Investire in ETF: Guida Facile per Iniziare

Scopri come iniziare a investire in ETF con semplicità: guida completa, vantaggi, rischi e consigli pratici.

Pubblicato il 06 Mag 2025
Aggiornato il 06 Mag 2025
di lettura

In Breve (TL;DR)

Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi negoziati in borsa che replicano passivamente un indice, offrendo diversificazione e costi contenuti.

Esistono diverse tipologie (azionari, obbligazionari, materie prime – ETC) e modalità di gestione dei proventi (accumulazione o distribuzione) e di replica (fisica o sintetica).

La scelta dell’ETF giusto dipende dai tuoi obiettivi, orizzonte temporale, propensione al rischio e da un’attenta valutazione dei costi (TER, spread, commissioni) e delle caratteristiche dello strumento (dimensione, età, emittente, UCITS).

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Entrare nel mondo degli investimenti può sembrare una scalata himalayana: termini complessi, grafici indecifrabili, la paura di sbagliare e perdere i propri risparmi. Lo capisco bene. Anch’io, all’inizio, mi sentivo così, quasi paralizzato dall’apparente complessità della finanza. Cercavo una strada, un modo per far fruttare i miei risparmi senza dover diventare un guru di Wall Street o passare le notti insonni a studiare bilanci aziendali. Poi ho scoperto gli ETF, e devo dire che molte cose hanno iniziato ad avere più senso.

Se anche tu cerchi un approccio semplice, trasparente e potenzialmente efficace per avvicinarti ai mercati finanziari, questo articolo è pensato per te. Non ti prometto guadagni stratosferici dall’oggi al domani (diffida sempre di chi lo fa!), ma voglio accompagnarti passo passo alla scoperta degli Exchange Traded Funds. Vedremo cosa sono, come funzionano, perché sono diventati così popolari, come sceglierli e come iniziare concretamente a investire in ETF. L’obiettivo? Fornirti le conoscenze di base per prendere decisioni più consapevoli, con un linguaggio chiaro e, spero, coinvolgente. Mettiti comodo, iniziamo questo viaggio insieme.

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guida per investire in ETF passo dopo passo
Impara a investire in ETF in modo semplice: una guida chiara, completa e accessibile anche ai principianti.

Cosa Sono Esattamente gli ETF? Spieghiamolo Semplicemente

Immagina di entrare in un supermercato ben fornito. Invece di dover scegliere ogni singolo prodotto – la pasta di quella marca, il sugo di quell’altra, la verdura specifica – trovi dei "cesti della spesa" già pronti, tematici. C’è il cesto "Colazione Italiana", quello "Cena Messicana", quello "Prodotti Bio". Ecco, in modo molto semplificato, un ETF (acronimo di Exchange Traded Fund) assomiglia a uno di questi cesti, ma applicato al mondo della finanza.

Quando compri una quota di un ETF, in realtà stai acquistando una piccola frazione di un paniere diversificato di titoli (azioni, obbligazioni, materie prime, ecc.). La cosa interessante è che questo "paniere" non è assemblato a caso o secondo l’estro di un gestore, ma è costruito per replicare fedelmente l’andamento di un determinato indice di mercato, chiamato benchmark.

Un Paniere di Titoli Negoziato in Borsa

La definizione tecnica dice che un ETF è un "fondo negoziato in borsa". Analizziamo queste parole:

  • Fondo: Come accennato, è un contenitore che raggruppa diversi strumenti finanziari. Questo permette una diversificazione istantanea: invece di puntare tutto su una singola azione (con tutti i rischi che comporta), il tuo investimento è distribuito su decine, centinaia o a volte migliaia di titoli diversi. Se un titolo va male, l’impatto sul valore totale del fondo è generalmente limitato. Questa è una delle prime grandi differenze rispetto all’acquisto di azioni singole, una pratica che richiede molta più analisi e comporta un rischio specifico più elevato.
  • Negoziato in Borsa: A differenza dei fondi comuni di investimento tradizionali (che vengono comprati e venduti tramite la società di gestione o la banca, solitamente una volta al giorno e a un prezzo stabilito a fine giornata), gli ETF sono quotati sulle principali borse valori (come Borsa Italiana, nel segmento ETFplus) proprio come se fossero singole azioni. Questo significa che puoi comprarli e venderli in qualsiasi momento durante gli orari di apertura del mercato, al prezzo che vedi in tempo reale. Questa caratteristica conferisce agli ETF una grande liquidità e flessibilità.

Quindi, un ETF combina la diversificazione tipica di un fondo con la facilità di negoziazione di un’azione. È un ibrido che ha saputo conquistare molti investitori, dai principianti ai più esperti, proprio per questa sua natura pratica e accessibile. Ricordo ancora la prima volta che ho acquistato una quota di ETF: la procedura era identica a quella per comprare un’azione, ma sapevo che dietro quella singola transazione c’era l’accesso a un intero mercato o settore. Una bella sensazione di semplicità ed efficacia.

La Magia della Replica Passiva

Qui sta un altro punto fondamentale che distingue gli ETF dalla maggior parte dei fondi comuni tradizionali: la gestione passiva. Cosa significa?

La stragrande maggioranza degli ETF non ha un team di gestori che cerca attivamente di "battere il mercato", selezionando i titoli migliori e cercando di anticipare le tendenze. Il loro unico obiettivo è replicare il più fedelmente possibile la performance di un indice di riferimento (benchmark).

Facciamo un esempio concreto. Esiste un indice chiamato FTSE MIB, che rappresenta l’andamento delle 40 principali società quotate sulla Borsa Italiana. Un ETF che replica il FTSE MIB comprerà le azioni delle stesse 40 società, nelle stesse proporzioni in cui pesano nell’indice. Se l’indice FTSE MIB sale dell’1% in un giorno, l’ETF mirerà a salire (quasi) dell’1%. Se l’indice scende, l’ETF scenderà di conseguenza.

