Vendere casa cointestata: come dividere i soldi?

Scopri come vendere una casa cointestata e dividere il ricavato tra coniugi o conviventi. La guida completa su come estinguere il mutuo e ripartire la liquidità.

In Breve (TL;DR)

Vendere una casa cointestata è un’operazione che richiede di estinguere l’eventuale mutuo residuo e dividere la liquidità rimanente tra i partner secondo le quote di proprietà.

Approfondiamo come gestire l’estinzione di un eventuale mutuo e come ripartire correttamente la liquidità rimanente.

Scopri come estinguere l’eventuale mutuo residuo e come ripartire correttamente la liquidità rimanente tra i partner.

Vendere la casa di proprietà è un passo cruciale nella vita di una coppia, sia essa unita dal vincolo del matrimonio o da una convivenza di fatto. Questa decisione, spesso legata a nuovi progetti o alla fine di un percorso comune, porta con sé implicazioni emotive, ma soprattutto legali e finanziarie. La divisione del ricavato è il cuore del problema e richiede chiarezza, accordo e una profonda conoscenza delle normative vigenti. Affrontare questo processo con consapevolezza permette di gestire la transizione in modo equo e trasparente, proteggendo gli interessi di entrambi i partner e trasformando un potenziale conflitto in un’opportunità di chiudere un capitolo serenamente.

La procedura varia sensibilmente a seconda del legame giuridico tra i partner e del regime patrimoniale adottato. Per i coniugi, la distinzione tra comunione e separazione dei beni è fondamentale. Per i conviventi, invece, diventano cruciali le quote di proprietà indicate nell’atto di acquisto. Comprendere queste differenze è il primo passo per navigare le complessità della vendita e assicurare che la divisione del guadagno rispecchi correttamente i diritti e i contributi di ciascuno.

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La vendita di un immobile cointestato può essere complessa e delicata. Affidarsi a professionisti del settore immobiliare è il modo migliore per gestire ogni fase con serenità e trasparenza, dalla valutazione dell’immobile alla corretta divisione del ricavato. Se stai affrontando questa situazione e desideri una guida esperta per massimizzare il valore della tua proprietà e garantire un processo equo per tutte le parti coinvolte, contattaci per una consulenza personalizzata.

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Mani che si scambiano le chiavi di una casa sopra un contratto, simboleggiando l'accordo di vendita e la divisione dei beni.
La vendita di un immobile condiviso è un passo importante. Scopri come gestire la divisione del ricavato in modo equo e conforme alla legge per evitare conflitti futuri.

La proprietà della casa: le fondamenta legali

Quando si acquista un immobile in coppia, la base di tutto è l’atto di compravendita, il documento notarile che attesta chi sono i proprietari e in quali quote. Per le coppie sposate, entra in gioco il regime patrimoniale scelto. In assenza di una scelta diversa, si applica automaticamente la comunione legale dei beni. In questo regime, tutti gli acquisti effettuati dopo il matrimonio, inclusa la casa, appartengono a entrambi i coniugi al 50%, anche se l’atto è intestato a uno solo di loro. L’alternativa è la separazione dei beni, dove ciascun coniuge rimane proprietario esclusivo dei beni che acquista individualmente.

Per i conviventi di fatto, la situazione è più lineare: la proprietà è determinata esclusivamente da quanto riportato nell’atto di acquisto. Se l’immobile è cointestato, le quote di proprietà (solitamente al 50% ciascuno) sono specificate nel rogito. Questa differenza è cruciale, poiché in assenza di un vincolo matrimoniale, non esiste un regime legale automatico che regoli la proprietà. La cultura mediterranea, e in particolare quella italiana, vede la casa come il fulcro della famiglia, un investimento per la vita. Tuttavia, le dinamiche sociali moderne richiedono una maggiore attenzione agli strumenti legali per tutelare i singoli individui all’interno della coppia.

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Il processo di vendita: un percorso a due

Per vendere un immobile cointestato è necessario il consenso di tutti i proprietari. La decisione deve essere unanime; non è possibile procedere se anche solo uno dei partner è contrario. Una volta raggiunto l’accordo, il percorso segue i passaggi di una normale compravendita: valutazione dell’immobile, incarico a un’agenzia, accettazione di una proposta d’acquisto, stipula del contratto preliminare e, infine, il rogito notarile. Durante questo processo, il notaio svolge un ruolo di garanzia, verificando la legittimità della proprietà e la conformità di tutti i documenti.

Cosa succede, però, se non si trova un accordo? Se un comproprietario si oppone alla vendita, l’unica via per sbloccare la situazione è quella legale. Chi desidera vendere può rivolgersi al tribunale per chiedere la divisione giudiziale del bene. Il giudice valuterà se l’immobile può essere diviso in natura (ad esempio, una villa bifamiliare). Se ciò non è possibile, come nel caso di un appartamento, il giudice può disporre la vendita forzata dell’immobile all’asta, con il ricavato che verrà poi diviso tra i comproprietari in base alle loro quote. Questa soluzione, sebbene efficace, comporta tempi lunghi e costi significativi, oltre a una probabile svalutazione del bene.

