La dichiarazione dei redditi rappresenta un appuntamento annuale cruciale per ogni contribuente. Tra i vari quadri che compongono il Modello 730, il Quadro E assume un’importanza particolare per chi ha sottoscritto un mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale. Una compilazione attenta e precisa di questa sezione permette di accedere a significative detrazioni fiscali, alleggerendo il carico impositivo e ottimizzando la propria situazione finanziaria. Comprendere le regole, i limiti e le corrette procedure per indicare gli interessi passivi e gli oneri accessori è fondamentale per non perdere un’importante opportunità di risparmio.
Questa guida nasce con l’obiettivo di fornire istruzioni pratiche e chiare per orientarsi nella compilazione del Quadro E, con un focus specifico sul rigo E7, dedicato proprio agli interessi del mutuo. Affronteremo le diverse casistiche, dalle spese ammesse a quelle escluse, analizzando i requisiti richiesti dalla normativa italiana. In un contesto economico europeo in continua evoluzione, dove la stabilità finanziaria personale è una priorità, sfruttare ogni beneficio fiscale disponibile diventa una scelta strategica. Unire la tradizione della proprietà immobiliare, così radicata nella cultura mediterranea, con l’innovazione degli strumenti fiscali digitali come il 730 precompilato, è la chiave per una gestione consapevole delle proprie finanze.
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Il Quadro E del Modello 730: il cuore delle detrazioni
Il Quadro E del Modello 730 è la sezione dedicata alla dichiarazione degli oneri e delle spese che danno diritto a una detrazione d’imposta o a una deduzione dal reddito. Le detrazioni, come quelle per gli interessi del mutuo, agiscono direttamente sull’imposta lorda, riducendo l’importo finale da versare. Le deduzioni, invece, abbattono il reddito imponibile complessivo su cui viene calcolata l’imposta. È essenziale distinguere tra queste due tipologie di agevolazioni per applicarle correttamente. All’interno di questo quadro, la Sezione I è quella di maggiore interesse per i mutuatari, poiché accoglie le spese per cui spetta una detrazione del 19%, inclusi gli interessi passivi sul mutuo per l’acquisto della prima casa.
La corretta indicazione di queste spese è cruciale. Un errore o un’omissione possono comportare la perdita del beneficio fiscale. Fortunatamente, il Modello 730 precompilato, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, contiene già molte di queste informazioni, trasmesse direttamente dagli istituti di credito. Tuttavia, è sempre responsabilità del contribuente verificare la correttezza e la completezza dei dati riportati, integrandoli o modificandoli se necessario. Questo passaggio di controllo è un momento fondamentale per assicurarsi di aver inserito tutte le spese detraibili sostenute durante l’anno d’imposta di riferimento.
Focus sul Rigo E7: come detrarre gli interessi del mutuo
Il rigo E7 è il campo specifico del Quadro E dove devono essere inseriti gli interessi passivi, gli oneri accessori e le quote di rivalutazione pagati per mutui ipotecari contratti per l’acquisto dell’abitazione principale. Per “abitazione principale” si intende l’immobile in cui il contribuente o i suoi familiari (coniuge, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo) dimorano abitualmente e hanno la residenza anagrafica. La detrazione IRPEF spettante è pari al 19% delle spese sostenute, calcolata su un importo massimo di 4.000 euro per ogni intestatario del mutuo. Questo significa che un contribuente singolo può ottenere un rimborso massimo di 760 euro (19% di 4.000 euro).
La compilazione del rigo E7 richiede attenzione. È necessario indicare l’ammontare complessivo degli interessi passivi e degli altri oneri accessori pagati nell’anno, indipendentemente dalla data di scadenza delle rate (si applica il cosiddetto criterio di cassa). La certificazione rilasciata annualmente dalla banca è il documento fondamentale che riepiloga l’importo esatto da riportare nella dichiarazione. In caso di mutuo cointestato, il limite di 4.000 euro va ripartito tra i cointestatari, solitamente in parti uguali. Ad esempio, due coniugi cointestatari potranno detrarre ciascuno il 19% su un massimo di 2.000 euro.
Spese ammesse in detrazione: non solo interessi
Oltre agli interessi passivi, che rappresentano la voce di spesa principale, la normativa fiscale permette di portare in detrazione anche una serie di oneri accessori legati alla stipula del contratto di mutuo. Queste spese, sommate agli interessi, concorrono al raggiungimento del tetto massimo di 4.000 euro. È importante conoscerle per massimizzare il beneficio fiscale. Tra le spese accessorie detraibili rientrano l’onorario del notaio per la stipula del contratto di mutuo (e non quello per l’atto di compravendita), le spese di perizia e di istruttoria, e l’imposta sostitutiva applicata sul capitale erogato.
