Reclutamento

Scopri tutto sul reclutamento docenti: la cronologia delle riforme e cosa cambia oggi. La guida completa con requisiti, consigli pratici e strategie per aumentare il punteggio, superare le selezioni e ottenere il ruolo.

In Breve (TL;DR)

Il sistema di reclutamento dei docenti è in continua evoluzione: questa guida completa analizza le riforme passate e illustra le nuove regole per accedere alla professione.

Esploreremo l’evoluzione storica del sistema e forniremo una guida pratica alle nuove procedure, con consigli mirati per aumentare il proprio punteggio e superare i concorsi.

Infine, un focus pratico su come aumentare il punteggio, superare le selezioni e pianificare il percorso fino all’immissione in ruolo.

Il sistema di reclutamento dei docenti in Italia è un universo complesso e in continua evoluzione, un labirinto di riforme che da decenni tenta di trovare un equilibrio stabile. Navigare tra concorsi, abilitazioni e graduatorie è diventato un percorso a ostacoli per migliaia di aspiranti insegnanti. Questo scenario è il riflesso di una tensione costante tra il peso di una solida tradizione culturale e la spinta verso un’innovazione richiesta da un contesto europeo sempre più competitivo. Comprendere la cronologia di questi cambiamenti e le novità introdotte è fondamentale per chiunque voglia intraprendere questa professione, ma anche per capire le sfide che la scuola italiana affronta oggi.

Le recenti riforme, in particolare quelle legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), mirano a creare percorsi più certi e a valorizzare la formazione iniziale. L’obiettivo è ambizioso: assumere 70.000 nuovi docenti entro il 2026, cercando di sanare la piaga del precariato e di allineare l’Italia agli standard europei. Tuttavia, ogni cambiamento porta con sé nuove sfide, sia per chi si affaccia per la prima volta al mondo della scuola, sia per chi è già inserito nel sistema e deve adeguarsi a regole in costante mutamento.

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Linea temporale stilizzata con icone che rappresentano le tappe fondamentali delle riforme sul reclutamento dei docenti.
Un percorso attraverso le principali riforme che hanno cambiato il modo di diventare insegnante in Italia. Approfondisci la cronologia completa e le novità di oggi.

Un percorso a ostacoli: la cronologia delle riforme

La storia del reclutamento docenti in Italia è una sequenza di tentativi di perfezionamento, ognuno nato per correggere i limiti del precedente. Dalla Legge Casati del 1859, che per prima ha strutturato il sistema scolastico nazionale, si è passati attraverso decenni di concorsi basati principalmente sulla valutazione delle conoscenze disciplinari. Un modello che ha mostrato i suoi limiti nel tempo, evidenziando la necessità di integrare la preparazione teorica con competenze pedagogiche e didattiche specifiche per l’insegnamento.

Dalla Riforma Gentile alle SSIS

La Riforma Gentile del 1923 ha definito un modello di scuola e di insegnante fortemente elitario e centralizzato, che ha influenzato il sistema per decenni. Per lungo tempo, l’accesso all’insegnamento è avvenuto tramite concorsi pubblici che testavano la preparazione culturale dei candidati. Una svolta significativa si è avuta con la Riforma Berlinguer alla fine degli anni ’90, che ha introdotto le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario (SSIS). Per la prima volta, si strutturava un percorso post-laurea biennale con l’obiettivo di fornire una formazione professionalizzante, che includesse tirocini e laboratori didattici.

L’era dei TFA e la “Buona Scuola”

L’esperienza delle SSIS si è conclusa per lasciare spazio ai percorsi di Tirocinio Formativo Attivo (TFA), percorsi annuali a numero chiuso pensati per abilitare all’insegnamento. In parallelo, sono stati istituiti i Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) per i docenti con una certa anzianità di servizio. Questo sistema frammentato ha contribuito a creare un panorama complesso, spesso criticato per la sua discontinuità. Successivamente, la legge 107 del 2015, nota come “La Buona Scuola”, ha tentato un’ulteriore riorganizzazione, introducendo il percorso triennale di Formazione Iniziale e Tirocinio (FIT), che però ha avuto vita breve, venendo presto superato da nuove disposizioni.