Altri indici molto popolari replicati dagli ETF sono:

  • S\&P 500: Le 500 maggiori aziende statunitensi.
  • MSCI World: Un indice globale che include migliaia di aziende dei paesi sviluppati.
  • Euro Stoxx 50: Le 50 principali aziende dell’Eurozona.
  • Bloomberg Euro Aggregate Bond: Un indice rappresentativo delle obbligazioni (titoli di debito) dell’area Euro.

Questa strategia "passiva" ha un vantaggio enorme: costi di gestione molto più bassi. Non essendoci un costoso team di analisti e gestori che prende decisioni attive, le commissioni annuali trattenute dal fondo (vedremo poi il famoso TER) sono significativamente inferiori rispetto ai fondi a gestione attiva. Questo, sul lungo periodo, può fare una differenza enorme sul rendimento finale del tuo investimento. Come spiego anche nella mia guida su come far crescere il denaro con gli interessi composti, anche piccole differenze nei costi possono erodere significativamente i guadagni nel tempo.

Perché Tanta Popolarità? I Vantaggi Chiave

Riassumiamo i principali punti di forza che hanno decretato il successo degli ETF, soprattutto tra chi sta iniziando a investire da zero:

  1. Diversificazione Immediata: Come già detto, con un solo strumento accedi a un paniere ampio e variegato di titoli, riducendo il rischio specifico legato a un singolo emittente. È il concetto del "non mettere tutte le uova nello stesso paniere" applicato alla finanza.
  2. Costi Ridotti: Grazie alla gestione passiva, gli ETF hanno generalmente commissioni annuali (TER) molto contenute, spesso inferiori allo 0,50% e talvolta anche sotto lo 0,10% per gli indici più comuni. Questo li rende economicamente vantaggiosi, soprattutto per investimenti sul lungo periodo. Confrontare questi costi è fondamentale, un po’ come si fa per il calcolo del TAEG nei prestiti per capire il costo totale.
  3. Trasparenza: Sai sempre (o dovresti poter sapere facilmente) cosa c’è dentro il "paniere". La composizione del portafoglio degli ETF è generalmente pubblica e aggiornata regolarmente. Inoltre, essendo basati su indici noti, è facile capire quale mercato o settore stai seguendo.
  4. Liquidità e Flessibilità: Puoi comprare e vendere le quote di ETF in borsa durante gli orari di negoziazione, con la stessa facilità di un’azione. Questo ti permette di entrare e uscire dall’investimento rapidamente, se necessario (anche se per gli investimenti di lungo periodo la fretta è spesso cattiva consigliera).
  5. Accessibilità: Molti ETF hanno un prezzo per quota relativamente basso, rendendoli accessibili anche a chi dispone di capitali limitati per iniziare. Inoltre, molte piattaforme permettono di acquistarli anche tramite Piani di Accumulo (PAC) con versamenti periodici contenuti.
  6. Protezione del Patrimonio (ETF UCITS): Gli ETF venduti in Europa e conformi alla normativa UCITS (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities) offrono importanti tutele agli investitori. Il patrimonio del fondo è legalmente separato da quello della società di gestione (è un "patrimonio separato"). Ciò significa che, in caso di fallimento dell’emittente dell’ETF, il tuo investimento è protetto e non viene intaccato dai creditori della società.

Non Solo Rose e Fiori: Gli Svantaggi da Conoscere

Sarebbe disonesto non menzionare anche i potenziali svantaggi o aspetti a cui prestare attenzione:

  1. Rischio di Mercato: Gli ETF, replicando un indice, ne seguono anche le discese. Se il mercato di riferimento crolla, il valore del tuo ETF diminuirà di conseguenza. La gestione passiva non protegge dalle fluttuazioni generali del mercato.
  2. Tracking Error: A volte, la performance dell’ETF potrebbe discostarsi leggermente da quella dell’indice benchmark. Questo "errore di tracciamento" può dipendere da vari fattori (costi, metodo di replica, gestione della liquidità). Di solito è minimo per gli ETF ben gestiti, ma esiste.
  3. Costi Nascosti (oltre al TER): Oltre alla commissione di gestione annuale (TER), devi considerare le commissioni di acquisto/vendita applicate dal tuo broker/banca e lo spread denaro-lettera (la differenza tra il prezzo a cui puoi comprare e quello a cui puoi vendere in un dato momento). Questi costi incidono soprattutto se fai molte operazioni.
  4. Complessità nella Scelta: L’universo degli ETF è vastissimo. Esistono migliaia di ETF che replicano indici diversi, con strutture e costi differenti. Scegliere quello giusto richiede comunque informazione e analisi. Non tutti gli ETF sono uguali!
  5. Rischio Emittente (per ETF Sintetici): Come vedremo meglio, alcuni ETF (quelli a replica sintetica) utilizzano derivati (contratti swap) per replicare l’indice. Questo introduce un "rischio di controparte", ovvero il rischio che la controparte dello swap fallisca. Gli ETF UCITS hanno comunque meccanismi per mitigare questo rischio, ma è bene esserne consapevoli.

Capire questi pro e contro è il primo passo fondamentale per avvicinarsi agli ETF con la giusta mentalità: strumenti potenti e accessibili, ma non privi di rischi o aspetti da valutare attentamente.

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Esplorare l’Universo ETF: Le Diverse Tipologie

Una volta capito il concetto base, ci si rende conto che il mondo degli ETF è incredibilmente vasto e variegato. Non esiste "l’ETF", ma esistono tipologie di ETF, ciascuna progettata per dare accesso a un diverso tipo di mercato, settore o strategia. Conoscere le principali categorie è essenziale per costruire un portafoglio in linea con i propri obiettivi. È un po’ come conoscere i diversi gruppi alimentari per comporre una dieta equilibrata: non mangeresti solo carboidrati, giusto? Allo stesso modo, un portafoglio ben costruito spesso combina diverse tipologie di asset.

