Capire cosa sono e come funzionano i dazi doganali è fondamentale per chiunque acquisti beni al di fuori dell’Unione Europea o per le imprese che intrattengono rapporti commerciali a livello globale. Queste imposte, applicate alle merci che varcano i confini nazionali, hanno un impatto diretto sul prezzo finale dei prodotti e sulla competitività delle aziende. In un mondo sempre più interconnesso, dove tradizione e innovazione si incontrano, conoscere le diverse tipologie di dazi permette di muoversi con maggiore consapevolezza nel mercato globale, specialmente nel contesto italiano ed europeo, così ricco di scambi culturali e commerciali che affondano le radici nella cultura mediterranea.
L’Italia, come membro fondatore dell’UE, opera all’interno di un’unione doganale che semplifica enormemente il commercio tra i Paesi membri. Istituita nel 1968, l’unione doganale europea ha abolito le frontiere interne per gli scambi commerciali, creando un mercato unico dove le merci circolano liberamente. Tuttavia, verso i Paesi extra-UE viene applicata una tariffa doganale comune (TDC), che garantisce un trattamento uniforme per le merci importate, a prescindere dal Paese di ingresso nell’Unione. I proventi di questi dazi costituiscono una risorsa importante per il bilancio dell’UE.
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Le Principali Tipologie di Dazi Doganali
I dazi doganali non sono tutti uguali. La loro classificazione dipende dal metodo di calcolo utilizzato per determinarne l’importo. Comprendere queste differenze è il primo passo per prevedere i costi legati all’importazione di un bene. Le categorie principali si distinguono in base alla natura della merce e al suo valore, garantendo così un’applicazione mirata delle imposte. La scelta della tipologia di dazio da applicare è strategica e risponde a precise esigenze di politica commerciale. Le forme più comuni sono i dazi ad valorem, i dazi specifici e i dazi misti.
Dazio Ad Valorem: una questione di valore
Il dazio ad valorem è la tipologia più diffusa e, come suggerisce il nome latino, è calcolato “in base al valore” della merce. Si tratta di una percentuale applicata direttamente al valore di transazione del bene, che include non solo il costo del prodotto ma anche le spese di trasporto e di assicurazione (concetto noto come CIF: Cost, Insurance, Freight). Ad esempio, se si importa un prodotto tecnologico dal valore di 1.000 euro con un dazio ad valorem del 5%, l’imposta da versare sarà di 50 euro. Questo metodo è considerato equo perché lega l’imposta al valore effettivo del bene: prodotti più costosi saranno soggetti a dazi più alti. La maggior parte delle spedizioni rientra in questa categoria.
Dazio Specifico: quando conta la quantità
A differenza del dazio ad valorem, il dazio specifico non si basa sul valore della merce, ma su una sua caratteristica fisica. L’importo è calcolato in base a unità di misura come il peso, il volume, la quantità o la lunghezza del prodotto. Questo tipo di dazio è spesso applicato a beni omogenei e materie prime, come prodotti agricoli o tessili. Per fare un esempio, su un certo tipo di tessuto potrebbe essere applicato un dazio di 2 euro per ogni chilogrammo importato. Questo sistema semplifica il calcolo quando il valore del bene è difficile da determinare o molto variabile, ma non tiene conto delle differenze di qualità o prezzo all’interno della stessa categoria di prodotto.
Dazio Misto o Composto: un approccio ibrido
Esiste infine una terza via, quella del dazio misto o composto, che combina le due tipologie precedenti. Questa soluzione viene adottata per merci che presentano grandi variazioni di prezzo unitario. Il dazio misto può prevedere l’applicazione sia di una percentuale sul valore (ad valorem) sia di un importo fisso basato sulla quantità (specifico), applicando poi quello che risulta maggiore o la somma di entrambi. Questo approccio permette una maggiore flessibilità e protezione per il mercato interno, garantendo un livello minimo di tassazione anche per i beni di basso valore ma di grande volume, e viceversa.
Il Contesto Italiano ed Europeo: L’Unione Doganale
Per l’Italia, il quadro di riferimento è l’Unione Doganale Europea, istituita nel 1968 per agevolare gli scambi commerciali. All’interno di quest’area, che comprende i 27 Stati membri, le merci circolano liberamente senza essere soggette a dazi. Questo significa che un prodotto spedito dalla Germania all’Italia non paga alcuna tassa doganale. La vera frontiera doganale si sposta ai confini esterni dell’UE, dove viene applicata una Tariffa Doganale Comune (TDC) a tutte le merci provenienti da Paesi terzi. La gestione di queste procedure è armonizzata dal Codice Doganale dell’Unione (CDU), in vigore dal 2016, che mira a semplificare e standardizzare le norme per imprese e autorità.
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) in Italia è l’ente preposto al controllo e alla riscossione dei tributi. Per determinare il dazio corretto, è fondamentale classificare la merce utilizzando il codice TARIC (Tariffa Integrata Comunitaria), un sistema di codifica a 10 cifre che identifica ogni prodotto e l’aliquota daziaria corrispondente. Questo strumento, accessibile online, è essenziale per gli operatori che devono calcolare i costi di importazione.