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La svolta del PNRR: cosa cambia oggi

La più recente e impattante trasformazione del reclutamento docenti è legata al PNRR, che ha imposto una revisione del sistema per garantire stabilità e qualità. La riforma, definita dalla legge 79/2022, ha introdotto un nuovo modello che ruota attorno all’acquisizione di 60 Crediti Formativi Universitari (CFU). Questo segna un cambiamento epocale rispetto al precedente requisito dei 24 CFU, con l’obiettivo di fornire una preparazione più solida e completa agli aspiranti insegnanti.

Addio 24 CFU, benvenuti 60 CFU

Il nuovo sistema, a regime dal 1° gennaio 2025, prevede che l’abilitazione all’insegnamento si ottenga attraverso un percorso universitario specifico di 60 CFU. Questi crediti includono formazione in ambito pedagogico, didattico e un cospicuo numero di ore di tirocinio diretto e indiretto nelle scuole. L’obiettivo è chiaro: formare docenti che non siano solo esperti della loro materia, ma anche professionisti preparati a gestire la complessità della classe moderna. Per chi desidera approfondire, è disponibile una guida completa sui percorsi da 60 CFU che ne illustra requisiti, costi e modalità di accesso.

Il nuovo percorso per diventare insegnante

Oggi, il percorso per salire in cattedra è strutturato in passaggi precisi: laurea, percorso abilitante e concorso. Dopo aver conseguito il titolo di studio che dà accesso a una specifica classe di concorso, l’aspirante docente deve completare il percorso da 60 CFU. Una volta ottenuta l’abilitazione, può partecipare ai concorsi nazionali, che verranno banditi con cadenza annuale. I vincitori del concorso saranno assunti per un anno di prova, al termine del quale, con valutazione positiva, otterranno l’immissione in ruolo definitiva. Un iter che punta a rendere il processo di assunzione più prevedibile e meritocratico.

La fase transitoria fino al 31 dicembre 2024

Per facilitare il passaggio al nuovo sistema, è stata prevista una fase transitoria, terminata il 31 dicembre 2024. Durante questo periodo, ai concorsi hanno potuto accedere anche candidati con requisiti diversi, come i 24 CFU conseguiti entro ottobre 2022 o chi aveva almeno tre anni di servizio. Inoltre, percorsi abilitanti ridotti (da 30 o 36 CFU) sono stati pensati per chi era già in possesso di alcuni requisiti. Questa fase ha permesso di non bloccare le assunzioni e di gestire il passaggio al nuovo ordinamento in modo graduale, garantendo il raggiungimento degli obiettivi di reclutamento del PNRR.

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L’Italia e l’Europa: un confronto necessario

Il sistema di reclutamento italiano, storicamente centralizzato e basato su concorsi nazionali, si differenzia da molti modelli europei. Analizzare queste differenze è utile per comprendere le ragioni delle continue riforme e le direzioni future. In molti Paesi europei, infatti, il processo di assunzione è più decentralizzato e l’accento è posto sulla formazione pratica e sull’autonomia delle singole scuole. L’Italia, con un corpo docente tra i più anziani d’Europa, sconta anche un ritardo nella stabilità contrattuale dei giovani insegnanti.

Modelli di reclutamento nel Nord Europa

Paesi come la Finlandia rappresentano un modello di eccellenza spesso citato. Lì, la selezione per accedere ai percorsi di formazione è durissima e solo i migliori vengono ammessi. La formazione è molto approfondita e professionalizzante, e il reclutamento avviene per chiamata diretta da parte delle scuole, che godono di ampia autonomia. Questo sistema garantisce un alto prestigio sociale alla professione docente e stipendi significativamente più elevati rispetto alla media italiana. Anche in altri Paesi nordici, il reclutamento è decentralizzato e si basa su un forte legame tra università e scuole.

