Ogni giorno la nostra casella di posta elettronica è un viavai di comunicazioni, un po’ come una piazza di paese durante il mercato settimanale. Ci sono messaggi di lavoro, newsletter a cui siamo iscritti e comunicazioni personali. In mezzo a questo flusso, però, si nascondono anche messaggi ingannevoli, tentativi di truffa noti come phishing. Come possiamo distinguere un mittente affidabile da un impostore? La risposta risiede in tre sigle dall’aspetto tecnico, ma dal funzionamento intuitivo: SPF, DKIM e DMARC. Immaginiamoli come dei documenti di identità digitali che permettono di verificare l’autenticità di chi ci scrive, unendo la tradizione della fiducia a un’innovazione tecnologica indispensabile per la nostra sicurezza.
Questi protocolli non sono concetti astratti per soli addetti ai lavori. Al contrario, rappresentano la prima linea di difesa contro le frodi informatiche. Comprendere il loro funzionamento significa dotarsi degli strumenti per navigare con maggiore consapevolezza nel mondo digitale. Questo articolo nasce con l’obiettivo di tradurre questi termini tecnici in un linguaggio semplice e diretto, per aiutare chiunque, indipendentemente dalle proprie competenze informatiche, a proteggere la propria vita digitale. Impareremo insieme a riconoscere i segnali di un’email sospetta, trasformando la nostra casella di posta in un luogo più sicuro.
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Clicca qui per iscrivertiOra che hai compreso l’importanza di SPF e DKIM per riconoscere le email potenzialmente dannose, fai il passo successivo per proteggere la tua organizzazione. Scopri le nostre soluzioni di sicurezza informatica e difendi la tua azienda dalle minacce digitali.

Perché la fiducia nell’email è come una stretta di mano
Nella cultura mediterranea, una stretta di mano ha sempre sigillato un accordo, rappresentando un patto di fiducia. Nel mondo digitale, questa fiducia è altrettanto fondamentale, ma molto più fragile. Il pericolo più comune è lo spoofing, una tecnica con cui un malintenzionato falsifica l’indirizzo del mittente per far sembrare che l’email provenga da una fonte attendibile, come la nostra banca, un corriere o persino un collega. L’obiettivo è quasi sempre quello di indurci a compiere azioni dannose, come rivelare password o dati finanziari. Questa minaccia è tutt’altro che rara; anzi, è una delle principali cause di incidenti informatici.
I dati confermano la serietà del problema. Secondo il rapporto Clusit 2024, in Italia gli attacchi informatici sono aumentati del 65% rispetto all’anno precedente, e il phishing rappresenta una delle tecniche più diffuse. Questa statistica allarmante evidenzia come la capacità di verificare l’identità del mittente non sia più un’opzione, ma una necessità. Proprio come non aprireste la porta di casa a uno sconosciuto, è fondamentale imparare a non “aprire” email da mittenti non verificati. I protocolli di autenticazione come SPF e DKIM sono gli strumenti che ci permettono di fare proprio questo: controllare chi bussa alla nostra porta digitale.
SPF: il controllore dei passaporti digitali
Il protocollo SPF (Sender Policy Framework) può essere immaginato come un rigoroso controllore di passaporti al confine digitale. In termini semplici, il proprietario di un dominio (ad esempio, `miabanca.it`) pubblica una lista ufficiale di “postini” autorizzati, ovvero i server di posta che hanno il permesso di inviare email a suo nome. Questa lista è pubblica e registrata nel sistema dei nomi di dominio (DNS), una sorta di elenco telefonico di Internet. Quando riceviamo un’email, il nostro provider di posta (come Gmail o Outlook) controlla l’indirizzo IP del server che l’ha inviata e lo confronta con la lista autorizzata dal dominio del mittente.
Se l’indirizzo IP del server mittente è presente nella lista SPF, il “passaporto” viene timbrato e l’email è considerata legittima. In caso contrario, il server di posta la etichetta come sospetta, segnalandola o, in alcuni casi, bloccandola prima ancora che raggiunga la nostra casella di posta in arrivo. Questo meccanismo è una prima, fondamentale barriera contro lo spoofing. Impedisce a un truffatore di usare un server non autorizzato per inviare email fingendo di essere la nostra banca, perché il suo “passaporto digitale” risulterebbe immediatamente non valido. È un sistema basato sulla trasparenza e sulla verifica, un pilastro per costruire un ambiente email più sicuro.