Azionari: Il Cuore del Mercato

Gli ETF azionari sono probabilmente i più conosciuti e diffusi. Come suggerisce il nome, investono in panieri di azioni. Sono lo strumento ideale per partecipare alla crescita (ma anche alle discese) dei mercati azionari globali o specifici. La loro forza sta nella capacità di offrire un’ampia diversificazione all’interno del mondo delle azioni. Ma anche qui, le sfumature sono tante:

  • ETF Geografici: Permettono di investire in base all’area geografica. Puoi trovare ETF che replicano:
    • Indici Globali: Come l’MSCI World (paesi sviluppati) o l’MSCI ACWI (sviluppati + emergenti), per un’esposizione al mercato azionario mondiale.
    • Indici Regionali: Come quelli sull’Europa (Euro Stoxx 50, MSCI Europe), sul Nord America (S\&P 500, Nasdaq 100), sull’Asia o sui Mercati Emergenti (MSCI Emerging Markets).
    • Indici Nazionali: Come il FTSE MIB (Italia), il DAX (Germania), il CAC 40 (Francia), il Nikkei 225 (Giappone). Utili se vuoi concentrarti su un’economia specifica, ma attenzione alla minore diversificazione.
  • ETF Settoriali: Si concentrano su specifici settori economici. Ad esempio, puoi investire nel settore Tecnologico (replicando indici come l’MSCI World Information Technology), Sanitario, Finanziario, Energetico, Beni di Consumo, ecc. Sono utili per sovrappesare un settore in cui credi particolarmente, ma aumentano il rischio rispetto a un ETF geografico ampio, perché le sorti dell’investimento dipendono dall’andamento di quel singolo settore.
  • ETF Fattoriali (o Smart Beta): Qui le cose si fanno un po’ più sofisticate. Questi ETF non replicano semplicemente un indice di mercato ponderato per la capitalizzazione (dove le aziende più grandi pesano di più), ma selezionano e ponderano le azioni in base a specifici "fattori" che storicamente hanno mostrato la tendenza a generare extra-rendimento (o a ridurre il rischio). Alcuni fattori comuni sono:
    • Value: Azioni considerate sottovalutate dal mercato.
    • Growth: Azioni di aziende con elevate prospettive di crescita.
    • Momentum: Azioni che hanno mostrato una forte performance recente.
    • Quality: Azioni di aziende con bilanci solidi e alta redditività.
    • Low Volatility: Azioni che storicamente hanno mostrato minori oscillazioni di prezzo.
      Sono strumenti interessanti, ma richiedono una comprensione maggiore rispetto agli ETF tradizionali basati su indici geografici.
  • ETF Tematici: Simili ai settoriali, ma spesso più trasversali, si concentrano su temi di investimento specifici che si prevede avranno un forte impatto futuro. Esempi includono ETF sull’Intelligenza Artificiale, sulle Energie Rinnovabili, sulla Cybersecurity, sull’Acqua, sull’Invecchiamento della Popolazione o sugli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance), che selezionano aziende virtuose sotto il profilo ambientale, sociale e di governance. Possono essere affascinanti, ma spesso sono più volatili e costosi degli ETF tradizionali.

La scelta all’interno degli ETF azionari dipende molto dalla tua strategia e propensione al rischio. Un principiante di solito parte da ETF geografici ampi (come un MSCI World) per ottenere la massima diversificazione.

Obbligazionari: Stabilità e Reddito Fisso

Se gli ETF azionari puntano principalmente alla crescita del capitale (con maggiore volatilità), gli ETF obbligazionari sono generalmente associati a una maggiore stabilità e alla generazione di un reddito periodico (le "cedole"). Investono in panieri di obbligazioni, che sono titoli di debito emessi da governi o aziende.

Anche qui, la varietà è notevole:

  • ETF Governativi: Investono in titoli di stato. Possono essere distinti per area geografica (es. Titoli di Stato dell’Eurozona, US Treasuries americani) o per scadenza (breve, medio, lungo termine). Sono generalmente considerati tra gli investimenti a minor rischio (soprattutto quelli dei paesi economicamente solidi), ma il loro rendimento è influenzato dai tassi di interesse.
  • ETF Corporate Bond: Investono in obbligazioni emesse da aziende private. Offrono rendimenti potenzialmente più alti dei governativi, ma comportano un rischio di credito maggiore (il rischio che l’azienda non riesca a rimborsare il debito). Si distinguono ulteriormente tra Investment Grade (aziende considerate più solide) e High Yield (o "Junk Bond", aziende più rischiose ma con rendimenti potenzialmente più elevati).
  • ETF Inflation-Linked: Investono in obbligazioni il cui valore e/o cedole sono indicizzati all’inflazione, offrendo una protezione contro l’aumento del costo della vita.
  • ETF Aggregate: Combinano diverse tipologie di obbligazioni (governative, corporate) per offrire un’esposizione diversificata al mercato obbligazionario complessivo.

Gli ETF obbligazionari sono spesso usati per bilanciare la volatilità degli ETF azionari all’interno di un portafoglio, specialmente per investitori con un orizzonte temporale più breve o una minore tolleranza al rischio. La regola del 50/30/20 per gestire le finanze può aiutare a definire quanto destinare al risparmio e, di conseguenza, agli investimenti, magari bilanciando tra azioni e obbligazioni.

Materie Prime (ETC): Oro, Petrolio e Altro Ancora

Se vuoi investire nell’andamento di materie prime come oro, argento, petrolio, gas naturale, o anche prodotti agricoli, non userai (solitamente) un ETF, ma uno strumento molto simile chiamato ETC (Exchange Traded Commodity).

La differenza principale è tecnica ma importante: mentre gli ETF UCITS investono direttamente in titoli finanziari (azioni, obbligazioni), gli ETC replicano l’andamento di una singola materia prima o di un indice di materie prime, spesso attraverso contratti derivati (futures) o detenendo fisicamente la materia prima (soprattutto per i metalli preziosi come l’oro).