Il contesto mediterraneo: affinità e differenze

Nel contesto mediterraneo, le affinità con l’Italia sono maggiori, ma non mancano le differenze. In Spagna, ad esempio, il sistema di reclutamento prevede un concorso a due fasi: una prova eliminatoria (oposición) e una valutazione dei titoli (concurso). Anche lì è richiesta un’abilitazione post-laurea, ma il sistema è gestito a livello delle comunità autonome, garantendo una maggiore aderenza alle necessità locali. Questi modelli, pur con le loro specificità, condividono con l’Italia la sfida di gestire sistemi educativi ampi e complessi, spesso con risorse limitate e una forte tradizione statale.

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Tradizione e innovazione: una sfida culturale

La scuola italiana vive un perenne dualismo tra la difesa di una solida tradizione umanistica e la necessità di aprirsi all’innovazione. Questo dibattito si riflette inevitabilmente anche sul profilo del docente e sulle modalità del suo reclutamento. Da un lato, si chiede all’insegnante di essere un profondo conoscitore della sua disciplina e un trasmettitore di cultura; dall’altro, deve possedere competenze digitali, relazionali e progettuali per preparare gli studenti a un mondo in rapido cambiamento.

Il valore della tradizione nella scuola italiana

Il sistema scolastico italiano è storicamente fondato su un approccio che valorizza la conoscenza approfondita delle discipline e la lezione frontale. Questo modello ha formato generazioni di studenti con una solida cultura generale. Tuttavia, è stato spesso criticato per la sua rigidità e per un’eccessiva enfasi sulla memorizzazione a scapito del pensiero critico e delle competenze pratiche. La sfida odierna è preservare la ricchezza di questo patrimonio culturale, integrandolo con metodologie didattiche più attive e partecipative.

La spinta all’innovazione: digitale e competenze trasversali

La società moderna richiede competenze che vanno oltre il sapere nozionistico. Le riforme più recenti, infatti, spingono per una formazione dei docenti che includa competenze digitali, la capacità di lavorare per progetti e di sviluppare negli studenti le cosiddette soft skills. Molti insegnanti avvertono la necessità di una formazione specifica in campo digitale per poter svolgere al meglio la loro professione. Acquisire certificazioni informatiche o linguistiche è diventato, inoltre, uno strumento fondamentale non solo per migliorare la didattica, ma anche per aumentare il proprio punteggio nelle graduatorie.

Conclusioni

Il percorso per diventare insegnante in Italia è stato e continua a essere un viaggio complesso, segnato da riforme continue che cercano di rispondere alle esigenze di un sistema educativo in perenne trasformazione. La recente svolta impressa dal PNRR, con l’introduzione dei 60 CFU, rappresenta il tentativo più strutturato degli ultimi anni di creare un sistema di reclutamento stabile, trasparente e allineato agli standard europei. L’obiettivo è superare la logica dell’emergenza e del precariato, investendo su una formazione iniziale di alta qualità. La vera sfida, tuttavia, non è solo normativa ma culturale: riuscire a fondere la ricca tradizione educativa italiana con l’innovazione didattica e tecnologica, per formare cittadini consapevoli e preparati per il futuro. Il successo di questa transizione dipenderà dalla capacità del sistema di supportare i docenti in questo nuovo percorso, valorizzandone la professionalità e il ruolo cruciale nella società.

Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

Cosa cambia nel reclutamento docenti dal 2025?

Dal 1° gennaio 2025, il sistema di reclutamento dei docenti entra a regime con nuove regole. Il cambiamento principale è l’introduzione di un percorso di abilitazione obbligatorio da 60 Crediti Formativi Universitari (CFU), che sostituisce il precedente requisito dei 24 CFU. Questo percorso, accessibile dopo la laurea, comprende tirocini diretti nelle scuole e una prova finale con una lezione simulata. Una volta ottenuta l’abilitazione, sarà possibile partecipare ai concorsi pubblici nazionali, che si prevede verranno banditi annualmente per garantire assunzioni regolari e coprire le cattedre vacanti.

Come funzionava la fase transitoria terminata il 31 dicembre 2024?

La fase transitoria è stata un periodo cuscinetto per gestire il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di reclutamento. Fino al 31 dicembre 2024, è stato possibile partecipare ai concorsi anche con requisiti alternativi ai 60 CFU. Tra questi, il possesso dei 24 CFU conseguiti entro il 31 ottobre 2022, oppure avere almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque presso le scuole statali. Erano previsti anche percorsi formativi ridotti (da 30 CFU) per i vincitori di concorso o per chi aveva già una certa anzianità di servizio, al fine di completare la propria formazione e ottenere l’abilitazione.