DKIM: il sigillo di cera nell’era digitale
Se l’SPF controlla chi può spedire un messaggio, il DKIM (DomainKeys Identified Mail) agisce come un sigillo di cera su una lettera antica, garantendone l’autenticità e l’integrità. Questo protocollo aggiunge una firma digitale univoca all’intestazione di ogni email inviata. La firma viene creata utilizzando una chiave privata, segreta e nota solo al server del mittente. La chiave pubblica corrispondente, invece, è accessibile a tutti tramite i record DNS del dominio, proprio come l’elenco SPF. Quando l’email arriva a destinazione, il server del destinatario utilizza la chiave pubblica per verificare la firma digitale.
Se la verifica ha successo, significa due cose fondamentali. Primo, l’email proviene effettivamente dal dominio dichiarato, poiché solo il legittimo proprietario possiede la chiave privata per creare quella specifica firma. Secondo, il contenuto del messaggio non è stato alterato durante il tragitto. Qualsiasi modifica, anche minima, invaliderebbe la firma, proprio come un sigillo di cera rotto rivelerebbe che la lettera è stata aperta. Il DKIM, quindi, non solo autentica il mittente, ma protegge anche l’integrità del messaggio, assicurandoci che ciò che leggiamo sia esattamente ciò che è stato scritto, senza manomissioni.
SPF e DKIM insieme: una squadra per la tua sicurezza
SPF e DKIM sono potenti, ma danno il meglio di sé quando lavorano in squadra. Utilizzarli entrambi è come indossare sia la cintura che le bretelle: una doppia garanzia di sicurezza. L’SPF si assicura che l’email provenga da un “ufficio postale” autorizzato, mentre il DKIM garantisce che il “sigillo” sulla busta sia autentico e non sia stato manomesso. Insieme, forniscono una prova molto più robusta dell’identità del mittente. Per completare questa squadra di sicurezza, interviene un terzo protocollo: il DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting, and Conformance).
Il DMARC agisce come un supervisore che, basandosi sui risultati dei controlli SPF e DKIM, dà istruzioni precise al server di posta ricevente su come trattare le email che falliscono i test. Il proprietario del dominio può decidere se i messaggi non autenticati debbano essere messi in quarantena (nella cartella spam), rifiutati del tutto, o semplicemente monitorati. Questo trio di protocolli è oggi lo standard di riferimento per la sicurezza della posta elettronica e rappresenta un’arma formidabile per le aziende che vogliono proteggere la propria reputazione e per gli utenti che desiderano una casella di posta più pulita e sicura. Molte delle email che non superano questi controlli vengono bloccate automaticamente, come spiegato nella guida per filtrare lo spam in modo efficace.
Come riconoscere un’email sospetta su Gmail e Outlook
I principali provider di posta elettronica, come Gmail e Outlook, ci aiutano a identificare i messaggi potenzialmente pericolosi attraverso segnali visivi chiari. Su Gmail, il segnale più evidente è un punto interrogativo rosso accanto al nome del mittente. Questo simbolo indica che Gmail non è riuscito a verificare l’identità del mittente tramite SPF o DKIM. Se vedete questo avviso, specialmente in un’email che vi chiede dati personali o di cliccare su link, la prudenza è d’obbligo. Potrebbe trattarsi di un tentativo di phishing. È fondamentale imparare a riconoscere e segnalare le email truffa per proteggere i propri dati.
Anche Outlook implementa sistemi di avviso simili, spesso mostrando un banner nella parte superiore dell’email che mette in guardia sulla difficoltà di verificare l’identità del mittente. Oltre a questi indicatori, un altro segnale di allarme è la mancanza del logo del brand (tecnologia BIMI), che le aziende verificate spesso mostrano accanto al loro nome. Prestare attenzione a questi dettagli è un’abitudine semplice ma potente. Se un’email che sembra provenire dalla vostra banca o da un servizio online presenta questi segnali, non cliccate su alcun link. Contattate direttamente l’azienda tramite i suoi canali ufficiali per verificare la comunicazione e considerate di blindare la tua Gmail con l’autenticazione a due fattori per un ulteriore livello di protezione.
Il mercato italiano e la sfida della sicurezza email
In Italia, il tessuto economico è composto in gran parte da piccole e medie imprese (PMI), che sono spesso bersagli privilegiati degli attacchi informatici perché ritenute meno strutturate in termini di sicurezza. Il Rapporto Clusit 2024 evidenzia che il settore manifatturiero e quello governativo sono tra i più colpiti nel nostro Paese. Per queste realtà, un attacco di phishing andato a buon fine non significa solo una potenziale perdita economica, ma anche un grave danno alla reputazione e alla fiducia dei clienti. Adottare protocolli come SPF, DKIM e DMARC non è più un lusso tecnologico, ma un investimento strategico per la continuità aziendale e la protezione del proprio marchio.