Questo implica alcune differenze chiave:

  • Natura Giuridica: Gli ETC non sono fondi (come gli ETF UCITS), ma titoli di debito senza scadenza emessi da una società veicolo. Questo significa che non beneficiano della stessa protezione patrimoniale degli ETF UCITS in caso di fallimento dell’emittente. C’è un rischio emittente intrinseco.
  • Modalità di Replica: Possono essere a replica fisica (la società detiene l’oro fisico, per esempio) o, più comunemente per materie prime non immagazzinabili facilmente come il petrolio, a replica sintetica basata su contratti futures. La replica tramite futures introduce complessità legate al roll-over dei contratti, che può influenzare la performance (effetto contango o backwardation).
  • Tassazione: La tassazione degli ETC segue generalmente quella degli ETF (26% sulle plusvalenze), ma è sempre bene verificare le specifiche dello strumento.

Gli ETC sono strumenti utili per diversificare ulteriormente un portafoglio o per speculare sull’andamento delle commodity, ma è fondamentale capirne bene il funzionamento e i rischi specifici, che possono essere maggiori rispetto agli ETF tradizionali.

Altre Categorie Esotiche (Cenni)

Il mondo degli ETP (Exchange Traded Product), la macro-categoria che include ETF ed ETC, è in continua espansione. Esistono anche:

  • ETF Immobiliari (REITs): Investono in società che possiedono e gestiscono immobili, o direttamente in immobili. Offrono un modo per accedere al mercato immobiliare con importi contenuti e maggiore liquidità rispetto all’acquisto diretto di una proprietà.
  • ETF su Criptovalute: Recentemente approvati in alcuni mercati (ma con normative ancora in evoluzione), permettono di investire indirettamente su criptovalute come Bitcoin o Ethereum, senza doverle acquistare e custodire direttamente. Sono strumenti ad altissimo rischio e volatilità.
  • ETF a Leva o Short: Strumenti complessi e molto rischiosi, progettati per amplificare i rendimenti giornalieri di un indice (leva) o per guadagnare quando l’indice scende (short). Assolutamente sconsigliati ai principianti e adatti solo a trader esperti per operazioni di brevissimo termine.

Questa panoramica mostra come, attraverso gli ETF e strumenti simili, sia possibile costruire un portafoglio estremamente diversificato, coprendo asset class, geografie, settori e temi diversi. La chiave sta nello scegliere le tipologie giuste in base alla propria strategia e profilo di rischio.

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Il Momento della Scelta: Come Selezionare l’ETF Giusto per Te

Ok, abbiamo capito cosa sono gli ETF e quali tipi esistono. Ora arriva la parte cruciale: come scegliere quelli più adatti a me? Sembra complicato, vista l’abbondanza di opzioni, ma seguendo alcuni criteri logici, il processo diventa più gestibile. Non si tratta di trovare l’ETF "migliore" in assoluto (che probabilmente non esiste), ma quello più coerente con le tue esigenze specifiche.

Ricordo la mia prima volta davanti a un motore di ricerca ETF: migliaia di sigle, nomi astrusi, dati su dati. Mi sentivo perso. Poi ho capito che dovevo partire da me, dalle mie domande, prima di guardare agli strumenti.

Definisci i Tuoi Obiettivi e Orizzonte Temporale

Prima ancora di guardare un qualsiasi ETF, chiediti:

  • Perché sto investendo? Voglio accumulare capitale per la pensione tra 30 anni? Sto risparmiando per l’acconto di una casa tra 5 anni? Voglio creare una rendita integrativa per quando smetterò di lavorare? Oppure sto solo cercando di proteggere i miei risparmi dall’inflazione? L’obiettivo influenza pesantemente il tipo di ETF e il livello di rischio che puoi permetterti.
  • Quanto tempo ho a disposizione? L’orizzonte temporale è fondamentale. Se hai bisogno dei soldi tra pochi anni, investire in ETF azionari molto volatili potrebbe essere troppo rischioso. Potresti trovarti a dover vendere in un momento di mercato sfavorevole. In generale, più è lungo il tuo orizzonte temporale, maggiore è la quota di rischio (e quindi potenziale rendimento) che puoi inserire nel portafoglio, ad esempio con ETF azionari. Per orizzonti brevi, ETF obbligazionari a breve scadenza o monetari potrebbero essere più indicati. Come discusso nella guida Investire da Zero, definire questi punti è il primo passo indispensabile.
  • Qual è la mia tolleranza al rischio? Come reagiresti se il valore del tuo investimento scendesse del 10%, 20% o anche di più in un breve periodo? Saresti in grado di mantenere la calma e non vendere in preda al panico? Essere onesti con sé stessi sulla propria capacità di sopportare le oscillazioni del mercato è cruciale per scegliere gli asset giusti e dormire sonni tranquilli.

Solo dopo aver risposto a queste domande puoi iniziare a orientarti verso specifiche categorie di ETF (azionari, obbligazionari, globali, settoriali, ecc.).

Il Dilemma: Accumulazione (Acc) o Distribuzione (Dist)?

Una delle scelte più comuni riguarda come l’ETF gestisce i proventi (dividendi delle azioni o cedole delle obbligazioni) generati dai titoli che ha in portafoglio. Ci sono due modalità principali:

  • ETF a Distribuzione (Dist): Questi ETF distribuiscono periodicamente (es. trimestralmente, semestralmente o annualmente) i proventi incassati agli investitori, accreditandoli sul conto del broker. Sono adatti a chi cerca un flusso di reddito regolare dal proprio investimento. Lo svantaggio è che questi proventi sono tassati immediatamente (vedremo dopo come) e, se si volesse reinvestirli, bisognerebbe farlo manualmente, sostenendo eventuali costi di transazione.
  • ETF ad Accumulazione (Acc): Questi ETF reinvestono automaticamente i proventi all’interno del fondo, acquistando altre quote dei titoli sottostanti. Il valore della quota dell’ETF cresce quindi non solo per l’apprezzamento dei titoli, ma anche grazie al reinvestimento dei dividendi/cedole. Questo permette di sfruttare al massimo l’effetto dell’interesse composto, facendo crescere il capitale più velocemente nel lungo periodo. Inoltre, i proventi reinvestiti non sono tassati immediatamente, ma solo al momento della vendita delle quote dell’ETF (plusvalenza). Per questo motivo, gli ETF ad accumulazione sono spesso preferiti dagli investitori con un orizzonte temporale lungo che mirano alla crescita del capitale.

