La recente riforma del reclutamento docenti, introdotta con il DPCM del 4 agosto 2023, ha segnato una svolta per gli aspiranti insegnanti, istituendo i percorsi abilitanti da 60 CFU (Crediti Formativi Universitari) come requisito fondamentale per l’accesso alla professione. Questa trasformazione, che diventerà obbligatoria dal 1° gennaio 2025, impone una scelta attenta e strategica del percorso universitario, specialmente per chi ambisce a insegnare nelle classi di concorso delle scienze umane e della pedagogia, come la A-18 (Filosofia e Scienze Umane). La decisione non riguarda solo l’ateneo, ma anche la struttura del piano di studi, che deve saper coniugare le solide radici della cultura mediterranea con le più recenti innovazioni didattiche richieste dal contesto educativo italiano ed europeo.
Scegliere il percorso giusto significa investire sul proprio futuro professionale, costruendo un profilo docente capace di rispondere alle sfide di una scuola in continua evoluzione. L’abilitazione non è solo un titolo, ma la base su cui costruire competenze disciplinari, pedagogiche e didattiche. Per i laureati in discipline umanistiche, questo nuovo sistema rappresenta un’opportunità per valorizzare il proprio bagaglio culturale, integrandolo con le competenze pratiche e metodologiche indispensabili per formare le nuove generazioni, promuovendo un pensiero critico che affonda le sue radici nella tradizione ma guarda con slancio all’innovazione.
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La Riforma dei 60 CFU: cosa cambia per le Scienze Umane
La riforma, delineata dal DPCM del 4 agosto 2023, sostituisce il precedente sistema basato sui 24 CFU. I nuovi percorsi da 60 CFU sono pensati per essere più completi e professionalizzanti. La struttura standard prevede una ripartizione precisa dei crediti: una parte dedicata alle discipline di base (pedagogia, psicologia, metodologie didattiche), una specifica per le didattiche disciplinari relative alla propria classe di concorso (come la A-18 per Filosofia e Scienze Umane), e una quota significativa riservata al tirocinio. Quest’ultimo si divide in tirocinio diretto, da svolgere nelle scuole, e indiretto, che include attività di riflessione e rielaborazione in sede universitaria.
Per gli aspiranti docenti di scienze umane, questo significa approfondire non solo i contenuti di filosofia, pedagogia, psicologia e sociologia, ma anche imparare a trasmetterli efficacemente. Il percorso è progettato per creare un ponte tra il sapere accademico e la pratica in aula. Sono previste diverse tipologie di percorsi (da 60, 30 o 36 CFU) per rispondere alle esigenze di diverse categorie di candidati: neolaureati, docenti con anni di servizio o già in possesso di un’altra abilitazione. Questa flessibilità permette a ciascuno di trovare la via più adatta per ottenere l’abilitazione all’insegnamento.
Scegliere l’Ateneo Giusto: Criteri Fondamentali
La scelta dell’università è un passo decisivo che può influenzare la qualità della formazione e le future opportunità professionali. Un primo criterio da considerare è l’offerta formativa specifica per la classe di concorso A-18. È fondamentale verificare quali atenei abbiano ottenuto l’accreditamento ministeriale per erogare tali percorsi. Molte università, incluse quelle telematiche, hanno pubblicato sui loro siti ufficiali l’elenco delle classi di concorso attivate. Un altro aspetto da valutare è il corpo docente: professori con esperienza consolidata sia nella ricerca accademica che nella didattica scolastica possono offrire una preparazione più completa.
Oltre all’offerta accademica, è utile considerare fattori logistici e organizzativi. La modalità di erogazione delle lezioni, ad esempio, può essere prevalentemente in presenza o mista (con una parte a distanza, fino al 50% del totale escluse le attività di tirocinio). Anche i costi rappresentano una variabile importante: il DPCM ha fissato un tetto massimo di 2.500 euro per i percorsi da 60 CFU e di 2.000 euro per quelli ridotti, ma alcuni atenei offrono tariffe più basse o agevolazioni basate sull’ISEE. Infine, è consigliabile informarsi sui rapporti dell’ateneo con le scuole del territorio per il tirocinio, un elemento chiave per un’esperienza formativa di qualità.
Analizzare il Piano di Studi: Tra Tradizione e Innovazione
Un buon piano di studi è quello che trova un equilibrio tra i fondamenti teorici e le applicazioni pratiche, integrando la tradizione culturale con le metodologie didattiche più innovative. Per le scienze umane, questo significa affiancare allo studio dei classici del pensiero filosofico e pedagogico, laboratori su temi come la didattica digitale, l’inclusione scolastica per BES e DSA, e la gestione della classe. La struttura del percorso formativo è normata a livello nazionale, ma ogni università personalizza l’offerta. I piani di studio devono includere almeno 10 CFU in area pedagogica e un minimo di 20 CFU di tirocinio diretto e indiretto.
