Dazi doganali: la tassa che frena i tuoi acquisti online

I dazi doganali frenano i tuoi acquisti? Scopri l'impatto psicologico delle tasse sulle decisioni di acquisto online e come influenzano il comportamento dei consumatori.

In Breve (TL;DR)

L’imposizione di dazi doganali sugli acquisti internazionali genera un impatto psicologico che scoraggia i consumatori, modificandone il comportamento di spesa.

Questo fenomeno non riguarda solo l’importo effettivo, ma la percezione di una spesa imprevista e ingiusta che altera il valore percepito del prodotto.

L’acquisto online è diventato un gesto quotidiano, un modo semplice e veloce per accedere a un mercato globale. Tuttavia, dietro la comodità di un click si nasconde una realtà complessa, fatta di tasse e balzelli che possono trasformare un affare in una spesa imprevista. I dazi doganali, in particolare, rappresentano una barriera non solo economica ma anche psicologica per molti consumatori italiani. Queste imposte, applicate sui beni importati da paesi extra-europei, aumentano il costo finale del prodotto, generando incertezza e scoraggiando le decisioni di acquisto. Comprendere l’impatto di queste tasse è fondamentale per navigare con consapevolezza nel mondo dell’e-commerce.

In un contesto come quello italiano, dove la cultura mediterranea plasma le abitudini di consumo, l’equilibrio tra la ricerca di prodotti innovativi e l’attaccamento alle tradizioni locali gioca un ruolo cruciale. I dazi possono alterare questo equilibrio, influenzando non solo cosa compriamo, ma anche come percepiamo il valore dei beni. L’idea di pagare un costo aggiuntivo, spesso percepito come ingiusto o poco trasparente, crea una frizione psicologica che può portare il consumatore a preferire prodotti nazionali o europei, anche a parità di qualità. Questo articolo esplora le diverse sfaccettature di questo fenomeno, analizzando come i dazi doganali modellano le nostre scelte in un mercato sempre più interconnesso.

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Persona che osserva con espressione pensierosa un'etichetta di prezzo con una freccia che indica un aumento, a simboleggiare
I dazi non influenzano solo il prezzo finale, ma anche la nostra percezione del valore. Scopri come le tasse doganali modellano le tue scelte nel nostro approfondimento.

La psicologia dietro il carrello: come i dazi influenzano la mente del consumatore

Quando un consumatore si trova di fronte a un costo aggiuntivo come un dazio doganale, si attivano meccanismi psicologici complessi. La prima reazione è spesso di avversione alla perdita: la percezione di dover pagare di più rispetto al prezzo visualizzato inizialmente viene vissuta come una perdita, anche se il costo totale rimane conveniente. Questo fenomeno, noto come “effetto framing”, dimostra come la presentazione del prezzo influenzi la decisione finale. Un prezzo “tutto incluso” è psicologicamente più accettabile di un prezzo base a cui si aggiungono tasse e dazi al momento del checkout. Questa mancanza di trasparenza genera frustrazione e sfiducia, portando spesso all’abbandono del carrello.

Inoltre, l’incertezza sull’importo finale dei dazi crea ansia e una sensazione di mancanza di controllo. Molti acquirenti online non sono esperti di regolamenti doganali e temono sorprese al momento della consegna. Questa paura dell’ignoto agisce come un potente deterrente. Per il consumatore italiano, abituato a una certa immediatezza e chiarezza nelle transazioni all’interno del mercato unico europeo, l’introduzione di queste variabili rappresenta una barriera significativa. Si innesca un processo mentale che valuta non solo il costo economico, ma anche lo sforzo cognitivo e lo stress emotivo associati all’acquisto, spingendo a cercare alternative più semplici e sicure.