Inoltre, sono ammesse in detrazione anche le commissioni pagate agli istituti di credito per la loro attività di intermediazione. La documentazione da conservare per attestare queste spese include le fatture del notaio e le ricevute dei pagamenti effettuati. Un aspetto da non sottovalutare è che, dal 2020, per poter beneficiare della detrazione è necessario che i pagamenti siano tracciabili, ovvero effettuati tramite versamento bancario, postale o altri sistemi di pagamento elettronici. Le quietanze di pagamento delle rate e la certificazione della banca sono considerate prove valide di tracciabilità.
Cosa non è possibile detrarre: le esclusioni importanti
Altrettanto importante è conoscere le spese che, pur essendo collegate all’acquisto della casa e al mutuo, non sono ammesse in detrazione. Una delle esclusioni più comuni riguarda l’onorario del notaio per la stipula del contratto di compravendita dell’immobile; solo le spese notarili relative all’atto di mutuo sono detraibili. Allo stesso modo, non è possibile detrarre le imposte legate al trasferimento di proprietà, come l’imposta di registro, l’IVA, e le imposte ipotecarie e catastali.
Un’altra spesa frequentemente esclusa è il costo dei premi per le polizze assicurative sull’immobile, come la polizza incendio e scoppio, anche se richieste dalla banca per l’erogazione del finanziamento. La ragione è che non sono considerate strettamente necessarie alla stipula del contratto di mutuo stesso. Infine, non sono detraibili le spese per l’incasso delle singole rate del mutuo, un costo che la banca addebita per la gestione del pagamento periodico. Avere chiara questa distinzione è fondamentale per evitare di inserire costi non ammessi e incorrere in successive rettifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Condizioni e requisiti per l’accesso al beneficio
Per poter beneficiare della detrazione degli interessi passivi del mutuo, è necessario rispettare precise condizioni. La principale è che l’immobile acquistato sia adibito ad abitazione principale entro un anno dalla data di acquisto. A sua volta, l’acquisto deve avvenire nell’anno precedente o successivo alla stipula del mutuo. Questo significa che si ha un “periodo finestra” di due anni per completare l’intero processo: stipulare il mutuo, acquistare l’immobile e trasferirvi la residenza. Il mancato rispetto di queste tempistiche può comportare la perdita del diritto alla detrazione.
La detrazione spetta all’acquirente dell’immobile che è anche intestatario del contratto di mutuo. Esistono però delle eccezioni. Ad esempio, in caso di trasferimento per motivi di lavoro, non si perde il diritto alla detrazione anche se si sposta la residenza dall’abitazione principale. Anche in caso di separazione legale, il coniuge che ha lasciato l’immobile può continuare a beneficiare della detrazione fino alla sentenza di divorzio, a condizione che fosse proprietario e cointestatario del mutuo. Per approfondire come le diverse situazioni lavorative influenzano la valutazione della banca, può essere utile consultare la guida su contratto di lavoro e mutuo.
Casi particolari: costruzione, ristrutturazione e surroga
La detrazione degli interessi non si applica solo ai mutui per l’acquisto della prima casa, ma anche a quelli per la sua costruzione o ristrutturazione. In questi casi, la detrazione spetta su un importo massimo di 2.582,28 euro e il contribuente deve adibire l’immobile ad abitazione principale entro due anni dalla fine dei lavori. Per queste tipologie di mutuo, nel Modello 730 si utilizzano codici specifici da inserire nei righi da E8 a E10. Ad esempio, il codice 10 si usa per i mutui stipulati dal 1998 al 2021, mentre il codice 46 per quelli contratti dal 1° gennaio 2022.
Un altro caso frequente è quello della surroga del mutuo. Quando si trasferisce il proprio mutuo da una banca a un’altra per ottenere condizioni migliori, il diritto alla detrazione non si perde. Tuttavia, il beneficio fiscale viene calcolato sulla quota di capitale residuo del mutuo originario, maggiorata delle spese accessorie legate all’operazione di surroga. In pratica, non è possibile detrarre interessi su un importo superiore a quello che sarebbe spettato con il vecchio finanziamento. Per chi sta valutando questa opzione, la guida alla scelta tra surroga e rinegoziazione può offrire spunti preziosi.
