Chargeback: come riavere i soldi in caso di truffa o disservizio

Hai subito una truffa o un disservizio? Scopri cos'è il chargeback e come funziona la contestazione degli addebiti per recuperare i tuoi soldi in caso di frode.

Nell’era degli acquisti digitali, la sicurezza delle transazioni è diventata una priorità per i consumatori. Che si tratti di un prodotto mai arrivato, di un servizio deludente o, nei casi peggiori, di una vera e propria frode, esiste uno strumento fondamentale di tutela: il chargeback. Questo meccanismo, letteralmente un “addebito all’indietro”, permette di contestare una transazione effettuata con carta di pagamento e, se la richiesta è fondata, di ottenere il rimborso delle somme spese. Si tratta di una procedura gestita direttamente dai circuiti di pagamento come Visa, Mastercard e American Express, in collaborazione con le banche e gli istituti che emettono le carte.

Il chargeback è una garanzia pensata per proteggere chi acquista, specialmente online, da addebiti non autorizzati o da problemi legati a disservizi. Con la crescita esponenziale dell’e-commerce, questo strumento è diventato essenziale per risolvere le controversie tra clienti ed esercenti in modo rapido ed efficace, senza dover necessariamente ricorrere a vie legali. Comprendere come e quando richiederlo è il primo passo per fare acquisti online con maggiore serenità e consapevolezza, trasformando la tradizione mediterranea della fiducia nel commercio in una pratica sicura anche nel mondo digitale.

In Breve (TL;DR)

Il chargeback è un’importante procedura di tutela che consente ai consumatori di contestare un addebito e ottenere il rimborso di una spesa effettuata con carta in caso di frode, disservizio o prodotto non conforme.

Vediamo insieme quali sono i passaggi da seguire con la tua banca o l’emittente della carta per ottenere il rimborso.

Approfondiremo la procedura da seguire e i casi in cui è possibile richiedere lo storno dell’addebito.

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Mano che restituisce una banconota a un consumatore sopra una carta di credito, a simboleggiare il recupero dei fondi tramite
Hai ricevuto un addebito ingiusto? Scopri la procedura di chargeback per recuperare i tuoi soldi in caso di frode o disservizio. Leggi la guida per conoscere i tuoi diritti e come tutelarti.

Cos’è il chargeback e come si differenzia dal rimborso

Spesso confusi, chargeback e rimborso sono due procedure distinte. Il rimborso è un accordo diretto tra cliente e venditore: se non sei soddisfatto del tuo acquisto, contatti l’esercente e, se le sue politiche lo prevedono, ti restituisce il denaro. Il chargeback, invece, entra in gioco quando un dialogo con il venditore non è possibile o non porta a una soluzione. In questo caso, la contestazione viene presentata direttamente alla propria banca o all’emittente della carta. Sarà l’istituto finanziario a farsi intermediario, avviando un’indagine per verificare la legittimità della richiesta.

La differenza sostanziale risiede in chi avvia e gestisce il processo. Mentre il rimborso è un atto volontario del commerciante, il chargeback è una procedura di tutela attivata dal consumatore attraverso il proprio istituto di credito. Questo meccanismo sposta l’onere della prova sull’esercente, che dovrà dimostrare la correttezza della transazione per evitare lo storno dell’importo. Sebbene più lungo e complesso di un semplice rimborso, il chargeback rappresenta una potente rete di sicurezza per il consumatore.

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Quando è possibile richiedere il chargeback

Chargeback: come riavere i soldi in caso di truffa o disservizio - Infografica riassuntiva
Infografica riassuntiva dell’articolo “Chargeback: come riavere i soldi in caso di truffa o disservizio”

Le situazioni che giustificano una richiesta di chargeback sono diverse e mirano a coprire le principali problematiche che possono sorgere durante un acquisto. La casistica più comune riguarda le frodi, come la clonazione della carta o l’uso non autorizzato da parte di terzi. Se noti sull’estratto conto un addebito che non riconosci, hai il diritto di contestarlo. Questo vale anche per errori tecnici, come un addebito duplicato o di importo errato.

