Entriamo subito nel vivo di una questione che accende spesso gli animi e alimenta dibattiti infiniti: quanto guadagnano i nostri rappresentanti in Parlamento? Parliamo dei Deputati, dei Senatori e, salendo nella gerarchia istituzionale, dei Presidenti di Camera e Senato. È un argomento delicato, lo so, quasi un tabù per alcuni, ma credo sia fondamentale parlarne con chiarezza e trasparenza, basandoci su dati concreti. Dopotutto, si tratta di soldi pubblici, i nostri. In questo articolo, cercherò di fare luce sulle diverse voci che compongono il loro trattamento economico, distinguendo tra stipendio base, rimborsi, indennità e benefici vari. L’obiettivo? Capire insieme, senza pregiudizi ma con spirito critico, le cifre reali e il meccanismo che le determina. Perché informarsi è il primo passo per essere cittadini consapevoli.
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I Costi della Democrazia Rappresentativa: Deputati e Senatori

Quando pensiamo ai "costi della politica", la mente corre subito agli stipendi dei parlamentari. Ma di cosa parliamo esattamente? La Costituzione stessa, all’articolo 69, stabilisce che "I membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge". Questa indennità, come specificato dalla legge n. 1261 del 1965, serve a "garantire il libero svolgimento del mandato". L’idea di fondo è nobile: assicurare che chiunque, indipendentemente dalla propria condizione economica, possa dedicarsi a tempo pieno all’attività parlamentare, rappresentando la Nazione (come dice l’art. 67 ) senza condizionamenti esterni. Un principio sacrosanto, nato per garantire indipendenza e accessibilità alla carica. Ma come si traduce in pratica? Vediamolo insieme, analizzando le diverse componenti del loro trattamento economico, che è più complesso di quanto si pensi comunemente. Non è solo "lo stipendio", ma un insieme di voci pensate (almeno in teoria) per coprire diverse esigenze legate al ruolo.
L’Indennità Parlamentare: Il Cuore dello Stipendio
Il fulcro del trattamento economico è l’indennità parlamentare. Questa è la parte che più si avvicina a un vero e proprio "stipendio", essendo un reddito assimilato a quello da lavoro dipendente e soggetto a tassazione. Come viene determinata? La legge del 1965 lega l’importo massimo al trattamento economico dei magistrati di Cassazione. Tuttavia, nel corso degli anni, gli Uffici di Presidenza di Camera e Senato hanno scelto di fissare l’indennità a livelli inferiori a questo tetto massimo, anche a seguito di interventi volti al contenimento della spesa pubblica.
Ma veniamo ai numeri, quelli che interessano di più. Quanto prendono, lordo al mese, i nostri parlamentari solo di indennità?
Per i Senatori, l’importo lordo mensile dell’indennità è pari a 10.385,31 euro. Cifra che scende leggermente (a 10.064,77 euro) per chi svolge un’altra attività lavorativa.
Per i Deputati, l’importo lordo mensile è molto simile: 10.435,00 euro. Anche qui, è prevista una riduzione (a 9.975,00 euro lordi) per chi ha altre fonti di reddito da lavoro.
Questi sono i lordi. E il netto? Al netto delle ritenute fiscali (IRPEF e addizionali locali), previdenziali (pensione e assegno di fine mandato) e assistenziali (assistenza sanitaria), la cifra si riduce drasticamente.
Per un Senatore, l’indennità netta mensile si attesta intorno ai 5.304,89 euro (circa 5.122 euro se ha un altro lavoro ). L’importo esatto può variare leggermente in base alle addizionali regionali e comunali legate al domicilio fiscale.
Per un Deputato, il netto è simile: circa 5.246,54 euro, che diventano circa 5.000 euro considerando le addizionali medie. Anche per loro, chi ha un altro lavoro percepisce un po’ meno, circa 4.750 euro netti.
Quindi, quando sentiamo parlare di cifre astronomiche, ricordiamoci che l’indennità netta si aggira sui 5.000 euro mensili. Certo, non una cifra bassa, ma decisamente lontana da certe narrazioni. E questa è solo la prima voce.
La Diaria: Vivere (e Lavorare) a Roma
Oltre all’indennità, i parlamentari ricevono una diaria. A cosa serve? È un rimborso forfettario pensato per coprire le spese di soggiorno nella capitale, dove svolgono gran parte della loro attività istituzionale. La logica è che deputati e senatori provengono da tutta Italia e devono poter sostenere i costi di vitto e alloggio a Roma senza intaccare il proprio "stipendio" personale.