Qual è l’obiettivo della riforma del reclutamento legata al PNRR?

La riforma del reclutamento docenti, inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha come obiettivo principale la stabilizzazione del corpo docente e il miglioramento della qualità dell’insegnamento. Mira a realizzare 70.000 assunzioni a tempo indeterminato entro il 2026, riducendo drasticamente il precariato. Inoltre, intende creare un sistema di reclutamento più chiaro e prevedibile, basato su una solida formazione iniziale (i 60 CFU) e su concorsi regolari, per allineare l’Italia agli standard di altri Paesi europei e garantire continuità didattica agli studenti.

Come si diventa insegnante con le nuove regole?

Con il nuovo sistema a regime, il percorso per diventare insegnante si articola in tre passaggi fondamentali. Il primo è il conseguimento di una laurea magistrale (o titolo equipollente) che dia accesso a una specifica classe di concorso. Il secondo step consiste nel completare il percorso universitario abilitante da 60 CFU. Una volta ottenuta l’abilitazione, il terzo passaggio è il superamento di un concorso pubblico nazionale. I vincitori del concorso vengono assunti con un contratto a tempo determinato per un anno di prova, che, se superato con una valutazione positiva, si trasforma in un contratto a tempo indeterminato e nell’immissione in ruolo.

Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Come si diventa docente in Italia con la nuova riforma?

Per diventare docente di ruolo nella scuola secondaria, con la nuova riforma a regime dal 1° gennaio 2025, è necessario seguire un percorso preciso: conseguire una laurea magistrale idonea, ottenere l’abilitazione attraverso un percorso formativo di 60 CFU/CFA, superare un concorso pubblico nazionale e, infine, completare un anno di prova in servizio con una valutazione finale.

Cosa sono i 60 CFU e perché sono importanti?

I 60 CFU sono Crediti Formativi Universitari in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche. A partire dal 1° gennaio 2025, costituiranno un requisito obbligatorio per partecipare ai concorsi per diventare insegnanti. Questi percorsi includono anche un tirocinio pratico nelle scuole e mirano a fornire una preparazione più completa e mirata alla professione docente, sostituendo i precedenti 24 CFU.

È ancora possibile partecipare ai concorsi senza l’abilitazione da 60 CFU?

La riforma ha previsto una fase transitoria, valida fino al 31 dicembre 2024, per consentire un passaggio graduale al nuovo sistema. Durante questo periodo, è stato possibile accedere ai concorsi anche con 24 CFU (se conseguiti entro il 31 ottobre 2022) o con 30 CFU. Inoltre, chi ha almeno tre anni di servizio nella scuola statale può accedere ai concorsi e completare il percorso di abilitazione successivamente. Dal 2025, salvo nuove disposizioni, l’abilitazione da 60 CFU diventerà il requisito standard.

Come posso aumentare il mio punteggio nelle graduatorie per le supplenze (GPS)?

Per aumentare il punteggio nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) è possibile acquisire ulteriori titoli valutabili. Tra questi, i più comuni sono Master di I livello (1 punto), corsi di perfezionamento (1 punto), certificazioni informatiche (fino a 2 punti totali, 0,5 per ogni certificazione) e certificazioni linguistiche (da 3 a 6 punti a seconda del livello). Anche il servizio prestato nelle scuole contribuisce in modo significativo all’incremento del punteggio.

Cosa cambia per gli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP)?

Anche per gli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP) ci sono state delle novità. Fino al 31 dicembre 2024, è stato possibile accedere ai concorsi con il solo diploma che dà accesso alla classe di concorso. Tuttavia, a partire dal 2025, anche per gli ITP sarà richiesta una laurea triennale specifica, oltre al percorso di abilitazione da 60 CFU, per poter partecipare alle procedure concorsuali.

Fonti e Approfondimenti

disegno di un ragazzo seduto con un laptop sulle gambe che ricerca dal web le fonti per scrivere un post
  1. Portale del reclutamento