Un’altra area di applicazione fondamentale riguarda i disservizi da parte del venditore. Puoi avviare la procedura se:

  • La merce acquistata non è mai stata consegnata.
  • Il prodotto ricevuto è difettoso, danneggiato o non conforme alla descrizione.
  • Un servizio pagato non è stato erogato come pattuito.
È importante sottolineare che, prima di avviare un chargeback per disservizio, è buona norma tentare di risolvere il problema direttamente con l’esercente. La procedura di chargeback dovrebbe essere considerata come un’ancora di salvezza quando le altre vie non hanno dato frutti.
  • La merce acquistata non è mai stata consegnata.
  • Il prodotto ricevuto è difettoso, danneggiato o non conforme alla descrizione.
  • Un servizio pagato non è stato erogato come pattuito.

È importante sottolineare che, prima di avviare un chargeback per disservizio, è buona norma tentare di risolvere il problema direttamente con l’esercente. La procedura di chargeback dovrebbe essere considerata come un’ancora di salvezza quando le altre vie non hanno dato frutti.

  • La merce acquistata non è mai stata consegnata.
  • Il prodotto ricevuto è difettoso, danneggiato o non conforme alla descrizione.
  • Un servizio pagato non è stato erogato come pattuito.

È importante sottolineare che, prima di avviare un chargeback per disservizio, è buona norma tentare di risolvere il problema direttamente con l’esercente. La procedura di chargeback dovrebbe essere considerata come un’ancora di salvezza quando le altre vie non hanno dato frutti.

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La procedura di chargeback passo dopo passo

Avviare una richiesta di chargeback richiede di seguire una procedura precisa, che inizia non appena si rileva l’anomalia. Il primo passo è contattare senza indugio la propria banca o l’istituto che ha emesso la carta. La tempestività è cruciale: la normativa europea, recepita in Italia, prevede un termine massimo di 13 mesi dalla data dell’addebito per disconoscere un’operazione non autorizzata, ma è sempre meglio agire il prima possibile. Per le contestazioni legate a merce non conforme, i termini possono essere più brevi, spesso intorno ai 120 giorni.

Successivamente, dovrai formalizzare la richiesta compilando un apposito modulo fornito dalla banca, allegando tutta la documentazione utile a supportare la tua contestazione. Questo può includere copie di email scambiate con il venditore, foto del prodotto difettoso, ricevute di pagamento e, in caso di frode, la denuncia presentata alle autorità competenti. Una volta inviata la richiesta, la banca avvia un’indagine che coinvolge anche l’istituto di credito dell’esercente. I tempi di risoluzione possono variare da 30 a 90 giorni, durante i quali l’esercente ha la possibilità di presentare prove a sua discolpa.

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Il contesto normativo europeo e italiano

La tutela dei consumatori nei pagamenti digitali è un pilastro della normativa europea, in particolare con la Direttiva sui Servizi di Pagamento (PSD2). Questa direttiva ha rafforzato la sicurezza delle transazioni, introducendo requisiti come la Strong Customer Authentication (SCA) e definendo chiaramente le responsabilità degli intermediari finanziari in caso di frode. Secondo la normativa, in caso di operazione non autorizzata, la banca è tenuta a rimborsare immediatamente l’importo al cliente, a meno che non possa dimostrare una colpa grave o un comportamento fraudolento da parte del titolare della carta.

In Italia, il Decreto Legislativo n. 11/2010 recepisce queste tutele, disciplinando la procedura di contestazione degli addebiti. È fondamentale sapere che, mentre il chargeback è una procedura consolidata per le carte di credito, per le carte di debito (come il Bancomat) la sua applicazione potrebbe non essere sempre garantita nel contesto italiano, a differenza di altri paesi UE. In caso di controversie irrisolte con la propria banca, i consumatori possono rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), un sistema di risoluzione stragiudiziale delle dispute che offre una soluzione rapida e a basso costo.

Innovazione e tradizione nella gestione delle dispute

L’aumento delle frodi online, che secondo recenti statistiche sono in costante crescita, rende la conoscenza di strumenti come il chargeback più importante che mai. Nel 2024, si stima che milioni di italiani siano stati vittime di truffe, con danni economici considerevoli. Questo scenario evidenzia la necessità di un approccio che combini innovazione tecnologica e consapevolezza. Le banche e i circuiti di pagamento investono continuamente in sistemi di sicurezza avanzati, ma la prima linea di difesa resta un consumatore informato e attento.