L’importo? Attualmente, sia per i Senatori che per i Deputati, la diaria mensile è di 3.500 euro (o 3.503,11 euro per la precisione alla Camera). Importante sottolineare: questa cifra non è "intoccabile". Sono previste delle decurtazioni per ogni giorno di assenza dai lavori parlamentari, sia in Assemblea che nelle Commissioni. Ad esempio, al Senato, la diaria viene tagliata se non si partecipa almeno al 30% delle votazioni giornaliere in Assemblea. Alla Camera, la decurtazione è di oltre 200 euro al giorno per assenza dalle votazioni elettroniche in Aula, e sono previsti ulteriori tagli (fino a 500 euro mensili) in base alle assenze nelle riunioni di Giunte e Commissioni. Insomma, chi non lavora… vede la diaria ridursi. Un meccanismo pensato per incentivare la partecipazione attiva.
Rimborsi Spese: Mandato, Trasporti e Telefoni
Qui entriamo in un terreno ancora più complesso: i rimborsi spese. Si tratta di somme erogate per coprire costi specifici legati all’esercizio del mandato parlamentare, sia a Roma che nel collegio elettorale.
- Rimborso Spese per l’Esercizio del Mandato: Questa voce ha sostituito precedenti contributi forfettari ed è pensata per coprire una vasta gamma di costi: dai collaboratori alle consulenze, dalla gestione dell’ufficio all’organizzazione di eventi sul territorio. È una voce "mista".
- Al Senato, l’importo totale è di 4.180 euro mensili. Questo è diviso in due quote uguali: 2.090 euro soggetti a rendicontazione quadrimestrale e altri 2.090 euro erogati forfettariamente.
- Alla Camera, l’importo è di 3.690 euro mensili. Anche qui, la metà (circa 1.845 euro) deve essere giustificata tramite documentazione per spese specifiche (collaboratori, affitto ufficio, consulenze, convegni, ecc.), mentre l’altra metà è corrisposta forfettariamente. Serve a coprire le spese per mantenere il rapporto con gli elettori e l’attività politica sul territorio.
- Spese di Trasporto e Viaggio: I parlamentari devono spostarsi frequentemente tra Roma e il loro collegio. Per questo, beneficiano di tessere per la libera circolazione su treni, aerei (voli nazionali), navi e autostrade. Non è un rimborso diretto, ma un accesso gratuito a questi mezzi. In aggiunta, alla Camera è previsto un rimborso trimestrale (tra 3.323 e 3.995 euro circa, a seconda della distanza) per le spese di trasferimento tra residenza e aeroporto e tra Fiumicino e Montecitorio. Al Senato, invece, esiste un rimborso forfettario mensile di 1.650 euro che accorpa le spese accessorie di viaggio e quelle telefoniche.
- Spese Telefoniche: Alla Camera, oltre al rimborso forfettario per i viaggi, è previsto un piccolo rimborso forfettario annuo di 1.200 euro per le spese telefoniche (circa 100 euro al mese). Al Senato, come detto, queste spese sono incluse nel forfait da 1.650 euro.
È chiaro che queste voci, pur essendo "rimborsi", contribuiscono in modo significativo al trattamento economico complessivo. La parte forfettaria, in particolare, è spesso oggetto di dibattito, perché non richiede una giustificazione puntuale delle spese sostenute.
Altre Voci: Sanità, Fine Mandato e Pensioni
Completano il quadro altre componenti, legate più alla sfera previdenziale e assistenziale:
- Assistenza Sanitaria Integrativa: Deputati e Senatori versano obbligatoriamente una quota mensile (calcolata sull’indennità lorda) a un fondo sanitario integrativo che rimborsa parte delle spese mediche sostenute. La quota è del 4,5% dell’indennità lorda per i Senatori e di 526,66 euro mensili per i Deputati. Possono iscrivere anche i familiari pagando quote aggiuntive.
- Assegno di Fine Mandato: Una sorta di TFR. Al termine del mandato, ricevono un assegno pari all’80% dell’indennità lorda mensile per ogni anno di mandato effettivo. Questo assegno è finanziato da trattenute mensili sull’indennità lorda dei parlamentari stessi (6,7% per i Senatori, 784,14 euro per i Deputati ).