Il ruolo della percezione del valore

I dazi doganali alterano la percezione del valore di un prodotto. Un bene acquistato a un prezzo competitivo può perdere il suo fascino se gravato da tasse aggiuntive, che vengono viste come un costo “inutile” e non come parte del valore intrinseco dell’oggetto. Questo è particolarmente vero per i prodotti di fascia medio-bassa, dove il dazio può rappresentare una percentuale significativa del costo totale. Il consumatore si chiede: “Vale davvero la pena pagare questa tassa per un prodotto che potrei trovare, forse a un prezzo leggermente superiore ma senza complicazioni, più vicino a casa?”. Questa valutazione non è puramente razionale, ma profondamente emotiva e legata al concetto di “giusto prezzo”.

L’impatto sulla fiducia e la fedeltà al brand

Un’esperienza di acquisto negativa a causa di dazi inaspettati può compromettere la fiducia non solo verso il singolo venditore, ma verso l’intero canale dell’e-commerce internazionale. Il cliente potrebbe associare l’acquisto da siti esteri a un’esperienza rischiosa e poco trasparente, preferendo in futuro piattaforme che garantiscono la gestione di tutte le formalità doganali. Per i brand che operano a livello globale, comunicare chiaramente i costi totali, inclusi i dazi, diventa una strategia essenziale per costruire un rapporto di fiducia e fidelizzare la clientela. La trasparenza sui costi doganali, come spiegato nella nostra guida al calcolo del valore in dogana, è cruciale per evitare errori e malcontento.

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Italia e mercato europeo: un porto sicuro minacciato dai costi esterni

L’Italia, come membro fondatore dell’Unione Europea, gode dei benefici di un mercato unico senza barriere doganali interne. Questo ha abituato i consumatori italiani a un’esperienza di acquisto fluida e priva di costi imprevisti quando si comprano beni da altri paesi membri. L’assenza di dazi all’interno dell’UE ha creato uno standard di semplicità e trasparenza che viene dato per scontato. Di conseguenza, quando un acquirente italiano si avventura su piattaforme extra-UE, l’impatto con la realtà dei dazi doganali può essere particolarmente brusco. La differenza tra l’acquisto intra-UE e quello extra-UE non è solo economica, ma anche procedurale e psicologica.

Questa dinamica rafforza la preferenza per il mercato europeo. La certezza del prezzo finale, la rapidità delle consegne e la semplicità delle procedure di reso sono vantaggi competitivi enormi. Tuttavia, la globalizzazione e la crescente popolarità di marketplace asiatici o americani mettono costantemente alla prova questa “zona di comfort”. L’attrazione per prodotti unici o a prezzi apparentemente stracciati spinge molti a superare la diffidenza iniziale, ma l’esperienza con i dazi può rapidamente ricondurli verso la sicurezza del mercato unico. Un tema strettamente legato è quello dell’Unione Doganale UE, che offre vantaggi senza dazi per l’Italia e i suoi cittadini.

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Cultura mediterranea: il peso della tradizione e la spinta all’innovazione

La cultura mediterranea, e quella italiana in particolare, è caratterizzata da un forte legame con la tradizione, la qualità artigianale e il “Made in Italy”. Questo si riflette anche nelle scelte di acquisto: c’è una predisposizione a valorizzare i prodotti locali, visti come garanzia di qualità e autenticità. I dazi, in questo contesto, possono indirettamente rafforzare questa tendenza. Aumentando il costo dei beni d’importazione, rendono i prodotti nazionali e locali comparativamente più attraenti, non solo per il prezzo ma anche per un fattore di orgoglio e appartenenza culturale. L’acquisto di un prodotto locale diventa un’affermazione di identità e un sostegno all’economia del territorio.

