Hai ottenuto un prestito personale e adesso non sai come rimborsare le rate in scadenza? Ti stai chiedendo quali possano essere le conseguenze del mancato pagamento di un prestito? Sei nel posto giusto!
In questo articolo illustreremo cosa succede se non si paga un prestito e cosa comporta lo stato di morosità. Dalla segnalazione nelle banche dati delle centrali rischi, all’intervento di un giudice per il pignoramento, passando per l’applicazione di interessi moratori, vedremo tutti passaggi e le conseguenze che possono seguire al mancato rimborso di un finanziamento.
Vedremo come, in caso di ritardi nei pagamenti, un’azione tempestiva sia necessaria quanto auspicabile.
Dunque non perdiamo altro tempo e iniziamo a leggere!
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Conseguenze immediate del mancato pagamento di un prestito
Una delle conseguenze immediate a cui si può andare sicuramente incontro, mancando un pagamento di un prestito, è il contatto, dapprima informale, da parte della banca o dell’istituto di credito che ci ha concesso il finanziamento.
Contatti informali di notifica del mancato pagamento
Questo contatto può avvenire sia in forma tradizionale (via telefonica o via posta ordinaria), sia in forma tecnologica (email e/o SMS).
Una volta che l’istituto di credito da cui abbiamo ottenuto il finanziamento, ci ha notificato in maniera informale il fatto che il pagamento atteso non è stato correttamente contabilizzato (l’addebito previsto sul nostro conto corrente non è andato a buon fine), sicuramente ci prospetterà la possibilità di risolvere l’incidente contabile con un tentativo di addebito supplementare al fine di ristabilire il saldo previsto.
Molto spesso, le spese connesse a questo ulteriore addebito, sono a carico nostro e ammontano solitamente ad una somma che si aggira intoro a 2 euro fino a un massimo di 5 euro. Raramente si possono verificare delle spese supplementari di 10 euro o più.
Contatti formali di notifica del mancato pagamento
A seguito del contatto informale, se questo è avvenuto senza un riscontro positivo, ovvero non siamo riusciti a garantire alla banca che ci ha concesso il prestito il corretto buon fine dell’addebito previsto, si passa ai contatti formali.
Questi possono avvenire via posta raccomandata o via PEC (Posta Elettronica Certificata).
Ricordiamo che queste due forme di comunicazione hanno valore legale e probatorio della comunicazione, da parte dell’istituto di credito, che non abbiamo ottemperato al saldo dovuto della rata prevista del finanziamento.
Azioni intraprese dal creditore in caso di morosità
A questo punto il creditore può iniziare a conteggiare gli interessi moratori sul debito residuo e, se non riceve un nostro riscontro dopo 5-10 giorni lavorativi, può intraprendere sia per conto proprio che dando mandato ad una società esterna, a procedure di contatto e chiamate per recupero crediti.
Queste procedure implicano di per se dei costi aggiuntivi, detti costi di recupero crediti, che andranno a sommarsi all’importo dovuto e non ottemperato nei tempi previsti dal contratto di prestito.
Contestualmente a tutto ciò, l’istituto finanziario procede a segnalarci in centrale rischi come cattivo pagatore, indicando nelle banche dati creditizie i dettagli degli importi non saldati da parte nostra.
Solitamente, insieme a queste comunicazioni e procedure, vi è corredato un avviso sulla possibilità di adire le vie legali per il recupero delle somme dovute, con un aggravarsi delle spese a nostro carico.
Rischio di pignoramento e sequestro beni
Secondo la legge italiana, non esiste un lasso di tempo specifico entro cui un creditore può procedere al pignoramento dei beni di un debitore in caso di mancato pagamento di un finanziamento. Il processo di pignoramento è disciplinato da un complesso insieme di leggi e normative e la tempistica esatta può variare in base alle circostanze specifiche di ogni caso.
Fasi generali del pignoramento
In generale, il processo di pignoramento percorre queste quattro fasi:
- Invio di una messa in mora: il creditore invia al debitore una comunicazione formale che lo informa del mancato pagamento e richiede il rimborso integrale del debito residuo.