Esempio Semplificato: Immagina di investire 10.000€ in due ETF identici (stesso indice, stesso TER ipotetico), uno a distribuzione e uno ad accumulazione, che rendono il 7% annuo (dividendi inclusi).

  • ETF a Distribuzione: Ogni anno ricevi, diciamo, il 2% di dividendi (200€, su cui paghi tasse) e il capitale si apprezza del 5%. Se non reinvesti i dividendi, la crescita è lineare sulla componente di apprezzamento.
  • ETF ad Accumulazione: Il 7% totale viene reinvestito. L’anno successivo, il 7% si calcola su un capitale maggiore (10.700€), e così via. La crescita è esponenziale grazie al compounding.

La scelta dipende dai tuoi obiettivi: reddito subito (Distribuzione) o massima crescita nel tempo (Accumulazione)? Per un principiante con obiettivi di lungo termine, l’accumulazione è spesso la via più semplice ed efficiente.

Replica Fisica vs Sintetica: Capire la Differenza

Abbiamo accennato che gli ETF replicano un indice. Ma come lo fanno esattamente? Esistono principalmente due metodi:

  • Replica Fisica: L’ETF acquista direttamente tutti (o quasi tutti) i titoli che compongono l’indice, nelle stesse proporzioni.
    • Replica Fisica Completa: Acquista tutti i titoli dell’indice. È il metodo più trasparente e diretto, ma può essere costoso per indici con moltissimi componenti o con titoli poco liquidi.
    • Replica Fisica a Campionamento (Sampling): Acquista solo un campione rappresentativo dei titoli dell’indice, selezionato tramite tecniche statistiche per mimarne l’andamento. È più efficiente per indici molto ampi, ma introduce un leggero tracking error potenziale.
  • Replica Sintetica (o a Swap): L’ETF non acquista direttamente i titoli dell’indice. Stipula invece un contratto swap (un derivato) con una controparte (solitamente una grande banca d’investimento). In questo contratto, la controparte si impegna a pagare all’ETF il rendimento esatto dell’indice benchmark, in cambio di un rendimento generato da un portafoglio di titoli collaterali detenuto dall’ETF (che potrebbe non avere nulla a che fare con l’indice replicato).

Pro e Contro:

  • Fisica: Maggiore trasparenza (sai esattamente cosa c’è nel fondo), nessun rischio di controparte legato allo swap. Tuttavia, può avere costi leggermente superiori e un tracking error maggiore in alcuni casi (es. sampling).
  • Sintetica: Spesso ha un tracking error molto basso (la controparte garantisce il rendimento dell’indice) e può essere più efficiente nel replicare indici complessi o mercati difficilmente accessibili (es. alcune materie prime o mercati emergenti). Può anche avere vantaggi fiscali su alcuni dividendi esteri. Lo svantaggio principale è il rischio di controparte: se la banca che fornisce lo swap fallisce, l’ETF potrebbe avere problemi a recuperare il valore. Tuttavia, la normativa UCITS impone regole stringenti per mitigare questo rischio (es. limitando l’esposizione allo swap e richiedendo garanzie collaterali di alta qualità).

Per i principianti, gli ETF a replica fisica sono generalmente percepiti come più semplici e sicuri. Tuttavia, non bisogna demonizzare la replica sintetica, specialmente per gli ETF UCITS che seguono regole rigorose. L’importante è essere consapevoli della differenza.

Occhio ai Costi: TER, Spread e Commissioni

I costi sono un fattore decisivo, perché erodono direttamente i tuoi rendimenti. Devi considerare tre tipi principali di costi:

  1. TER (Total Expense Ratio): È la commissione di gestione annua espressa in percentuale sul patrimonio del fondo. Copre i costi operativi dell’ETF (gestione, amministrazione, custodia, legali, ecc.). Viene detratta automaticamente e gradualmente dal valore della quota dell’ETF, quindi non la vedi come un addebito separato sul tuo conto. Un TER basso è fondamentale. Per ETF su indici principali (MSCI World, S\&P 500, Euro Stoxx 50), cerca TER inferiori allo 0.25%, se possibile. Per ETF più specifici (settoriali, tematici, emergenti) potrebbe essere leggermente più alto, ma confronta sempre tra ETF simili.
  2. Spread Denaro-Lettera (Bid-Ask Spread): È la differenza tra il prezzo più alto a cui qualcuno è disposto a comprare (denaro/bid) e il prezzo più basso a cui qualcuno è disposto a vendere (lettera/ask) in un dato momento sul mercato. Questo spread rappresenta un costo implicito di transazione: compri al prezzo ‘lettera’ (più alto) e vendi al prezzo ‘denaro’ (più basso). Uno spread ridotto indica alta liquidità ed è preferibile. Solitamente, ETF su indici principali e con grandi volumi di scambio hanno spread minimi.
  3. Commissioni di Negoziazione: Sono i costi applicati dal tuo broker o dalla tua banca per eseguire l’ordine di acquisto o vendita dell’ETF. Possono essere fisse (es. 5€ a operazione) o variabili (in percentuale sull’importo). Scegliere un intermediario con commissioni basse è cruciale, soprattutto se pensi di fare operazioni frequenti o investire tramite PAC. Consulta la nostra guida alle migliori piattaforme di trading online per un confronto.

Il costo totale del tuo investimento è dato dalla somma di questi elementi. Non focalizzarti solo sul TER!