D’altra parte, il consumatore italiano è anche curioso e aperto all’innovazione, soprattutto le generazioni più giovani. L’e-commerce globale offre accesso a tecnologie, mode e prodotti non sempre disponibili sul mercato interno. Qui si crea un conflitto: il desiderio di innovazione si scontra con la barriera psicologica ed economica dei dazi. La scelta finale dipenderà spesso dal tipo di prodotto. Per beni ad alto contenuto tecnologico o di lusso, il consumatore potrebbe essere più disposto a sostenere costi aggiuntivi, percependo un valore unico che giustifica la spesa. Per prodotti più generici, invece, la tradizione e la convenienza del mercato locale o europeo tendono a prevalere.

Il caso dei prodotti agroalimentari e della moda

Settori come l’agroalimentare e la moda sono emblematici di questo dualismo. L’Italia è un esportatore netto di eccellenze in questi campi. Quando un consumatore italiano valuta l’acquisto di un capo di abbigliamento o di un prodotto alimentare da un paese extra-UE, il confronto con l’offerta nazionale è inevitabile. I dazi su questi prodotti importati non fanno che accentuare la preferenza per il Made in Italy, percepito come superiore in qualità e tradizione. La spesa aggiuntiva per i dazi viene vista come un “tradimento” del valore, spingendo il consumatore a investire nel patrimonio culturale ed economico del proprio paese. Per le imprese, capire come i dazi doganali influenzano la competitività delle PMI è un fattore strategico.

Storie di carrelli abbandonati: esempi pratici

Immaginiamo la storia di Chiara, una giovane designer che si innamora di una serie di tessuti unici venduti su un sito americano. Il prezzo è ottimo, la qualità sembra eccellente. Riempie il carrello con entusiasmo, pregustando già le sue creazioni. Arrivata al checkout, la doccia fredda: una stima di “dazi e tasse di importazione” quasi raddoppia il costo finale. Chiara esita. Non è solo una questione di soldi. È la sensazione di essere stata ingannata, l’incertezza se quella stima sarà definitiva o se ci saranno altre sorprese alla consegna. Dopo minuti di riflessione, chiude la pagina. La frustrazione ha spento l’entusiasmo. Chiara decide di cercare un fornitore in Europa, forse pagando un po’ di più i tessuti, ma con la certezza del costo finale e senza ansie.

Oppure pensiamo a Marco, appassionato di elettronica, che trova un nuovo modello di drone su una piattaforma cinese a un prezzo imbattibile. È consapevole che ci saranno dei dazi, ma decide di rischiare. L’attesa è snervante. Quando finalmente il pacco arriva, il corriere gli presenta un conto salato per oneri doganali e IVA, calcolati non solo sul valore del prodotto ma anche sulle spese di spedizione. Marco paga, ma l’amaro in bocca rimane. Il suo “affare” si è trasformato in una spesa quasi pari a quella che avrebbe sostenuto acquistando in Italia. La prossima volta, ci penserà due volte prima di cedere a un prezzo apparentemente vantaggioso. Questa esperienza negativa lo porterà a privilegiare la trasparenza e la sicurezza, anche a costo di rinunciare all’ultima novità a basso costo.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

L’impatto psicologico dei dazi doganali sulle decisioni di acquisto è un fenomeno complesso e sfaccettato, che va ben oltre il semplice calcolo economico. Per il consumatore italiano, inserito nel contesto del mercato unico europeo e influenzato da una cultura che valorizza sia la tradizione che l’innovazione, i dazi rappresentano una significativa barriera psicologica. L’incertezza, l’avversione alla perdita e la percezione di un costo ingiusto generano ansia e frustrazione, portando spesso all’abbandono del carrello e a una ridefinizione delle strategie di acquisto. La trasparenza da parte dei venditori internazionali e una maggiore consapevolezza dei meccanismi doganali da parte dei consumatori sono essenziali per un e-commerce globale più equo e sereno. In definitiva, la scelta di acquistare da un paese extra-UE si trasforma in un bilanciamento tra il desiderio di un prodotto specifico e il “costo psicologico” da sostenere, un fattore che spinge molti a rimanere entro i confini sicuri e prevedibili del mercato europeo.

