La riforma della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti ha introdotto i percorsi abilitanti da 60 CFU, un passaggio fondamentale per chi aspira a insegnare Scienze Naturali e Chimica nelle scuole secondarie italiane. Questa guida offre una panoramica completa per orientarsi nella scelta dell’ateneo e del piano di studi, analizzando il contesto normativo, le opportunità nel mercato europeo e il valore di un approccio didattico che unisca tradizione e innovazione, con un forte richiamo alla cultura mediterranea.
Scegliere il percorso giusto significa non solo ottenere un’abilitazione, ma costruire le fondamenta per una carriera solida e ricca di soddisfazioni. È un investimento sul proprio futuro professionale che richiede un’attenta valutazione di molteplici fattori: dalla qualità dell’offerta formativa alla coerenza del piano di studi con le proprie aspirazioni, fino alle prospettive occupazionali in un contesto sempre più globale.
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Il quadro normativo dei 60 CFU per Scienze e Chimica
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 4 agosto 2023 ha delineato la struttura dei nuovi percorsi di formazione iniziale per i docenti. Questi percorsi, gestiti dalle università e dalle istituzioni AFAM, sono progettati per fornire le competenze necessarie all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Per le discipline scientifiche, le principali classi di concorso di riferimento sono la A050 – Scienze naturali, chimiche e biologiche per le scuole superiori e la A028 – Matematica e Scienze per le scuole medie. La normativa stabilisce che per accedere a questi percorsi è necessario possedere un titolo di studio idoneo, come una laurea magistrale coerente con la classe di concorso desiderata. È cruciale verificare che il proprio piano di studi universitario soddisfi i requisiti specifici in termini di CFU in determinati settori scientifico-disciplinari (SSD).
Struttura e costi dei percorsi formativi
I percorsi da 60 CFU sono articolati in diverse aree formative per garantire una preparazione completa. La struttura prevede tipicamente una combinazione di insegnamenti di area comune, didattica disciplinare specifica per la classe di concorso, e un tirocinio. In particolare, il percorso include discipline pedagogiche, psico-socio-antropologiche, competenze linguistiche e digitali, metodologie didattiche e legislazione scolastica. Una parte significativa, pari a 20 CFU, è dedicata al tirocinio, che può essere diretto (nelle scuole) e indiretto (supervisione accademica). Per quanto riguarda i costi, il DPCM ha fissato un tetto massimo di 2.500 euro per i percorsi completi da 60 CFU e di 2.000 euro per quelli ridotti. Tuttavia, le università hanno la facoltà di proporre tariffe inferiori e di prevedere agevolazioni basate sull’ISEE. La prova finale, che ha un costo massimo di 150 euro, consiste in una prova scritta e una lezione simulata.
Come scegliere l’ateneo giusto
La scelta dell’università è un momento decisivo nel percorso di un aspirante docente. È fondamentale non limitarsi a una valutazione basata sulla vicinanza geografica, ma analizzare attentamente l’offerta formativa. Diversi atenei in tutta Italia hanno ricevuto l’accreditamento dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per erogare i percorsi abilitanti per la classe di concorso A050 e altre classi scientifiche. È consigliabile consultare i siti web delle singole università per verificare le classi di concorso attivate e i relativi bandi. Alcuni atenei, incluse le università telematiche, offrono la possibilità di frequentare una parte delle lezioni a distanza, fino a un massimo del 50% (esclusi tirocini e laboratori), una flessibilità importante per studenti lavoratori o fuori sede.
Valutare il piano di studi: tra tradizione e innovazione
Un buon piano di studi deve equilibrare i fondamenti disciplinari con le più recenti metodologie didattiche. Per le scienze naturali e la chimica, questo significa affiancare alla solida conoscenza teorica un approccio pratico e laboratoriale. Analizzando i piani di studio proposti dai vari atenei, come quelli dell’Università di Chieti-Pescara o dell’Università di Ferrara, si nota un’attenzione crescente verso la didattica delle discipline. Questo include moduli su come progettare unità di apprendimento efficaci, utilizzare le tecnologie digitali in classe e valutare l’apprendimento in modo formativo. Un elemento qualificante è la presenza di insegnamenti che promuovono l’innovazione didattica, come il metodo IBSE (Inquiry-Based Science Education), il cooperative learning e la flipped classroom, strategie che mettono lo studente al centro del processo di apprendimento.