Quando si analizza un piano di studi, è importante verificare la coerenza tra gli insegnamenti proposti e gli obiettivi del concorso per docenti. Ad esempio, la presenza di moduli dedicati alla progettazione di unità di apprendimento (UDA) o all’uso delle tecnologie per l’insegnamento può fare la differenza. La tradizione umanistica, radicata nella cultura mediterranea, offre una base solida per sviluppare il pensiero critico, ma deve essere arricchita da competenze che preparino ad affrontare le sfide di una società complessa e multiculturale. Scegliere un percorso che valorizzi entrambi gli aspetti è fondamentale per diventare un insegnante completo e consapevole.
Il Contesto Europeo e la Cultura Mediterranea
L’abilitazione all’insegnamento ottenuta in Italia apre porte non solo nel mercato nazionale, ma fornisce anche competenze spendibili in un contesto europeo più ampio. Le scienze umane, con il loro focus sulla persona, sulla società e sulla cultura, offrono una preparazione versatile. Un percorso formativo che valorizza la cultura mediterranea — intesa come patrimonio di pensiero, dialogo e incontro tra civiltà — può rappresentare un punto di forza. Questa eredità culturale insegna a comprendere la complessità, a valorizzare le differenze e a promuovere un’educazione interculturale, competenze sempre più richieste nelle scuole europee.
L’approccio pedagogico italiano, che integra tradizione e innovazione, può essere un modello di interesse anche all’estero. La capacità di gestire classi eterogenee, di promuovere l’inclusione e di utilizzare la didattica laboratoriale sono abilità che trascendono i confini nazionali. Un docente formato in questo contesto è preparato non solo a insegnare la propria disciplina, ma anche a essere un educatore capace di formare cittadini consapevoli e aperti al mondo. L’abilitazione diventa così una qualifica che, pur radicata in un contesto specifico, dialoga con le tendenze pedagogiche internazionali.
Consigli Pratici per Futuri Insegnanti
Affrontare il percorso dei 60 CFU richiede pianificazione e strategia. Il primo passo è assicurarsi di possedere tutti i requisiti di accesso per la classe di concorso A-18, verificando che il proprio piano di studi universitario includa tutti i crediti necessari nei settori scientifico-disciplinari richiesti (M-FIL, M-PED, M-PSI, SPS). In caso di debiti formativi, è necessario colmarli prima di iscriversi al percorso abilitante. Una volta ammessi, è cruciale vivere il percorso non come una serie di esami da superare, ma come un’opportunità di crescita.
Il tirocinio, ad esempio, è il cuore dell’esperienza formativa. È il momento in cui la teoria si confronta con la realtà della classe. Scegliere con cura la scuola ospitante e mostrarsi proattivi, collaborando con il tutor e partecipando attivamente alla vita scolastica, permette di massimizzare l’apprendimento. Un altro consiglio è quello di fare rete con i colleghi di corso e con i docenti universitari. Il confronto e lo scambio di idee sono preziosi per sviluppare una propria identità professionale. Infine, è importante ricordare che l’abilitazione è un punto di partenza: la formazione di un insegnante dura tutta la vita e richiede curiosità, passione e un costante desiderio di aggiornamento.
Conclusioni
La scelta del percorso abilitante da 60 CFU per le scienze umane e la pedagogia è un momento cruciale che definisce il futuro professionale di un aspirante docente. La riforma ha introdotto un sistema più strutturato e professionalizzante, che richiede una decisione informata e consapevole. Valutare attentamente l’offerta degli atenei, analizzare i piani di studio e comprendere il valore di una formazione che unisce la ricchezza della tradizione culturale mediterranea con le più moderne strategie didattiche è la chiave per trasformare questo percorso in un solido trampolino di lancio per una carriera di successo.
L’obiettivo non è solo ottenere un titolo, ma diventare educatori capaci di ispirare le nuove generazioni, promuovendo il pensiero critico e la passione per la conoscenza. Un insegnante di scienze umane oggi ha il compito di formare cittadini consapevoli, in grado di orientarsi in un mondo complesso e in rapida trasformazione. Il percorso dei 60 CFU, se affrontato con impegno e visione strategica, fornisce gli strumenti per raccogliere questa affascinante sfida, aprendo le porte delle aule in Italia e, potenzialmente, in Europa.
Domande frequenti

Cosa sono i percorsi abilitanti da 60 CFU per le scienze umane?
I percorsi abilitanti da 60 CFU sono dei corsi di formazione universitaria introdotti dalla riforma del reclutamento docenti (DPCM 4 agosto 2023) e necessari per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria. Per le scienze umane, il percorso di riferimento è principalmente quello per la classe di concorso A-18 (Filosofia e Scienze Umane). Questi percorsi sono strutturati per fornire competenze teoriche e pratiche, includendo discipline pedagogiche, metodologie didattiche, didattica disciplinare specifica e un tirocinio di almeno 20 CFU.
Quali sono i requisiti per accedere ai percorsi da 60 CFU per la classe A-18?