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Impatto su Tradizione e Innovazione: Esempi Pratici
I dazi doganali hanno un impatto significativo sia sui prodotti che incarnano la tradizione mediterranea sia su quelli legati all’innovazione. Pensiamo all’importazione di spezie esotiche o di artigianato da Paesi extra-UE. Un piccolo importatore di ceramiche tunisine dovrà calcolare, oltre al costo di acquisto, il dazio (spesso ad valorem) e l’IVA per determinare il prezzo finale al consumatore. Questo costo aggiuntivo può rendere il prodotto meno competitivo rispetto a un’alternativa prodotta all’interno dell’UE.
Lo stesso vale per l’innovazione. L’acquisto di un nuovo smartphone o di un componente elettronico da un produttore cinese o statunitense comporta il pagamento di oneri doganali. Per gli acquisti online, se il valore della merce supera i 150 euro, oltre all’IVA si applica anche il dazio. Questa regola, introdotta per garantire una concorrenza leale con i venditori europei, ha reso più trasparente ma anche più oneroso per il consumatore finale l’acquisto diretto da piattaforme extra-UE. Le recenti tensioni commerciali, ad esempio con gli USA, hanno dimostrato come i dazi possano diventare strumenti di politica internazionale, con un impatto stimato in miliardi di euro per settori chiave del Made in Italy come l’agroalimentare e la meccanica.
Conclusioni

In sintesi, i dazi doganali sono uno strumento complesso ma essenziale per la regolamentazione del commercio internazionale. La distinzione tra dazi ad valorem, specifici e misti permette di applicare imposte in modo mirato, a seconda della natura e del valore delle merci. Per l’Italia, l’appartenenza all’Unione Doganale Europea rappresenta un enorme vantaggio, azzerando i costi e le procedure per gli scambi interni e creando un fronte comune verso l’esterno. La conoscenza di queste dinamiche, regolamentate dal Codice Doganale dell’Unione e gestite dall’Agenzia delle Dogane, è cruciale non solo per le grandi aziende ma anche per i piccoli imprenditori e i consumatori che si affacciano al mercato globale. In un equilibrio delicato tra la protezione delle eccellenze tradizionali e l’apertura all’innovazione, una comprensione chiara dei dazi è il primo passo per navigare con successo le acque del commercio mondiale.
Navigare tra le normative doganali può essere complesso. Se desideri ottimizzare le tue spedizioni internazionali e assicurarti una gestione dei dazi senza imprevisti, affidati alla nostra esperienza. Contattaci per una consulenza personalizzata e scopri come possiamo supportare il tuo business.
Domande frequenti

I dazi doganali sono imposte applicate sui beni che vengono importati o, più raramente, esportati. Funzionano come una tassa che si paga alla dogana quando un prodotto attraversa il confine nazionale per entrare nell’Unione Europea. Lo scopo principale è duplice: proteggere le industrie e le produzioni locali rendendo i prodotti esteri più costosi e generare entrate fiscali per lo Stato e per il bilancio dell’UE.
Il calcolo dei dazi doganali dipende principalmente dalla tipologia del dazio stesso e dal valore della merce. Esistono principalmente due metodi: il dazio *ad valorem*, calcolato come percentuale sul valore della merce (che include costo del bene, assicurazione e spese di trasporto), e il dazio *specifico*, che è un importo fisso basato su una quantità fisica (es. euro per chilogrammo o per litro). Per determinare l’aliquota corretta, è necessario classificare la merce utilizzando il codice TARIC.
No, non sempre. Esiste una soglia di valore, chiamata “franchigia“, al di sotto della quale i beni importati sono esenti dal pagamento dei dazi doganali. Attualmente, nell’UE, questa franchigia è fissata a 150 euro per spedizione. Tuttavia, è importante ricordare che questa esenzione si applica solo ai dazi, mentre l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) del paese di destinazione è quasi sempre dovuta, indipendentemente dal valore della merce.
La differenza fondamentale sta nella base di calcolo. Il dazio *ad valorem* è una percentuale applicata al valore monetario della merce importata. Ad esempio, un dazio del 10% su un bene che vale 1.000 euro ammonterà a 100 euro. Il dazio *specifico*, invece, è un importo fisso calcolato in base a unità di misura fisiche come il peso, il volume o il numero di pezzi, indipendentemente dal loro prezzo. Ad esempio, potrebbe essere di 2 euro per ogni chilogrammo di prodotto.
Per conoscere l’aliquota daziaria esatta di un prodotto, è necessario consultare la Tariffa Doganale Comunitaria (TARIC). Questo strumento è accessibile online attraverso il portale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) in Italia o tramite il database Access2Markets della Commissione Europea. Utilizzando il sistema di consultazione TARIC, è possibile, attraverso la classificazione della merce, individuare il codice doganale corretto e visualizzare tutte le misure fiscali applicabili, inclusi dazi, IVA e eventuali accise.