- Azione legale: se il debitore non risponde alla messa in mora o non si accorda per il rimborso del debito, il creditore può avviare un’azione legale.
- Ordinanza del tribunale: se il tribunale emette un provvedimento a favore del creditore, autorizza il pignoramento dei beni del debitore.
- Pignoramento dei beni: un ufficiale giudiziario procede al pignoramento, identificando e acquisendo il possesso dei beni del debitore fino al valore del debito residuo.
Fattori che influenzano la tempistica
La tempistica del pignoramento può essere influenzata da diversi fattori, tra questi:
- Complessità del caso: casi che coinvolgono più debitori, più beni o questioni legali complesse possono richiedere tempi più lunghi per la risoluzione.
- Carico di lavoro dei tribunali: ritardi nei tribunali e rinvii delle udienze possono allungare il periodo di tempo che porta alla decisione del giudice.
- Collaborazione del debitore: se il debitore collabora con il creditore e il tribunale, la risoluzione del contenzioso può essere più rapida.
Beni non pignorabili
La legge italiana stabilisce alcune casistiche in cui alcuni beni non sono pignorabili e, nella fattispecie, per quanto riguarda gli immobili:
- Prima casa: la prima casa del debitore è esente da pignoramento solo nel caso di debiti erariali (debiti verso l’Agenzia delle Entrate), ma deve soddisfare determinati criteri:
- il debitore dispone esclusivamente di quell’immobile di proprietà e non possiede quote di altri immobili;
- in quell’immobile il debitore ha indicato la sua residenza anagrafica;
- quell’immobile è accatastato come abitazione civile;
- l’immobile non risulta come bene di lusso secondo il decreto ministeriale del 2 agosto 1969.
- Seconda casa: nel caso in cui il debitore disponga della proprietà di un secondo immobile e il valore ottenibile dalla vendita di questo immobile non sia sufficiente a coprire il debito, la prima casa è pignorabile solo nel caso in cui:
- la somma dovuta dal debitore sia uguale o maggiore di 120.000 euro;
- il totale del valore delle proprietà immobiliari possedute del debitore sia uguale o maggiore a 120.000 euro;
- l’eventualità di rateizzare la somma dovuta al creditore sia stata notificata al debitore.
Debito inferiore a 120.000 euro, ma superiore a 20.000 euro: in questo caso l’Agenzia delle Entrate può solo iscrivere un’ipoteca sulla prima casa, ma non può pignorarla.
Ciò detto, ricordiamo e riportiamo come accennato prima, che nel caso di debiti verso soggetti privati la prima casa può essere pignorata.
Per quanto riguarda altre tipologie di beni:
- Beni personali essenziali: i debitori hanno diritto a conservare beni personali necessari alla loro vita quotidiana, come:
- Abbigliamento e biancheria da letto.
- Elettrodomestici e mobili adibiti alla conservazione e consumo dei pasti (tavoli, sedie, frigoriferi, etc.).
- Oggetti sacri e destinati al culto religioso.
- Attrezzi, libri, materiale didattico e strumenti per lavoro o attività professionali (solo nella misura di 1/5 ed esclusivamente se il pignoramento di altri beni risulta insufficiente alla copertura della somma dovuta).
- La fede nuziale.
- Somma necessaria al sostentamento: una parte del reddito del debitore è considerata esente da pignoramento. Questa somma, volta a garantire al debitore i mezzi per soddisfare i bisogni primari come cibo, casa e utenze, ha un importo stabilito dal giudice in base alle sue specifiche circostanze, con dei limiti stabiliti e aggiornati dalla legge in base a dati su inflazione e costo dei beni correnti.
- Strumenti e prodotti agricoli: per i debitori che traggono reddito dall’agricoltura, alcuni strumenti e prodotti agricoli possono essere esenti da pignoramento, tra cui:
- Macchinari e attrezzature agricole.
- Colture e bestiame necessari al sostentamento del debitore.