Altri Fattori da Non Sottovalutare

Infine, considera anche:

  • Dimensione del Fondo (AUM – Assets Under Management): Un fondo molto grande (es. sopra i 100-200 milioni di euro) è generalmente più liquido (spread ridotti) e ha un minor rischio di essere chiuso dall’emittente per scarsa redditività.
  • Età del Fondo: Un ETF con uno storico di diversi anni permette di valutarne meglio la capacità di replicare l’indice (tracking error passato) e la sua "robustezza" nel tempo.
  • Emittente (Provider): Scegliere ETF di grandi emittenti noti e affidabili (come iShares, Amundi, Xtrackers, Vanguard, Lyxor, Invesco, ecc.) può dare maggiore tranquillità.
  • Valuta dell’ETF e Copertura del Cambio (Hedged): L’ETF è quotato in Euro, ma l’indice sottostante potrebbe essere in un’altra valuta (es. Dollari USA per l’S\&P 500). Questo espone al rischio di cambio. Alcuni ETF offrono una versione "hedged" (coperta dal rischio cambio), che però ha costi (TER) più alti e non è sempre vantaggiosa nel lungo periodo. Per investimenti di lungo termine, molti preferiscono la versione non coperta.
  • Borsa di Quotazione: Un ETF può essere quotato su più borse (Milano, Francoforte XETRA, ecc.). Per un investitore italiano, acquistare su Borsa Italiana è solitamente più semplice e spesso fiscalmente più efficiente (regime amministrato).

Scegliere un ETF richiede un po’ di ricerca, ma armato di questi criteri, puoi navigare l’offerta con maggiore sicurezza e trovare gli strumenti più adatti alla tua personale strategia di investimento.

Scopri di più →

Primi Passi Concreti: Aprire un Conto e Iniziare a Investire

Abbiamo esplorato la teoria, analizzato le tipologie e i criteri di scelta. È ora di passare alla pratica! Come si fa, concretamente, ad acquistare un ETF? Il processo è più semplice di quanto si possa pensare, soprattutto se hai già dimestichezza con l’online banking o le app finanziarie.

Il primo passo è dotarsi degli strumenti giusti: serve un conto titoli presso un intermediario finanziario abilitato.

Scegliere il Broker o la Banca Giusta

Non tutte le banche o piattaforme online sono uguali quando si tratta di investire in ETF. Alcune offrono condizioni più vantaggiose, piattaforme più intuitive o una gamma più ampia di prodotti. Ecco cosa valutare nella scelta dell’intermediario (broker online o banca tradizionale con servizi di trading):

  1. Costi e Commissioni: Come accennato, le commissioni di negoziazione possono variare notevolmente. Alcuni broker (specialmente quelli online più moderni come Directa, Degiro, Trade Republic, Scalable Capital) offrono commissioni molto basse o addirittura nulle per l’acquisto di certi ETF, soprattutto se tramite Piani di Accumulo (PAC). Le banche tradizionali tendono ad avere costi più elevati. Confronta attentamente i fogli informativi. La nostra analisi delle migliori piattaforme di trading online può darti un punto di partenza.
  2. Gamma di ETF Offerti: Assicurati che l’intermediario dia accesso a una vasta selezione di ETF quotati sulle principali borse (in particolare Borsa Italiana – ETFplus, e magari XETRA).
  3. Piattaforma: La piattaforma (web o app) dovrebbe essere intuitiva, facile da usare anche per un principiante, ma offrire comunque gli strumenti essenziali per monitorare gli investimenti. Alcuni offrono conti demo per fare pratica.
  4. Piano di Accumulo (PAC): Se intendi investire piccole somme periodicamente, verifica che il broker offra un servizio PAC sugli ETF, possibilmente a costi contenuti o gratuiti. È un’ottima strategia per iniziare e ridurre l’impatto della volatilità.
  5. Regime Fiscale: La maggior parte dei broker italiani e alcune filiali italiane di broker esteri operano in regime amministrato. Significa che sarà l’intermediario stesso a calcolare e versare le tasse sui tuoi guadagni (capital gain e dividendi), semplificandoti la vita. Altri broker (spesso esteri) operano in regime dichiarativo: sarai tu a dover calcolare e dichiarare i redditi da investimento nella tua dichiarazione dei redditi annuale, con l’aiuto di un commercialista o tramite il report fornito dal broker. Per un principiante, il regime amministrato è solitamente più comodo.
  6. Affidabilità e Sicurezza: Scegli intermediari autorizzati e vigilati dalle autorità competenti (Consob e Banca d’Italia per quelli italiani).

L’Apertura del Conto Titoli

Una volta scelto l’intermediario, dovrai aprire un conto titoli (chiamato anche deposito titoli o conto trading). Oggi, la procedura è quasi sempre completamente online e richiede pochi passaggi:

  1. Registrazione: Inserisci i tuoi dati anagrafici e di contatto.
  2. Identificazione: Dovrai verificare la tua identità, solitamente tramite SPID, CIE (Carta d’Identità Elettronica), video-riconoscimento o inviando copie dei documenti (carta d’identità, codice fiscale). Potrebbe essere richiesto anche un giustificativo di residenza (es. bolletta).
  3. Questionario MIFID: Dovrai compilare un questionario per valutare la tua esperienza in materia di investimenti, la tua conoscenza degli strumenti finanziari, la tua situazione finanziaria e la tua propensione al rischio. È un obbligo normativo a tutela dell’investitore. Rispondi onestamente!
  4. Firma Contratti: Dovrai firmare digitalmente i contratti relativi all’apertura del conto.
  5. Primo Versamento (eventuale): Alcuni broker richiedono un piccolo versamento iniziale per attivare il conto.

Una volta approvato il conto (di solito richiede da poche ore a qualche giorno lavorativo), sarai pronto per operare.

Effettuare il Primo Acquisto: Ordine Singolo o PAC?