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Estinguere il mutuo: il primo passo dopo il rogito

Se sulla casa grava un mutuo cointestato, la sua estinzione è una priorità assoluta al momento della vendita. Entrambi i partner sono responsabili in solido per il debito nei confronti della banca, il che significa che l’istituto di credito può richiedere l’intero pagamento a ciascuno di loro. La soluzione più comune e sicura consiste nell’utilizzare una parte del ricavato della vendita per saldare completamente il debito residuo. Questa operazione viene solitamente gestita dal notaio il giorno stesso del rogito. Il notaio trattiene la somma necessaria, la versa alla banca per conto dei venditori e ottiene la quietanza di estinzione, liberando così l’immobile da ogni ipoteca.

Esistono alternative, sebbene più complesse. Una di queste è l’accollo del mutuo da parte dell’acquirente, che si impegna a subentrare nel finanziamento esistente. Questa opzione, però, richiede il consenso esplicito della banca, che valuterà l’affidabilità finanziaria del nuovo debitore. Un’altra possibilità, in caso di separazione, è che uno dei due partner si accolli l’intera quota del mutuo, diventando l’unico proprietario dell’immobile. In ogni caso, è essenziale pianificare con cura come vendere una casa con un mutuo in corso e magari calcolare il debito residuo per avere un quadro finanziario chiaro.

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La divisione del ricavato: come si spartisce il guadagno?

Una volta estinto il mutuo e pagate tutte le spese legate alla vendita (commissioni di agenzia, imposte, costi notarili), si arriva al momento cruciale: la divisione del ricavato netto. La regola generale è semplice: la somma rimanente viene divisa tra i proprietari in base alle quote di proprietà indicate nell’atto di compravendita. Se la casa era cointestata al 50%, il guadagno verrà diviso a metà. Se le quote erano diverse, ad esempio 70/30, la divisione seguirà la stessa proporzione. Questo principio si applica sia ai coniugi in separazione dei beni sia ai conviventi.

Un aspetto fiscale da non sottovalutare è la possibile plusvalenza sulla vendita. Si genera una plusvalenza tassabile quando un immobile viene rivenduto a un prezzo superiore a quello di acquisto entro cinque anni. La tassazione non si applica se l’immobile è stato adibito ad abitazione principale per la maggior parte del tempo o se è stato ricevuto per successione. Se la plusvalenza è tassabile, i proprietari possono scegliere tra la tassazione ordinaria IRPEF o un’imposta sostitutiva del 26%, da versare tramite il notaio al momento del rogito.

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Tradizione e Innovazione: nuovi accordi per le coppie moderne

Il modello tradizionale della famiglia italiana, fondato sul matrimonio in comunione dei beni, rifletteva una visione unitaria del patrimonio. La casa era il bene della famiglia, e la sua divisione al 50% era la conseguenza naturale di questo patto. Tuttavia, la società si è evoluta. Le coppie moderne, in particolare i conviventi di fatto, cercano sempre più strumenti innovativi per regolare i loro rapporti patrimoniali con maggiore flessibilità e trasparenza, tutelando i contributi individuali. Un esempio è il caso di un partner che investe una somma maggiore per l’anticipo o per una ristrutturazione importante.

Per rispondere a queste nuove esigenze, la legge offre soluzioni come i contratti di convivenza. Stipulati davanti a un notaio o un avvocato, questi accordi permettono di definire in anticipo le regole per la gestione dei beni comuni, incluse le modalità di divisione del ricavato in caso di vendita della casa. Si può stabilire, ad esempio, che le quote di proprietà non siano uguali o che, in caso di vendita, vengano prima rimborsati gli investimenti personali documentati. Questi strumenti rappresentano un passo avanti, offrendo tutele per le coppie di fatto e permettendo di superare la rigidità delle norme tradizionali.

Cosa fare in caso di disaccordo?

Il disaccordo sulla vendita di una casa cointestata o sulla divisione del ricavato può trasformarsi in un conflitto lungo e costoso. Prima di arrivare in tribunale, esistono strade alternative per risolvere la disputa in modo più costruttivo. La mediazione è una di queste. Un mediatore professionista e imparziale può aiutare i partner a comunicare, a comprendere le reciproche esigenze e a trovare un accordo soddisfacente per entrambi, come la liquidazione della quota di uno dei due o la definizione di un piano di vendita condiviso.

