L’inclusione scolastica è uno dei pilastri del sistema educativo italiano, un principio che mira a garantire a ogni alunno, a prescindere dalle sue condizioni personali, le medesime opportunità di crescita e apprendimento. Al centro di questo processo, specialmente nella scuola primaria, si trova il Piano Educativo Individualizzato (PEI), un documento fondamentale che traduce il diritto allo studio in un progetto concreto e su misura. L’approccio italiano all’inclusione, storicamente all’avanguardia in Europa, si è evoluto nel tempo, passando da un modello puramente assistenziale a una visione bio-psico-sociale, che considera la persona nella sua totalità e in relazione al contesto. Questa guida esplora i ruoli, i documenti e le tempistiche che definiscono il percorso inclusivo nella scuola primaria, unendo la solida tradizione culturale mediterranea con le più recenti innovazioni normative.
Il cuore di questa evoluzione è rappresentato dall’adozione del modello ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) dell’OMS, che sposta l’attenzione dalle “mancanze” dell’alunno alle sue potenzialità e all’interazione con l’ambiente. Il PEI diventa così non solo un atto amministrativo, ma un patto di corresponsabilità tra scuola, famiglia e servizi sanitari, uno strumento dinamico per costruire un percorso di successo formativo per ogni bambino. Comprendere come funziona questo sistema è essenziale per docenti, famiglie e per chiunque sia interessato a una scuola più equa e accogliente.
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Il Contesto Normativo: Dalla Tradizione all’Innovazione
Il percorso dell’inclusione scolastica in Italia ha radici profonde, consolidate dalla Legge 104/1992, che ha rappresentato una pietra miliare nel riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Questa tradizione normativa, che ha abolito le classi differenziali già nel 1977, pone l’Italia tra i modelli più avanzati in Europa. Negli ultimi anni, il quadro legislativo si è ulteriormente arricchito per allinearsi agli standard internazionali e rispondere con maggiore efficacia alle esigenze complesse della società. Il Decreto Legislativo 66/2017 e il successivo Decreto Interministeriale 182/2020 (aggiornato dal DI 153/2023) hanno ridisegnato l’architettura dell’inclusione, introducendo nuovi strumenti e procedure.
La vera innovazione risiede nel passaggio a un modello basato sulla classificazione ICF dell’OMS. Questo approccio non si limita a certificare un deficit, ma analizza il funzionamento della persona in relazione a un contesto, identificando barriere da rimuovere e facilitatori da potenziare. Il PEI, redatto su un modello nazionale unico, diventa così il fulcro di una progettazione che coinvolge attivamente tutti i protagonisti del percorso educativo. Questa spinta innovativa non cancella la tradizione, ma la rafforza, fornendo strumenti più precisi per realizzare quell’idea di scuola come comunità accogliente che da sempre caratterizza il modello italiano.
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI): Cos’è e a Cosa Serve
Il Piano Educativo Individualizzato, o PEI, è il documento di progettazione didattica ed educativa destinato agli alunni con disabilità certificata. Il suo scopo principale è garantire il diritto all’istruzione e favorire la piena inclusione, delineando un percorso personalizzato che risponda ai bisogni specifici del bambino e ne valorizzi i punti di forza. Non è un semplice elenco di compiti, ma un progetto organico che definisce obiettivi, strategie, metodologie e criteri di valutazione per l’intero anno scolastico. È un documento dinamico, soggetto a verifiche periodiche e aggiustamenti, per seguire passo dopo passo la crescita dell’alunno.
La redazione del PEI si basa sulle indicazioni del Profilo di Funzionamento, un documento che descrive in dettaglio le competenze dell’alunno e la sua interazione con l’ambiente, secondo i principi del modello ICF. All’interno del PEI, la progettazione si articola in quattro dimensioni fondamentali: la socializzazione e l’interazione, la comunicazione e il linguaggio, l’autonomia e l’orientamento, e la dimensione cognitiva e degli apprendimenti. Questo approccio multidimensionale assicura che l’intervento educativo sia completo e mirato non solo al successo scolastico, ma allo sviluppo globale della persona.