Le istituzioni stesse, come l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), promuovono attivamente l’adozione di standard di sicurezza per la Pubblica Amministrazione e per le imprese. L’obiettivo è creare un ecosistema digitale nazionale più robusto e resiliente. In questo contesto, anche la Posta Elettronica Certificata (PEC), molto diffusa in Italia, si sta evolvendo con sistemi di autenticazione più forti per garantire il valore legale delle comunicazioni. Per un’azienda, configurare correttamente questi protocolli è un passo fondamentale che comunica professionalità e attenzione alla sicurezza, elementi sempre più apprezzati in un mercato competitivo. Questa attenzione si riflette anche in dettagli come creare firme email professionali, che contribuiscono a un’immagine aziendale coerente e affidabile.
Conclusioni

Navigare nel mondo della posta elettronica può sembrare complesso, ma comprendere i meccanismi di base che garantiscono la nostra sicurezza è più semplice di quanto si pensi. SPF, DKIM e DMARC non sono più solo sigle per esperti di tecnologia, ma veri e propri alleati nella nostra vita digitale quotidiana. Abbiamo visto come l’SPF agisca da controllore di passaporti, il DKIM da sigillo di garanzia e il DMARC da supervisore inflessibile. Insieme, formano una barriera efficace contro le minacce sempre più sofisticate come il phishing e lo spoofing.
L’adozione di questi protocolli, unita a una maggiore consapevolezza dei segnali di pericolo, come il punto interrogativo rosso su Gmail, ci permette di trasformare la nostra casella di posta da potenziale punto debole a fortezza sicura. In un contesto come quello italiano, dove la fiducia e la reputazione sono valori centrali sia nelle relazioni personali che in quelle commerciali, proteggere la propria identità digitale è un dovere verso se stessi e verso gli altri. Essere utenti informati è il primo e più importante passo per un’esperienza online serena e protetta.
Ora che hai compreso l’importanza di SPF e DKIM per riconoscere le email potenzialmente dannose, fai il passo successivo per proteggere la tua organizzazione. Scopri le nostre soluzioni di sicurezza informatica e difendi la tua azienda dalle minacce digitali.
Domande frequenti

Il punto interrogativo rosso in Gmail indica che il messaggio non ha superato i controlli di autenticazione. In pratica, Gmail non è riuscita a verificare con certezza che l’email provenga davvero dal mittente dichiarato, perché non sono stati configurati correttamente i protocolli di sicurezza come SPF (Sender Policy Framework) o DKIM (DomainKeys Identified Mail). Sebbene un’email con questo simbolo non sia automaticamente pericolosa, è un avviso importante che ti invita a prestare la massima attenzione: non cliccare su link, non scaricare allegati e non fornire dati personali.
SPF e DKIM sono due sistemi che proteggono la tua casella di posta, un po’ come dei controlli di sicurezza per le lettere. L’SPF (Sender Policy Framework) è come una lista di postini autorizzati: il proprietario di un dominio (es. @azienda.it) dichiara quali server possono spedire email a suo nome. Il DKIM (DomainKeys Identified Mail), invece, è come un sigillo di cera su una busta: aggiunge una firma digitale nascosta all’email, che garantisce che il contenuto non sia stato modificato durante il viaggio. Insieme, questi due protocolli aiutano i provider come Gmail a verificare che un’email sia autentica e non un tentativo di truffa.
Riconoscere un’email di phishing richiede attenzione a diversi dettagli. Innanzitutto, controlla con cura l’indirizzo del mittente, che spesso imita quello di aziende famose ma con lievi differenze. Diffida dei messaggi che usano un linguaggio allarmistico o creano un senso di urgenza, spingendoti ad agire in fretta. Fai attenzione a errori di grammatica o di ortografia e a saluti generici invece del tuo nome. Soprattutto, non cliccare su link sospetti (puoi passarci sopra il mouse senza cliccare per vedere l’indirizzo reale) e non scaricare mai allegati da mittenti sconosciuti o dubbi.
No, per un account di posta personale fornito da grandi provider come Gmail, Outlook o Yahoo, non devi fare nulla. Sono i provider stessi a gestire la configurazione di SPF, DKIM e altre misure di sicurezza per garantire che le tue email siano protette e autenticate. La configurazione di questi record DNS è invece un’operazione che riguarda chi possiede un dominio personalizzato (ad esempio, nome@miodominio.it) e lo usa per inviare email, come aziende, professionisti o chi gestisce un sito web.
SPF e DKIM sono fondamentali, ma non sono sufficienti da soli per una protezione completa. Funzionano al meglio quando sono abbinati al DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting, and Conformance). Il DMARC è come un’istruzione che il proprietario di un dominio dà ai server di posta riceventi: dice loro cosa fare (respingere, mettere in spam o accettare) con le email che non superano i controlli SPF o DKIM. Insieme, questi tre protocolli creano un sistema di difesa a più livelli molto più robusto contro phishing e spoofing.
Fonti e Approfondimenti