Sei pronto a comprare il tuo primo ETF! Hai due modi principali per farlo:

  • Ordine Singolo: Decidi tu l’importo da investire e acquisti le quote dell’ETF desiderato in un’unica soluzione (o comunque quando lo decidi tu). Nella piattaforma del broker, dovrai cercare l’ETF tramite il suo codice ISIN (un codice alfanumerico univoco internazionale) o il ticker (simbolo), specificare la quantità di quote da acquistare (o l’importo) e il tipo di ordine:
    • Ordine a Mercato: Acquisti al miglior prezzo disponibile in quel momento. Veloce, ma non hai certezza del prezzo esatto di esecuzione.
    • Ordine Limite: Imposti tu il prezzo massimo che sei disposto a pagare per quota. L’ordine verrà eseguito solo se il prezzo di mercato raggiunge o scende sotto il tuo limite. Ti dà controllo sul prezzo, ma rischi che l’ordine non venga eseguito se il prezzo non scende abbastanza.
  • Piano di Accumulo Capitale (PAC): Imposti un versamento periodico (es. mensile, trimestrale) di un importo fisso (anche piccolo, es. 50€ o 100€) che viene automaticamente investito nell’ETF (o negli ETF) che hai scelto. Questa strategia ha diversi vantaggi per i principianti:
    • Disciplina: Ti "costringe" a investire regolarmente, indipendentemente dalle condizioni di mercato.
    • Mediazione del Prezzo d’Acquisto (Cost Averaging): Comprando quote sia quando il prezzo è alto sia quando è basso, nel tempo ottieni un prezzo medio di carico che smorza la volatilità. Compri più quote quando i prezzi sono bassi e meno quote quando sono alti.
    • Accessibilità: Permette di iniziare a investire anche con piccole somme.

Molti broker moderni offrono PAC su ETF a costi molto competitivi. Per chi inizia e ha un orizzonte lungo, il PAC è spesso la strategia più consigliata e serena.

Indipendentemente dalla modalità scelta, ricorda sempre di investire solo somme che puoi permetterti di immobilizzare per il tempo necessario, senza intaccare le tue necessità quotidiane o il tuo fondo di emergenza.

Tassazione degli ETF in Italia: Facciamo Chiarezza

Parliamo di un argomento che spesso spaventa o confonde: le tasse sugli investimenti. Come vengono tassati gli ETF in Italia? Cerchiamo di fare chiarezza, semplificando il più possibile, tenendo presente che la normativa fiscale può cambiare e per situazioni complesse è sempre meglio consultare un professionista.

Attualmente, per un investitore privato residente in Italia, la tassazione degli ETF UCITS (quelli armonizzati e venduti comunemente in Europa) segue queste regole principali:

Come Vengono Tassati i Guadagni (Capital Gain)

Quando vendi le quote di un ETF a un prezzo superiore a quello a cui le hai acquistate, realizzi una plusvalenza (capital gain). Su questa plusvalenza, lo Stato italiano applica un’imposta sostitutiva con un’aliquota fissa, che al momento è del 26%.

Esempio:

  • Compro quote ETF per 1.000€.
  • Dopo un po’ di tempo, le vendo a 1.500€.
  • La plusvalenza è 1.500€ – 1.000€ = 500€.
  • La tassa da pagare è il 26% di 500€ = 130€.
  • Il mio guadagno netto è 500€ – 130€ = 370€.

Caso Particolare: ETF Obbligazionari Governativi
C’è un’eccezione importante. Se l’ETF investe in titoli di stato italiani (BTP, BOT, CCT) o di paesi esteri inclusi nella "white list" (paesi che garantiscono un adeguato scambio di informazioni fiscali con l’Italia), la parte di plusvalenza derivante da questi titoli è tassata con l’aliquota agevolata del 12,5%, anziché del 26%.
Se l’ETF investe sia in titoli di stato "white list" sia in altre attività (es. obbligazioni corporate), l’intermediario (in regime amministrato) dovrebbe essere in grado di calcolare la quota parte della plusvalenza tassabile al 12,5% e quella tassabile al 26%.

Minusvalenze: Se vendi le quote a un prezzo inferiore a quello di acquisto, realizzi una minusvalenza (perdita). Le minusvalenze derivanti da ETF possono essere compensate con eventuali plusvalenze realizzate su altri strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, certificati, altri ETF) nei successivi 4 anni fiscali. Questo permette di ridurre l’imponibile fiscale futuro.

E i Dividendi? La Tassazione per ETF a Distribuzione

Se possiedi un ETF a Distribuzione, i dividendi o le cedole che ti vengono accreditati sono considerati redditi da capitale. Su questi proventi, viene applicata una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta del 26% (calcolata direttamente dall’intermediario in regime amministrato).

Come abbiamo visto, questo non avviene per gli ETF ad Accumulazione, dove i proventi vengono reinvestiti lordi all’interno del fondo. La tassazione avverrà solo sulla plusvalenza totale al momento della vendita delle quote. Questo meccanismo di "differimento fiscale" è uno dei vantaggi chiave degli ETF ad accumulazione per la crescita del capitale nel lungo termine.

L’Importanza degli ETF Armonizzati (UCITS)

Ribadiamo un concetto fondamentale per gli investitori europei: la sigla UCITS. Quando scegli un ETF, assicurati che sia "UCITS compliant". Questa direttiva europea impone regole molto stringenti ai fondi per garantire la tutela degli investitori, tra cui:

  • Diversificazione: Limiti massimi di concentrazione su singoli emittenti.
  • Liquidità: Requisiti minimi di liquidità degli asset detenuti.
  • Patrimonio Separato: Come già detto, il patrimonio del fondo è separato da quello della società di gestione.
  • Trasparenza: Obblighi informativi chiari (pubblicazione del KIID – Key Investor Information Document – e del prospetto informativo).
  • Rischio di Controparte (per sintetici): Limiti all’esposizione verso la controparte dello swap e obbligo di collaterale.

Investire in ETF UCITS offre quindi un elevato grado di protezione normativa e semplifica anche gli adempimenti fiscali per gli investitori italiani rispetto a strumenti non armonizzati. Quasi tutti gli ETF quotati su Borsa Italiana sono UCITS.

Regime Amministrato vs Dichiarativo:
Ricorda la differenza:

  • Amministrato: L’intermediario (banca/broker italiano) agisce come sostituto d’imposta. Calcola e versa le tasse per te. Più semplice.
  • Dichiarativo: Devi dichiarare tu i redditi da investimento (plusvalenze, dividendi) nella tua dichiarazione dei redditi (Modello Redditi PF). Richiede più attenzione o l’aiuto di un commercialista.