Il valore della cultura mediterranea nell’insegnamento delle scienze
Insegnare le scienze in Italia offre l’opportunità unica di integrare i contenuti con il ricco patrimonio naturale e culturale del Mediterraneo. Un piano di studi che valorizza questo legame può arricchire enormemente l’esperienza formativa degli studenti. Pensiamo, ad esempio, a come lo studio della biologia marina possa essere contestualizzato nel Mar Mediterraneo, o come la geologia possa esplorare la vulcanologia attiva del nostro territorio. Questo approccio non solo rende l’apprendimento più significativo, ma promuove anche una maggiore consapevolezza ambientale e un senso di appartenenza. L’insegnante diventa un mediatore culturale, capace di connettere la conoscenza scientifica globale con le specificità locali, una competenza sempre più apprezzata anche in contesti internazionali.
Un esempio pratico: Geologia e tradizione locale
Immaginiamo un’unità didattica sulla petrografia. Invece di limitarsi a una classificazione astratta delle rocce, un docente potrebbe organizzare un’uscita didattica in una cava di marmo locale o in un’area vulcanica. Gli studenti potrebbero analizzare campioni, ricostruire la storia geologica del territorio e scoprire come quelle stesse rocce siano state utilizzate nell’architettura e nell’arte della loro regione. Questo approccio interdisciplinare, che lega scienza, storia e arte, incarna perfettamente l’unione tra tradizione e innovazione. Si parte da un elemento della cultura materiale locale per esplorare concetti scientifici universali, stimolando la curiosità e un apprendimento duraturo.
Prospettive nel mercato europeo
L’abilitazione all’insegnamento conseguita in Italia è un titolo professionale che può aprire le porte anche al mercato del lavoro europeo. La Direttiva 2013/55/UE, recepita in Italia, facilita il riconoscimento delle qualifiche professionali tra gli Stati membri. Un docente abilitato in Italia può richiedere il riconoscimento del proprio titolo in un altro paese dell’Unione Europea per accedere alla professione. Sebbene il processo possa richiedere il superamento di misure compensative, come una prova attitudinale o un tirocinio, per colmare eventuali differenze formative, l’abilitazione italiana rappresenta una solida base di partenza. La crescente richiesta di docenti qualificati in materie STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics) in tutta Europa rende la specializzazione in scienze un profilo molto ricercato. Un’ottima preparazione disciplinare, unita a competenze didattiche innovative e a una buona conoscenza delle lingue, può aumentare significativamente le opportunità professionali oltre i confini nazionali.
Conclusioni
La scelta del percorso abilitante da 60 CFU per le scienze naturali e la chimica è un passo cruciale che richiede un’analisi attenta e informata. È essenziale valutare i requisiti di accesso, confrontare l’offerta formativa dei diversi atenei e analizzare in dettaglio i piani di studio. Un percorso di qualità dovrebbe bilanciare una solida preparazione teorica con metodologie didattiche innovative, incoraggiando un approccio laboratoriale e interdisciplinare. Valorizzare il contesto culturale mediterraneo può trasformare l’insegnamento in un’esperienza più ricca e significativa, preparando gli studenti a diventare cittadini consapevoli. Infine, l’abilitazione ottenuta non solo apre le porte alla docenza in Italia, ma, grazie alle normative europee, può rappresentare un passaporto per una carriera internazionale, in un mercato del lavoro sempre più alla ricerca di competenze scientifiche e didattiche di alto livello. La partecipazione a un concorso per scienze e chimica rappresenta il passo successivo per mettere a frutto l’abilitazione conseguita.
Domande frequenti

Quali sono i requisiti di accesso per i percorsi da 60 CFU in Scienze Naturali e Chimica?
Per accedere ai percorsi abilitanti da 60 CFU per classi di concorso come la A050 (Scienze naturali, chimiche e biologiche), è generalmente richiesta una laurea magistrale o a ciclo unico, oppure un diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, che sia coerente con la classe di concorso. È fondamentale che il titolo di studio possieda tutti i crediti formativi universitari (CFU) nei settori scientifico-disciplinari (SSD) richiesti dalla normativa vigente (DPR 19/2016 e DM 259/2017) per la specifica classe di concorso. Gli atenei, al momento dell’iscrizione, richiedono un’autocertificazione del possesso di tali requisiti.
Quanto costano i percorsi abilitanti e ci sono agevolazioni?
Il costo dei percorsi abilitanti è regolamentato dal DPCM del 4 agosto 2023, che fissa un tetto massimo di 2.500 euro per i corsi da 60 CFU e di 2.000 euro per i percorsi ridotti da 30 o 36 CFU. La prova finale ha un costo a parte, con un massimale di 150 euro. Le singole università hanno l’autonomia di stabilire costi inferiori a questi tetti massimi. Molti atenei, come l’Università di Bologna e l’Università di Pisa, hanno inoltre previsto sistemi di rateizzazione e di riduzione delle tasse in base all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), per agevolare gli studenti con redditi più bassi.