L’economia comportamentale svela i meccanismi nascosti dietro le nostre scelte. Continua il tuo viaggio nella mente del consumatore: scopri altri articoli e analisi per comprendere a fondo le leve psicologiche che guidano i tuoi acquisti e impara a gestirle a tuo vantaggio.

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Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Perché quando compro online da siti extra-UE a volte devo pagare dei costi aggiuntivi alla consegna?

Quando si acquistano beni da Paesi fuori dall’Unione Europea, questi sono considerati importazioni e sono soggetti a oneri doganali. Questi costi includono l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) sul valore del bene e, per importi superiori a 150 euro, anche i dazi doganali veri e propri. A questi si possono aggiungere le spese amministrative del corriere per la gestione delle pratiche di sdoganamento. L’effetto psicologico di questi costi “a sorpresa” può essere molto forte, trasformando la percezione di un buon affare in una spesa imprevista e scoraggiando acquisti futuri.

Esiste un importo minimo sotto il quale sono sicuro di non pagare dazi e IVA?

No, dal 1° luglio 2021 è stata abolita la cosiddetta “franchigia IVA” per i beni di valore inferiore a 22 euro. Questo significa che l’IVA è dovuta su tutti gli acquisti provenienti da Paesi extra-UE, indipendentemente dal loro valore. I dazi doganali, invece, si applicano solo per le spedizioni con un valore intrinseco (costo dei beni escluse spese di trasporto e assicurazione) superiore a 150 euro. La consapevolezza che ogni acquisto, anche minimo, comporta un costo aggiuntivo, genera un freno psicologico che può orientare i consumatori verso il mercato unico europeo.

Come posso calcolare in anticipo le tasse doganali per non avere sorprese?

Calcolare l’importo esatto in anticipo può essere complesso, ma è possibile fare una stima. L’IVA da applicare è quella italiana, solitamente al 22%, e si calcola sul valore totale della transazione (costo del prodotto + spese di spedizione + eventuali dazi). L’aliquota del dazio, invece, varia in base alla categoria merceologica del prodotto (codice TARIC) e si applica solo sopra i 150 euro. Alcuni grandi marketplace, se aderiscono al sistema IOSS (Import One-Stop Shop), mostrano un prezzo finale che include già l’IVA, eliminando l’incertezza e riducendo l’ansia legata a costi imprevisti. Verificare la presenza della sigla IOSS è un buon modo per evitare sorprese.

La paura dei dazi mi frena dal comprare fuori dall’UE. È una reazione comune?

Sì, è una reazione psicologica molto comune e comprensibile. L’incertezza sui costi finali, la percezione di una “tassa ingiusta” e la complessità delle procedure doganali agiscono come potenti deterrenti. Questo fenomeno, noto come “avversione alla perdita” o all’ambiguità, porta molti consumatori a preferire la certezza e la trasparenza degli acquisti all’interno del mercato unico europeo, anche a fronte di un prezzo di partenza leggermente superiore. La semplicità e l’assenza di costi nascosti diventano un valore aggiunto che influenza la decisione d’acquisto tanto quanto il prodotto stesso.

A cosa servono i dazi e perché si pagano anche su piccoli acquisti?

I dazi doganali hanno principalmente due funzioni: proteggere l’economia e i produttori locali dalla concorrenza di Paesi con costi di produzione inferiori (protezionismo) e generare entrate fiscali per lo Stato (funzione fiscale). L’IVA all’importazione, invece, serve a garantire parità di trattamento fiscale tra i prodotti acquistati in Italia e quelli importati, evitando una concorrenza sleale. Anche se applicati a piccoli acquisti, questi oneri rispondono all’esigenza di regolamentare il mercato e garantire che tutti i beni consumati all’interno dell’UE contribuiscano al sistema fiscale in modo equo, un principio che, sebbene corretto, si scontra con la percezione di un costo aggiuntivo da parte del consumatore finale.