I Protagonisti dell’Inclusione: Ruoli e Responsabilità
L’inclusione non è compito di una sola persona, ma il risultato di un lavoro di squadra. Al centro di questo processo c’è il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO), l’organo collegiale responsabile della stesura, dell’approvazione e della verifica del PEI. Il GLO è presieduto dal Dirigente Scolastico o da un suo delegato e la sua composizione riflette la natura collaborativa del progetto inclusivo. Ne fanno parte tutti i docenti del team di classe (curricolari e di sostegno), i genitori dell’alunno, le figure professionali dell’ASL che seguono il bambino e altre figure specifiche come l’assistente all’autonomia e alla comunicazione. Recentemente, è stato ribadito che la famiglia partecipa “a pieno titolo”, sottolineandone il ruolo non consultivo ma decisionale.
Ogni figura porta un contributo unico. Gli insegnanti curricolari e l’insegnante di sostegno sono contitolari del processo educativo e responsabili dell’applicazione delle strategie didattiche in classe. La figura del docente di scuola primaria specializzato nel sostegno è cruciale, ma l’inclusione è un impegno che riguarda l’intero consiglio di classe. La famiglia offre una conoscenza insostituibile del bambino, delle sue abitudini e delle sue potenzialità al di fuori della scuola. Gli specialisti sanitari forniscono il quadro clinico e le indicazioni terapeutiche, mentre il Dirigente Scolastico ha il compito di garantire le risorse e l’organizzazione necessarie. Questa sinergia è fondamentale per costruire un percorso educativo coerente ed efficace.
I Documenti Fondamentali del Percorso Inclusivo
Il percorso che porta alla stesura del PEI è scandito da una serie di documenti ufficiali che garantiscono coerenza e continuità. Il primo passo è la certificazione di disabilità (ai sensi della Legge 104/92), rilasciata dalle commissioni mediche competenti, che dà formalmente avvio al processo di inclusione scolastica. A questo segue un documento propedeutico fondamentale: il Profilo di Funzionamento (PF). Redatto dall’Unità di Valutazione Multidisciplinare dell’ASL con la collaborazione della famiglia e della scuola, il PF sostituisce la vecchia Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale. Basato sul modello ICF, descrive le competenze dell’alunno, le sue difficoltà e i fattori ambientali (barriere e facilitatori) che influenzano la sua partecipazione.
Il Profilo di Funzionamento è la base su cui il GLO costruisce il Piano Educativo Individualizzato (PEI). Il PEI, a sua volta, deve essere redatto utilizzando i modelli nazionali forniti dal Ministero dell’Istruzione, specifici per ogni ordine di scuola. Esiste anche un raccordo con il Progetto Individuale (previsto dall’art. 14 della L. 328/2000), un documento più ampio redatto dall’ente locale che coordina tutti gli interventi (sanitari, sociali, educativi) per costruire il progetto di vita della persona, di cui il PEI è parte integrante. La gestione di questi documenti richiede una stretta collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte.
Le Fasi e le Tempistiche del PEI
Il processo di elaborazione e verifica del PEI segue un calendario preciso durante l’anno scolastico, per garantire una progettazione attenta e una costante aderenza ai bisogni dell’alunno. Le scadenze principali sono definite a livello nazionale. La prima tappa riguarda gli alunni di nuova iscrizione o certificazione: per loro, il GLO redige un PEI provvisorio entro il 30 giugno. Questo documento serve a definire le prime proposte di sostegno e a garantire le risorse necessarie per l’inizio del nuovo anno scolastico.
All’inizio dell’anno scolastico, il processo entra nel vivo. Il GLO si riunisce per approvare la versione definitiva del PEI entro il 31 ottobre. Sebbene questa scadenza sia definita “di norma” e ammetta eccezioni motivate, rispettarla è cruciale per applicare da subito le misure inclusive. Durante l’anno sono previsti incontri di verifica intermedia (solitamente almeno uno tra marzo e aprile) per monitorare l’andamento del percorso, valutare l’efficacia degli interventi e, se necessario, apportare modifiche al piano. Infine, entro il 30 giugno si svolge la verifica finale, un momento con una duplice funzione: valutare i risultati raggiunti e formulare le proposte per le risorse di sostegno per l’anno successivo. Questo ciclo garantisce che il PEI resti uno strumento vivo e flessibile.
Inclusione in Pratica: Tradizione Mediterranea e Spinta Europea
Il modello di inclusione italiano, che integra pienamente gli alunni con disabilità nelle classi comuni, è un punto di riferimento nel panorama europeo. Questa scelta, radicata in una cultura mediterranea che valorizza la comunità e la solidarietà, contrasta con altri sistemi che ancora si affidano in modo significativo a scuole speciali o classi differenziate. La centralità della famiglia, non solo come interlocutore ma come parte attiva del GLO, è un altro tratto distintivo che riflette un approccio culturale specifico, dove il legame tra le generazioni e il supporto della rete parentale sono considerati risorse preziose. Questa impostazione favorisce una maggiore coesione sociale e prepara il terreno per una società più accogliente.
