralità di conoscenze metodologiche per sostenere al meglio i processi inclusivi. Per chi aspira a diventare un insegnante d’infanzia, comprendere queste dinamiche è il primo passo per una carriera di successo e per contribuire a una scuola davvero per tutti.
L’Inclusione in Italia: un Modello nel Contesto Europeo e Mediterraneo
Il sistema di inclusione scolastica italiano è spesso visto come un punto di riferimento in Europa. Mentre molti paesi europei mantengono un modello “multidirezionale”, che prevede la scelta tra scuole speciali e classi comuni, l’Italia ha fatto la scelta radicale dell’inclusione totale fin dagli anni ’70. Questo approccio, che affonda le radici nella cultura mediterranea dell’accoglienza e della comunità, si confronta oggi con le linee guida europee che spingono per promuovere la diversità e combattere le discriminazioni in tutti i sistemi educativi. La sfida attuale è quella di mantenere l’unicità del nostro modello, basato sulla centralità della persona, integrandolo con strumenti di monitoraggio e valutazione efficaci, in linea con gli standard europei.
L’Italia si distingue per un approccio che non si limita a “inserire” l’alunno con disabilità, ma mira a “integrare” e “includere”, adattando il contesto scolastico ai bisogni di ciascuno. Il passaggio terminologico da “integrazione” a “inclusione” non è banale: sposta il focus dall’alunno, che si deve adattare, al sistema scuola, che deve modificarsi per accogliere tutti. In questo, la tradizione pedagogica italiana, attenta alla cura delle relazioni e alla costruzione di un ambiente educativo ricco di stimoli, si sposa con l’innovazione richiesta da una società sempre più complessa e multiculturale. Il percorso per diventare insegnante di sostegno è cruciale per portare avanti questa visione.
Conclusioni

In conclusione, il sistema di inclusione nella scuola dell’infanzia italiana, imperniato su strumenti come il PEI e il GLO, rappresenta un modello avanzato e complesso. Gli adempimenti normativi, pur essendo rigorosi, sono finalizzati a un obiettivo nobile: garantire a ogni bambino, specialmente a chi vive una condizione di disabilità, un percorso di crescita personalizzato e di qualità. Le buone pratiche, che nascono dalla collaborazione tra scuola, famiglia e territorio, sono l’anima di questo processo, trasformando i principi normativi in azioni educative concrete. In un contesto europeo che guarda con interesse al modello italiano, la sfida è continuare a coniugare la nostra solida tradizione pedagogica con le spinte all’innovazione, per costruire una scuola che sia davvero una casa per tutti. La professionalità e la dedizione di chi lavora nel settore, come evidenziato anche nelle guide sulla ricostruzione di carriera per l’infanzia, sono la garanzia per il futuro di questo prezioso patrimonio.
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Domande frequenti

Il PEI, o Piano Educativo Individualizzato, è un documento programmatico essenziale per promuovere l’inclusione degli alunni con disabilità certificata (ai sensi della Legge 104/92). Nella scuola dell’infanzia, il PEI ha il compito di delineare obiettivi educativi, attività didattiche, strategie e supporti mirati a valorizzare le potenzialità del bambino e a garantirne il diritto allo studio in un ambiente inclusivo.
Il GLO, acronimo di Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione, è l’organo collegiale che ha la responsabilità di elaborare e approvare il PEI per ogni alunno con disabilità. È composto dal team dei docenti, dai genitori dell’alunno, dal dirigente scolastico (o un suo delegato) e dalle figure professionali, interne ed esterne alla scuola, che seguono il bambino, inclusi i rappresentanti dei servizi sanitari. Il suo compito è collaborare per definire un progetto educativo e didattico condiviso ed efficace.
La differenza fondamentale risiede nei destinatari dei due documenti. Il PEI (Piano Educativo Individualizzato) è destinato agli alunni con una disabilità certificata secondo la Legge 104/92. Il PDP (Piano Didattico Personalizzato), invece, è rivolto ad alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o altri Bisogni Educativi Speciali (BES) che non rientrano nella certificazione di disabilità. Di conseguenza, il PEI prevede l’assegnazione di un insegnante di sostegno, mentre il PDP si concentra sull’uso di strumenti compensativi e misure dispensative.
Il PEI è un diritto irrinunciabile per l’alunno con disabilità e, al contempo, un obbligo per l’istituzione scolastica. I genitori sono membri attivi e fondamentali del GLO e la loro collaborazione è essenziale. Anche in caso di mancata firma o dissenso da parte della famiglia, che deve essere verbalizzato, la scuola è tenuta a redigere e attuare il PEI per garantire il diritto all’educazione e all’inclusione previsto dalla legge.
L’approccio italiano all’inclusione riesce a fondere una solida tradizione pedagogica, tipica della cultura mediterranea e incentrata sull’accoglienza e sulla centralità della relazione, con strumenti normativi innovativi come il PEI e il GLO. Questo significa che le pratiche inclusive moderne non si sostituiscono, ma arricchiscono un modello educativo che da sempre valorizza il gioco, la socializzazione e la comunità. In questo modo, si crea un ambiente di apprendimento su misura, dove ogni bambino si sente accolto e può partecipare attivamente alla vita scolastica.