La cultura mediterranea, basata storicamente sulla stretta di mano e sulla fiducia interpersonale, si scontra e si integra con la natura impersonale del commercio elettronico. Il chargeback agisce come un ponte tra questi due mondi: una sorta di “stretta di mano digitale” garantita da un’entità terza, che ripristina l’equilibrio quando la fiducia viene a mancare. Saper utilizzare questo strumento significa abbracciare l’innovazione dei pagamenti online sicuri senza rinunciare alla tranquillità di una transazione protetta, unendo la prudenza della tradizione con le opportunità del futuro.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

Il chargeback si conferma uno strumento di tutela imprescindibile per chiunque utilizzi carte di pagamento, specialmente nell’ambito degli acquisti online. Offre una risposta concreta ed efficace in situazioni spiacevoli come frodi, transazioni non autorizzate o gravi disservizi da parte dei venditori. Conoscere i propri diritti e le procedure corrette per avviare una contestazione è il primo passo per fare acquisti in modo più sicuro e consapevole. La normativa europea, con la PSD2, ha tracciato un percorso chiaro per rafforzare la protezione dei consumatori, responsabilizzando gli istituti finanziari e promuovendo la trasparenza. Ricorda di agire sempre con tempestività, conservare tutta la documentazione relativa ai tuoi acquisti e non esitare a contattare la tua banca di fronte a qualsiasi anomalia. In un mercato digitale in continua evoluzione, essere un consumatore informato è la migliore garanzia per i tuoi soldi.

Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Quanto tempo ho per chiedere un chargeback?

I tempi per richiedere un chargeback non sono fissi, ma variano a seconda del circuito della carta (es. Visa, Mastercard) e delle condizioni contrattuali della tua banca. Generalmente, il periodo utile va da 60 a 120 giorni dalla data della transazione o dalla data prevista di consegna del bene. È fondamentale agire con tempestività e verificare le scadenze specifiche previste dal proprio istituto di credito.

Il chargeback è una procedura gratuita?

Per il consumatore che avvia la richiesta, la procedura di chargeback è generalmente gratuita. Tuttavia, per l’esercente (il venditore), un chargeback comporta dei costi. Oltre alla perdita dell’incasso, la banca addebita al venditore delle commissioni per la gestione della pratica. Un numero elevato di chargeback può rappresentare un costo significativo per le aziende.

Cosa succede se il venditore si oppone al chargeback?

Se il venditore si oppone alla richiesta di chargeback, deve fornire alla propria banca delle prove che dimostrino la legittimità dell’addebito (ad esempio, prova di spedizione, conferma di avvenuta erogazione del servizio). A questo punto, la banca del cliente valuta le prove fornite da entrambe le parti. Se le prove del venditore sono convincenti, il chargeback può essere annullato. In caso contrario, lo storno viene confermato e il rimborso al cliente diventa definitivo.

Posso chiedere un chargeback per un pagamento fatto con PayPal?

La procedura è leggermente diversa. Se hai usato PayPal, la prima cosa da fare è aprire una contestazione all’interno del ‘Centro Risoluzioni’ di PayPal. Se non trovi una soluzione con il venditore, puoi convertire la contestazione in reclamo. In parallelo, se il pagamento su PayPal è stato effettuato tramite una carta di credito associata, puoi avviare una procedura di chargeback direttamente con la società emittente della carta. In questo caso, PayPal non decide l’esito, ma fornisce le informazioni sulla transazione all’emittente della carta, che prenderà la decisione finale.

La banca può rifiutare la mia richiesta di chargeback?

Sì, la banca può rifiutare una richiesta di chargeback. Questo può accadere se la richiesta viene presentata oltre i termini massimi, se non rientra nelle casistiche previste (es. semplice ripensamento), o se la documentazione fornita dal cliente è insufficiente o non convincente. È essenziale dimostrare di aver prima tentato di risolvere il problema direttamente con il venditore e fornire alla banca tutte le prove necessarie per sostenere la propria richiesta.

Fonti e Approfondimenti

disegno di un ragazzo seduto con un laptop sulle gambe che ricerca dal web le fonti per scrivere un post
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