Pensioni e prestazioni sociali: pensioni e prestazioni sociali percepite dal debitore sono generalmente protette da pignoramento, garantendo loro l’accesso a un supporto finanziario essenziale.
È importante sottolineare che queste esenzioni possono essere soggette a eccezioni e limitazioni in casi specifici. Consigliamo di consultare un avvocato per comprendere appieno l’estensione dei loro diritti di protezione dei beni e le potenziali implicazioni di un mancato pagamento del prestito.
Cancellazione protesto e riabilitazione creditizia
La riabilitazione e cancellazione del protesto è un diritto che ha il debitore una volta trascorsi 13 mesi dall’ultimo protesto. Tutta via questo è possibile solo nel sao in cui abbia adempiuto al pagamento di tutte le somme dovute. La competenza giuridica sarà del Tribunale del luogo di residenza del debitore, sia esso persona fisica o soggetto giuridico.
Riassumendo
Ritardi nei pagamenti comportano interessi moratori, segnalazione come cattivo pagatore alle centrali rischi, possibili azioni legali e pignoramento dei beni.
Il pignoramento è l’ultima ratio e avviene dopo un complesso iter burocratico e legale. Contrariamento a quanto si possa pensare la prima casa, salvo alcune eccezioni, è pignorabile.
Trascorsi 13 mesi dall’ultimo protesto e saldato il debito, il debitore può richiedere la riabilitazione al Tribunale del suo luogo di residenza.
Conclusioni
Mancare il pagamento di un prestito può avere gravi conseguenze per il debitore, tra cui:
- Segnalazione come cattivo pagatore alle centrali rischi: questo può rendere difficile ottenere credito in futuro.
- Interessi moratori: il debitore dovrà pagare degli interessi aggiuntivi sul debito residuo.
- Costi di recupero crediti: il creditore può addebitare al debitore le spese per il recupero del credito.
- Azioni legali: il creditore può adire le vie legali per ottenere il rimborso del debito, con la possibilità di pignoramento dei beni del debitore.
Danni alla reputazione sociale e creditizia: il mancato pagamento di un prestito può danneggiare la reputazione sia creditizia che sociale del debitore.
È importante rimborsare i prestiti in tempo per evitare queste conseguenze negative. Se si hanno difficoltà a pagare le rate di un prestito, è importante contattare il creditore per discutere le opzioni disponibili. Esistono diverse soluzioni, come la ristrutturazione del debito o i piani di pagamento rateizzati.
In caso di mancato pagamento, il debitore ha comunque alcuni diritti, come la possibilità di richiedere la cancellazione del protesto dopo 13 mesi dall’ultimo mancato pagamento, a condizione di aver saldato tutte le somme dovute.
È consigliabile consultare un avvocato per comprendere appieno i propri diritti e le opzioni legali in caso di mancato pagamento di un prestito.
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Domande frequenti
Ritardi nei pagamenti comportano interessi moratori, segnalazione come cattivo pagatore nelle banche dati delle centrali rischi, possibili azioni legali e il pignoramento dei beni (nei casi più gravi).
Il pignoramento è l’ultima ratio e avviene dopo un complesso iter burocratico e legale. Non esiste un lasso di tempo specifico. Dipende dalla complessità del caso, dal carico di lavoro dei tribunali e dalla collaborazione del debitore.
La prima casa è generalmente esente da pignoramento per debiti erariali (verso l’Agenzia delle Entrate), se soddisfa determinati criteri. In caso di debiti verso privati, la prima casa può essere pignorata. Esistono eccezioni e limitazioni. Consulta un avvocato per capire la tua situazione.
Sono tutelati i beni personali essenziali (abbigliamento, elettrodomestici, strumenti di lavoro), la somma di denaro per il sostentamento (stabilita dal giudice), i beni agricoli (per chi ne trae reddito) e la pensione o le prestazioni sociali. Consulta un avvocato per i dettagli.
Trascorsi 13 mesi dall’ultimo protesto e saldato il debito, puoi richiedere la riabilitazione al Tribunale del tuo luogo di residenza. Consulta un avvocato per la procedura esatta.