Documentazione necessaria: cosa conservare
Per poter usufruire delle detrazioni fiscali e per essere pronti in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, è indispensabile conservare con cura tutta la documentazione relativa al mutuo e all’acquisto dell’immobile. Il primo documento da custodire è il contratto di mutuo, da cui si evince che il finanziamento è stato concesso per l’acquisto dell’abitazione principale. Altrettanto importante è l’atto di compravendita dell’immobile.
Ogni anno, la banca invia una certificazione che riepiloga gli interessi passivi e gli oneri accessori pagati, insieme alla quota di capitale residuo. Questo è il documento di riferimento per la compilazione del Modello 730. Bisogna inoltre conservare le fatture del notaio relative alla stipula del contratto di mutuo e le ricevute di pagamento delle spese di perizia e istruttoria. Tutti questi documenti, che attestano le spese sostenute, devono essere conservati per il periodo previsto dalla legge per eventuali accertamenti fiscali. La corretta archiviazione è una buona abitudine che garantisce tranquillità e sicurezza.
Conclusioni

La compilazione del Quadro E del Modello 730 per la detrazione degli interessi del mutuo è un’operazione che richiede attenzione e conoscenza delle normative vigenti. Sebbene possa sembrare complessa, una corretta informazione permette di trasformare questo adempimento fiscale in una concreta opportunità di risparmio. Dal rigo E7 per l’acquisto della prima casa ai codici specifici per ristrutturazioni e costruzioni, ogni dettaglio è fondamentale per massimizzare il beneficio IRPEF del 19%. Ricordare i limiti di spesa, come i 4.000 euro per l’acquisto, e le tipologie di oneri accessori detraibili è il primo passo per una dichiarazione dei redditi vantaggiosa.
In un panorama in cui la tradizione dell’acquisto della casa si sposa con l’innovazione degli strumenti digitali come il 730 precompilato, essere un contribuente informato fa la differenza. Verificare sempre i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate e conservare scrupolosamente tutta la documentazione, dal contratto di mutuo alle fatture delle spese accessorie, non è solo un obbligo, ma una forma di tutela per il proprio investimento. Sfruttare appieno le agevolazioni fiscali, come quelle descritte nella nostra guida generale ai benefici fiscali sui mutui, significa gestire con intelligenza le proprie finanze e alleggerire il peso di uno degli impegni economici più importanti nella vita di una persona.
Oltre alle detrazioni fiscali, il primo passo per risparmiare è scegliere il mutuo giusto. Confronta le migliori offerte delle banche e trova la soluzione più vantaggiosa per il tuo progetto di casa.
Domande frequenti

Nel Modello 730 puoi detrarre il 19% degli interessi passivi pagati sul mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale. Oltre agli interessi, sono detraibili anche gli oneri accessori come le spese di istruttoria e perizia, le spese notarili per la stipula del contratto di mutuo (e non quelle per la compravendita), l’imposta sostitutiva e le commissioni pagate agli istituti di credito. Non sono invece detraibili le spese di incasso rata o l’assicurazione sull’immobile.
Sì, la detrazione IRPEF del 19% si calcola su un importo massimo di 4.000 euro all’anno per gli interessi passivi e gli oneri accessori. Questo significa che il risparmio fiscale massimo che puoi ottenere è di 760 euro (il 19% di 4.000 euro). Questo limite si applica ai mutui per l’acquisto dell’abitazione principale stipulati a partire dal 1° gennaio 2001.
In caso di mutuo cointestato, il limite di spesa di 4.000 euro deve essere ripartito tra i cointestatari. Ad esempio, se il mutuo è intestato a due coniugi al 50%, ciascuno potrà detrarre il 19% su un importo massimo di 2.000 euro. Se uno dei due coniugi è fiscalmente a carico dell’altro, quest’ultimo può detrarre l’intera quota, a condizione che anche l’immobile sia cointestato.
In linea generale, se l’immobile non è più utilizzato come abitazione principale, si perde il diritto alla detrazione a partire dall’anno d’imposta successivo a quello del cambio di residenza. Tuttavia, la detrazione spetta comunque se, pur avendo cambiato residenza, nell’immobile continuano a vivere i propri familiari (come coniuge, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo). Esistono anche eccezioni specifiche, ad esempio per chi si trasferisce per motivi di lavoro.
Per poter usufruire della detrazione è fondamentale conservare alcuni documenti, da esibire in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. I documenti principali sono: la copia del contratto di acquisto dell’immobile, la copia del contratto di mutuo, le quietanze di pagamento o la certificazione annuale della banca che attesta gli interessi versati e le fatture relative agli oneri accessori, come quelle del notaio per la stipula del mutuo.