Se la mediazione fallisce, l’unica opzione residua è la divisione giudiziale. Questa procedura legale, avviata su richiesta di uno dei comproprietari, porta a una decisione imposta da un giudice. Come già accennato, il giudice può ordinare la vendita all’asta dell’immobile. È una soluzione definitiva ma spesso svantaggiosa: le aste pubbliche tendono a realizzare prezzi inferiori a quelli di mercato e i costi legali possono erodere ulteriormente il guadagno finale. Per questo motivo, raggiungere un accordo amichevole è quasi sempre la scelta più saggia dal punto di vista economico ed emotivo.

Conclusioni

disegno di un ragazzo seduto a gambe incrociate che regge un laptop con scritto dietro allo schermo Conclusioni

Vendere una casa cointestata e dividere il ricavato è un’operazione complessa che intreccia aspetti legali, finanziari ed emotivi. La chiave per gestirla con successo risiede nella comunicazione trasparente e nella stipula di accordi chiari, preferibilmente fin dal momento dell’acquisto. Che si tratti di coniugi o conviventi, comprendere le implicazioni del regime patrimoniale e delle quote di proprietà è essenziale per evitare malintesi e conflitti futuri. L’antico detto “patti chiari, amicizia lunga” non è mai stato così attuale.

Affidarsi a professionisti come notai, avvocati e consulenti finanziari è un investimento fondamentale per navigare questo percorso in sicurezza. Dalla gestione del mutuo residuo alla corretta divisione del guadagno, passando per gli obblighi fiscali, una guida esperta garantisce che ogni passaggio sia eseguito correttamente, tutelando i diritti di entrambi i partner. Con la giusta preparazione e un approccio collaborativo, è possibile trasformare la vendita di una casa condivisa in un processo equo e sereno, pronto ad aprire le porte a un nuovo futuro.

La vendita di un immobile cointestato può essere complessa e delicata. Affidarsi a professionisti del settore immobiliare è il modo migliore per gestire ogni fase con serenità e trasparenza, dalla valutazione dell’immobile alla corretta divisione del ricavato. Se stai affrontando questa situazione e desideri una guida esperta per massimizzare il valore della tua proprietà e garantire un processo equo per tutte le parti coinvolte, contattaci per una consulenza personalizzata.

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Domande frequenti

disegno di un ragazzo seduto con nuvolette di testo con dentro la parola FAQ
Cosa succede se la casa è cointestata al 50%? Come si dividono i soldi?

Quando una casa cointestata viene venduta, il ricavato netto viene diviso tra i proprietari in base alle quote di proprietà indicate nell’atto di acquisto. Se l’immobile è intestato al 50% a ciascun partner, l’importo rimanente dopo aver estinto il mutuo e pagato le spese di vendita sarà diviso equamente a metà. Qualsiasi accordo differente, ad esempio per riconoscere un maggiore investimento di uno dei due, deve essere formalizzato per avere valore legale.

Abbiamo ancora un mutuo da pagare. Come funziona quando vendiamo la casa?

Vendere una casa con un mutuo in corso è una pratica comune. Al momento del rogito notarile, una parte del prezzo di vendita viene utilizzata per estinguere completamente il debito residuo con la banca. Il notaio si occupa di supervisionare questa operazione, garantendo che la banca riceva l’importo dovuto e cancelli l’ipoteca. La somma di denaro che avanza dopo l’estinzione del mutuo e il pagamento delle spese viene poi divisa tra i cointestatari.

Uno di noi ha speso di più per la casa. Ha diritto a una quota maggiore del ricavato?

Legalmente, la divisione del ricavato segue le quote di proprietà, indipendentemente da chi abbia sostenuto maggiori spese per l’acquisto o la ristrutturazione. Per ottenere il rimborso delle somme extra versate, è necessario un accordo scritto (come una scrittura privata) in cui entrambi i partner riconoscono il maggior contributo e stabiliscono una ripartizione diversa. In assenza di un accordo formale, si presume che il contributo maggiore sia stato una forma di liberalità o donazione, difficilmente recuperabile.

Siamo conviventi non sposati, cambia qualcosa nella divisione dei soldi?

No, per la divisione del ricavato dalla vendita di un immobile cointestato non fa differenza essere sposati o conviventi. Ciò che conta sono unicamente le quote di proprietà stabilite nell’atto di acquisto (rogito). Che siate coniugi in separazione dei beni o una coppia di fatto, la ripartizione del guadagno netto avverrà sempre in base a tali percentuali.

Dobbiamo pagare le tasse sui soldi che ricaviamo dalla vendita della casa?

Nella maggior parte dei casi, non si pagano tasse. L’imposta sulla plusvalenza (cioè il guadagno ottenuto dalla vendita) non è dovuta se l’immobile è stato utilizzato come abitazione principale per la maggior parte del tempo tra l’acquisto e la vendita. La tassa è invece richiesta se si vende un immobile (che non sia abitazione principale) entro cinque anni dall’acquisto, poiché viene considerata un’operazione speculativa. L’aliquota dell’imposta sostitutiva è del 26%.