Per accedere al percorso da 60 CFU per la classe di concorso A-18 (Filosofia e Scienze Umane), è necessario possedere una laurea magistrale idonea (es. LM-51, LM-57, LM-78, LM-85) e aver maturato almeno 96 CFU in specifici settori scientifico-disciplinari (SSD). Questi crediti devono essere così ripartiti: 24 CFU in ambito filosofico e storico (M-FIL, M-STO), 24 CFU in ambito pedagogico (M-PED), 24 CFU in ambito psicologico (M-PSI) e 24 CFU in ambito sociologico (SPS). È fondamentale verificare il proprio piano di studi per assicurarsi di soddisfare pienamente questi requisiti prima dell’iscrizione.
Quanto costano i percorsi abilitanti e come scegliere l’università?
Il costo dei percorsi abilitanti è regolamentato a livello nazionale, con un tetto massimo di 2.500 euro per il percorso completo da 60 CFU e di 2.000 euro per i percorsi ridotti da 30 o 36 CFU. La prova finale ha un costo aggiuntivo massimo di 150 euro. Tuttavia, le singole università possono decidere di applicare tariffe inferiori o prevedere riduzioni basate sull’ISEE. Per scegliere l’ateneo, è consigliabile considerare l’accreditamento ministeriale per la propria classe di concorso, la qualità del corpo docente, le modalità di erogazione della didattica (in presenza o mista) e le convenzioni per il tirocinio.
Che differenza c’è tra i percorsi da 60, 36 e 30 CFU?
La riforma prevede diverse tipologie di percorsi per andare incontro a platee differenti di aspiranti docenti. Il percorso da 60 CFU è quello standard, rivolto principalmente ai neolaureati. Il percorso da 36 CFU è destinato a coloro che hanno già conseguito i 24 CFU secondo il vecchio ordinamento (entro il 31 ottobre 2022). Il percorso da 30 CFU si rivolge a diverse categorie, tra cui docenti già abilitati su un’altra classe di concorso o grado di istruzione, e docenti con almeno tre anni di servizio nelle scuole statali o paritarie.
Il tirocinio è obbligatorio e come si svolge?
Sì, il tirocinio è una parte fondamentale e obbligatoria del percorso abilitante da 60 CFU e corrisponde ad almeno 20 crediti formativi. Si articola in due momenti: il tirocinio diretto, che prevede un impegno di almeno 12 ore in classe per ogni CFU e si svolge presso istituzioni scolastiche convenzionate, e il tirocinio indiretto, che consiste in attività di supervisione, riflessione e rielaborazione dell’esperienza pratica presso la sede universitaria. Questa componente del percorso è essenziale per mettere in pratica le conoscenze teoriche e sviluppare le competenze professionali richieste a un insegnante.
Domande frequenti

I percorsi abilitanti da 60 CFU sono corsi universitari introdotti dalla nuova riforma del reclutamento docenti (DPCM 4 agosto 2023) e sono diventati il requisito standard per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Si rivolgono ai laureati, inclusi quelli in scienze umane e pedagogia, che possiedono un titolo di studio idoneo per l’accesso a una specifica classe di concorso e che aspirano a diventare docenti di ruolo.
Per accedere ai percorsi da 60 CFU per le classi di concorso umanistiche è necessario possedere una laurea magistrale o specialistica (o un titolo equipollente) che sia coerente con la classe di concorso desiderata. È fondamentale verificare che il proprio piano di studi includa tutti i CFU richiesti dalla normativa vigente (DPR 19/2016 e D.M. 259/2017) per quella specifica classe. Possono iscriversi anche gli studenti dei corsi di laurea magistrale che abbiano già maturato almeno 180 CFU.
Sì, ma con delle agevolazioni. I 24 CFU conseguiti entro il 31 ottobre 2022 sono riconosciuti e permettono di abbreviare il percorso. Gli atenei possono riconoscere questi crediti, consentendo all’aspirante docente di completare la formazione con percorsi ridotti, ad esempio da 36 CFU, una volta superato il concorso. Chi non ha ancora vinto un concorso può iscriversi al percorso completo da 60 CFU e chiedere il riconoscimento dei 24 CFU per ridurre il carico formativo.
La scelta dell’ateneo dipende da vari fattori personali e logistici. È importante verificare quali università, incluse quelle telematiche, offrono la classe di concorso di proprio interesse. Bisogna confrontare i piani di studio, le modalità di erogazione (in presenza o fino al 50% a distanza per le lezioni teoriche), i costi (il tetto massimo è 2.500€ per 60 CFU) e la logistica. La scelta tra un ateneo statale o telematico non incide sulla validità del titolo, poiché entrambi devono seguire le stesse regole ministeriali.
Con l’abilitazione ottenuta tramite i 60 CFU, si acquisisce il requisito per partecipare ai concorsi pubblici nazionali per l’insegnamento. Il percorso per il ruolo si articola in tre fasi principali: superamento del concorso pubblico, svolgimento di un anno di prova in servizio con contratto a tempo determinato, e, infine, una valutazione finale che, se positiva, porta all’immissione in ruolo con un contratto a tempo indeterminato.