Tuttavia, la tradizione da sola non basta. La spinta verso l’innovazione, promossa a livello europeo, è fondamentale per rendere l’inclusione sempre più efficace. L’adozione del modello ICF e la standardizzazione del PEI a livello nazionale sono esempi di come l’Italia stia integrando le migliori pratiche internazionali per rafforzare il proprio sistema. La sfida oggi è coniugare la visione umanistica della nostra tradizione con strumenti operativi rigorosi e basati sull’evidenza. Per farlo, è essenziale investire in una corretta gestione della classe e della valutazione, oltre che nella formazione continua dei docenti e nel potenziamento delle risorse tecnologiche e umane, come le supplenze nella scuola primaria, per rispondere adeguatamente al crescente numero di alunni con bisogni educativi speciali.
Conclusioni

Il percorso di inclusione nella scuola primaria italiana, centrato sul Piano Educativo Individualizzato, rappresenta un sistema complesso e articolato, frutto di un’evoluzione che unisce una solida tradizione culturale a una costante spinta innovativa. Il PEI non è un semplice adempimento burocratico, ma uno strumento di progettazione partecipata che mette al centro l’alunno, le sue potenzialità e il suo diritto a un’istruzione di qualità. La sua efficacia dipende dalla sinergia tra i diversi attori coinvolti: docenti, famiglia, specialisti e istituzioni, tutti riuniti nel Gruppo di Lavoro Operativo.
Le recenti riforme, con l’introduzione del modello ICF e dei modelli nazionali di PEI, hanno rafforzato questo approccio, fornendo un quadro più chiaro e omogeneo. Tuttavia, la vera sfida rimane culturale: trasformare i principi dell’inclusione in pratiche didattiche quotidiane, in un ambiente scolastico che sappia realmente valorizzare ogni diversità come una risorsa. L’impegno verso un’inclusione efficace è un investimento sul futuro della nostra società, per costruire una comunità più equa, consapevole e solidale, dove ogni individuo ha la possibilità di realizzare il proprio potenziale.
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Domande frequenti

Il PEI, acronimo di Piano Educativo Individualizzato, è un documento che programma il percorso formativo personalizzato per gli alunni con disabilità certificata (ai sensi della Legge 104/92). Il suo scopo è garantire il diritto allo studio e l’inclusione, definendo obiettivi, attività e supporti specifici per ogni studente. Si applica a tutti gli ordini e gradi di scuola, dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado.
Il PEI viene elaborato e approvato dal GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione). Questo gruppo è presieduto dal dirigente scolastico (o un suo delegato) ed è composto dal consiglio di classe, inclusi gli insegnanti di sostegno, i genitori dell’alunno, gli operatori socio-sanitari che seguono lo studente e altre figure professionali ritenute necessarie. La responsabilità è quindi condivisa tra scuola, famiglia e servizi sanitari.
Le scadenze principali durante l’anno scolastico sono tre. Un PEI provvisorio viene redatto per i nuovi alunni entro il 30 giugno. All’inizio dell’anno scolastico, il PEI definitivo va approvato di norma entro il 31 ottobre. Sono previste poi delle verifiche intermedie, solitamente tra novembre e aprile, e una verifica finale entro il 30 giugno per valutare i risultati raggiunti e definire le risorse per l’anno successivo.
La differenza fondamentale sta nei destinatari. Il PEI è obbligatorio ed è rivolto esclusivamente agli studenti con disabilità certificata (Legge 104/1992). Il PDP (Piano Didattico Personalizzato), invece, è destinato ad alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o con altri Bisogni Educativi Speciali (BES) e non richiede la certificazione di disabilità. Mentre il PEI coinvolge scuola, famiglia e servizi sanitari, il PDP è principalmente un patto tra scuola e famiglia.
Assolutamente sì. La partecipazione attiva della famiglia è un elemento fondamentale e obbligatorio nel processo di elaborazione del PEI. I genitori, o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, sono membri a pieno titolo del GLO e contribuiscono fornendo informazioni essenziali sulla situazione dell’alunno e collaborando alla definizione degli obiettivi. Un PEI redatto senza il coinvolgimento della famiglia è da considerarsi illegittimo.