Per iniziare, il regime amministrato è spesso la scelta più comoda e sicura per evitare errori.

Capire la tassazione è importante per non avere sorprese e per valutare correttamente il rendimento netto dei propri investimenti. Non è così complicato come sembra, soprattutto affidandosi a un intermediario in regime amministrato e scegliendo ETF UCITS.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

Arrivati alla fine di questa guida, spero di averti fornito una bussola per orientarti nel mondo, a prima vista complesso ma in realtà abbastanza accessibile, degli ETF. Come avrai capito, non sono una formula magica per diventare ricchi senza sforzo, ma rappresentano uno strumento potente e versatile, soprattutto per chi muove i primi passi nel mondo degli investimenti. La loro semplicità concettuale, unita alla diversificazione intrinseca e ai costi generalmente bassi, li rende una scelta popolare e, a mio avviso, sensata per molti risparmiatori.

Ricordo ancora l’entusiasmo misto a un po’ di timore quando ho iniziato a studiarli. Mi chiedevo: "Sarà la scelta giusta per me? Riuscirò a capire quale scegliere tra le migliaia disponibili?". La risposta, come spesso accade, non è stata immediata. Ho capito che l’investimento perfetto non esiste, esiste l’investimento adatto a te, ai tuoi sogni, ai tuoi progetti futuri, al tempo che hai davanti e alla tua personale capacità di gestire le inevitabili montagne russe dei mercati.

Il vero valore degli ETF, secondo me, sta nella loro democraticità. Hanno reso accessibile a tutti, anche con capitali relativamente piccoli, la possibilità di investire in modo diversificato sui mercati globali, cosa che un tempo era appannaggio solo di investitori istituzionali o molto facoltosi. Certo, questo non elimina la necessità di informarsi, studiare e capire cosa si sta facendo. Non basta comprare un ETF a caso perché "ne parlano tutti". Bisogna sceglierlo con criterio, inserirlo in una strategia complessiva (magari partendo da una buona pianificazione del budget con metodi come la regola 50/30/20) e, soprattutto, avere la pazienza e la disciplina di mantenere la rotta nel lungo periodo, senza farsi prendere dal panico durante le turbolenze.

L’approccio passivo degli ETF, che semplicemente replicano un indice, può sembrare poco "eccitante" rispetto alla ricerca dell’azione "vincente" o alla gestione attiva di un fondo che promette di battere il mercato. Ma numerosi studi dimostrano che, nel lungo periodo, la maggior parte dei fondi attivi non riesce a superare la performance del proprio indice di riferimento, soprattutto al netto dei costi molto più elevati. Ecco perché la filosofia "semplice" degli ETF può rivelarsi sorprendentemente efficace.

In definitiva, considero gli ETF un’ottima porta d’ingresso al mondo degli investimenti. Richiedono un impegno iniziale per capirne le basi, ma una volta compresi i meccanismi, permettono di costruire un portafoglio solido e diversificato in modo relativamente facile ed economico. Spero che questa guida ti sia stata utile per iniziare il tuo percorso. Buon investimento consapevole!

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Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Cosa sono gli ETF in parole semplici?

Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono come dei "cesti" di azioni o obbligazioni che puoi comprare e vendere in borsa come se fossero un’unica azione. Il loro obiettivo è replicare l’andamento di un indice di mercato (es. quello delle principali aziende italiane o americane).

Qual è il vantaggio principale di investire in ETF?

Il vantaggio principale è la diversificazione istantanea (il tuo investimento è distribuito su molti titoli) unita a costi di gestione generalmente molto bassi rispetto ai fondi comuni tradizionali.

Posso perdere soldi con gli ETF?

Sì, come per ogni investimento, il valore degli ETF può salire ma anche scendere. Se l’indice di mercato che l’ETF replica scende, anche il valore delle tue quote diminuirà. Il rischio è legato alle fluttuazioni del mercato.

Quanto costa investire in ETF?

Ci sono principalmente tre costi: il TER (commissione annua del fondo, solitamente bassa), lo spread denaro-lettera (piccola differenza tra prezzo di acquisto e vendita) e le commissioni del tuo broker/banca per eseguire l’operazione.

Cosa significa ETF UCITS?

UCITS è una normativa europea che garantisce agli investitori standard elevati di protezione, diversificazione e trasparenza. È consigliabile scegliere ETF che rispettino questa normativa.

Meglio ETF ad accumulazione (Acc) o a distribuzione (Dist)?

Dipende dai tuoi obiettivi. Accumulazione reinveste i dividendi/cedole per massima crescita nel lungo termine (spesso fiscalmente più efficiente). Distribuzione paga i proventi periodicamente, utile se cerchi un reddito.

Come si comprano gli ETF?

Devi aprire un conto titoli presso una banca o un broker online, cercare l’ETF desiderato (tramite codice ISIN o nome) e piazzare un ordine di acquisto, specificando la quantità o l’importo.

Serve essere esperti per investire in ETF?

Non serve essere esperti di finanza, ma è importante capire le basi del loro funzionamento, i rischi e scegliere gli ETF in linea con i propri obiettivi e profilo di rischio. Questa guida è un buon punto di partenza.

Cosa significa replica fisica e sintetica?

Replica fisica significa che l’ETF possiede direttamente i titoli dell’indice. Replica sintetica usa derivati (swap) per ottenere il rendimento dell’indice. La fisica è generalmente considerata più trasparente e con meno rischi specifici (rischio controparte), ma la sintetica può essere più efficiente in alcuni casi.

Cos’è il TER di un ETF?

Il TER (Total Expense Ratio) è il costo totale annuo di gestione dell’ETF, espresso in percentuale. Include costi amministrativi, legali, di gestione, ecc. Viene prelevato automaticamente dal valore del fondo. Un TER basso è preferibile.

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Fonti e Approfondimenti

disegno di un ragazzo seduto con un laptop sulle gambe che ricerca dal web le fonti per scrivere un post
  1. Borsa Italiana – Glossario ETF