È possibile frequentare i corsi da 60 CFU a distanza?
Sì, la normativa consente una certa flessibilità nella modalità di frequenza. Fino al 50% del totale delle ore di lezione può essere svolto in modalità telematica sincrona. Questa opzione, tuttavia, non si applica alle attività di tirocinio e di laboratorio, che devono essere svolte obbligatoriamente in presenza. È richiesta una frequenza minima del 70% per ogni attività formativa per poter essere ammessi alla prova finale. Questa modalità mista è pensata per venire incontro alle esigenze di studenti lavoratori e fuori sede.
Come è strutturata la prova finale del percorso da 60 CFU?
La prova finale per il conseguimento dell’abilitazione è composta da due parti: una prova scritta e una lezione simulata. La prova scritta consiste in un’analisi critica di episodi, casi o problematiche verificatisi durante il tirocinio. La lezione simulata, il cui tema viene comunicato dalla commissione con 48 ore di anticipo, ha una durata massima definita e serve a valutare le competenze didattiche e metodologiche del candidato. Per superare l’esame e ottenere l’abilitazione, è necessario conseguire un punteggio di almeno 7/10 in entrambe le prove. La commissione è solitamente composta da docenti universitari e da un membro esterno, come un dirigente scolastico o un tutor.
L’abilitazione italiana è valida anche all’estero?
Sì, l’abilitazione all’insegnamento conseguita in Italia è una qualifica professionale riconosciuta all’interno dell’Unione Europea, secondo la Direttiva 2013/55/UE. Un docente abilitato in Italia può presentare una richiesta di riconoscimento del proprio titolo nello Stato membro in cui intende lavorare. L’autorità competente del paese ospitante valuterà la corrispondenza tra la formazione italiana e quella richiesta localmente. In caso di differenze significative, potrebbe essere richiesto di superare delle misure compensative, come una prova attitudinale o un periodo di tirocinio, per integrare le competenze mancanti.
Domande frequenti

Per accedere ai percorsi da 60 CFU per classi di concorso come la A050 (Scienze naturali, chimiche e biologiche), è necessario possedere una laurea magistrale (o specialistica/vecchio ordinamento) che dia accesso a quella specifica classe. È fondamentale verificare che il proprio piano di studi soddisfi tutti i requisiti di CFU in specifici settori scientifico-disciplinari, come previsto dalle tabelle ministeriali (DPR 19/2016 e successivi aggiornamenti). Possono iscriversi anche studenti dei corsi di laurea magistrale che abbiano già acquisito almeno 180 CFU.
No, la normativa non prevede una frequenza totalmente online per i percorsi da 60 CFU. È consentita una modalità telematica sincrona per un massimo del 50% delle ore totali. Le attività di tirocinio diretto e indiretto, così come i laboratori, richiedono obbligatoriamente la presenza fisica. Solo alcuni percorsi specifici, come quelli da 30 CFU per chi è già abilitato, possono essere svolti interamente online.
Se il numero di domande supera i posti autorizzati dal Ministero per un determinato ateneo e una specifica classe di concorso, le università procedono con una selezione. Non è previsto un test di ammissione, ma una selezione per titoli e servizio. Viene stilata una graduatoria basata su criteri come il voto di laurea, il possesso di dottorati, certificazioni e il servizio prestato nella scuola. Esistono inoltre delle quote di riserva per determinate categorie, come i docenti con almeno tre anni di servizio.
Sì, i 24 CFU conseguiti entro il 31 ottobre 2022 sono riconosciuti. Chi li possiede può iscriversi a percorsi formativi abbreviati, ad esempio da 36 CFU, per completare la formazione e raggiungere i 60 CFU totali necessari per l’abilitazione. L’ateneo scelto valuterà la coerenza dei CFU posseduti con il nuovo percorso e disporrà il riconoscimento, fermo restando l’obbligo di svolgere almeno 10 CFU di tirocinio diretto.
L’abilitazione ottenuta con i 60 CFU è il requisito fondamentale per partecipare ai concorsi pubblici nazionali per l’assunzione a tempo indeterminato. Il passo successivo è quindi superare un concorso a cattedra per la propria classe di concorso. I vincitori del concorso saranno poi assunti per un anno di prova in servizio, che si conclude con una valutazione finale prima dell’immissione in ruolo definitiva.
Fonti e Approfondimenti