- Trattamento Pensionistico: Questo è un capitolo complesso, rivoluzionato nel 2012 con il passaggio dal vecchio sistema dei vitalizi al sistema contributivo, simile a quello dei dipendenti pubblici. Per maturare il diritto alla pensione, ora servono almeno 5 anni di mandato e un’età minima di 65 anni (che può scendere fino a 60 con più anni di mandato). Per chi era già in carica nel 2012, si applica un sistema misto "pro rata". Il versamento dei contributi è obbligatorio (8,80% dell’indennità lorda per i Deputati ). Esistono regole precise sulla sospensione del pagamento della pensione in caso di rielezione o altri incarichi pubblici, e sulla revoca in caso di condanne definitive per reati gravi. Nel 2018, c’è stata anche una rideterminazione su base contributiva degli assegni vitalizi maturati fino al 2011.
Un Calcolo Complessivo (Indicativo)
Proviamo a fare una somma, pur sapendo che ci sono variabili (tasse locali, assenze, spese rendicontate, ecc.).
Un Senatore percepisce mensilmente:
- Indennità netta: ~5.300 euro
- Diaria: 3.500 euro
- Rimborso mandato (parte forfettaria): 2.090 euro
- Rimborso forfettario viaggi/telefono: 1.650 euro
- Totale netto indicativo (esclusa parte mandato da rendicontare): ~12.540 euro
Un Deputato percepisce mensilmente:
- Indennità netta: ~5.000 euro
- Diaria: 3.503 euro
- Rimborso mandato (parte forfettaria): 1.845 euro
- Rimborso telefono: ~100 euro
- Totale netto indicativo (esclusa parte mandato da rendicontare e rimborso viaggi trimestrale): ~10.448 euro
Sono cifre indicative, certo, ma danno un’idea dell’ordine di grandezza. Non sono i 5.000 euro netti della sola indennità, ma un importo complessivo che include rimborsi pensati per coprire spese reali (almeno in parte).
Al Vertice delle Camere: I Presidenti di Senato e Camera
E i Presidenti delle due Camere? Essendo la seconda e la terza carica dello Stato, la loro posizione comporta responsabilità aggiuntive e, di conseguenza, un trattamento economico leggermente diverso, pur sempre all’interno del tetto massimo di 240.000 euro annui lordi previsto per i dipendenti pubblici, cui anche loro sono soggetti.
L’Indennità Aggiuntiva: Il Peso della Carica
Oltre alle voci previste per tutti i parlamentari (indennità, diaria, rimborso spese), i Presidenti di Camera e Senato ricevono un’indennità d’ufficio aggiuntiva, legata specificamente al loro ruolo di vertice. Quanto vale questa indennità? Secondo uno dei documenti forniti, ammonta a 4.223 euro mensili.
Questa somma si aggiunge alle altre componenti:
- Indennità parlamentare (netta): ~5.000 euro (Il documento riporta 5.000€, probabilmente una semplificazione del netto)
- Diaria: ~3.503 euro
- Rimborso spese (probabilmente per mandato/ufficio): ~3.690 euro
Sommando queste voci, si arriva a un totale mensile lordo (o semi-lordo, la natura delle voci non è chiarissima nel documento specifico) di 16.416 euro. Moltiplicato per dodici mesi, fa 196.992 euro annui, cifra che rispetta ampiamente il limite legale dei 240.000 euro.
È interessante notare come, in passato, ci siano stati Presidenti che hanno volontariamente ridotto il proprio trattamento economico. Ad esempio, nella XVII legislatura (2013-2018), Laura Boldrini (Camera) e Pietro Grasso (Senato) annunciarono tagli significativi. Boldrini rinunciò a circa il 30% del suo stipendio, riducendo rimborsi e indennità d’ufficio, mentre Grasso dichiarò di volersi dimezzare lo stipendio. Gesti simbolici, forse, ma che testimoniano una sensibilità sul tema. Resta da vedere se gli attuali Presidenti abbiano seguito o seguiranno questa strada. L’attuale Presidente del Senato, Ignazio La Russa, eletto nell’autunno 2022, nella sua ultima dichiarazione dei redditi disponibile (2022, riferita al 2021, quando non era ancora Presidente), ha dichiarato un reddito complessivo di 381.317 euro, superiore a quello dell’anno precedente (356.945 euro nel 2020 ). Questo reddito deriva evidentemente non solo dall’indennità parlamentare ma anche da altre fonti, dato che il trattamento da senatore semplice, come visto, è ben inferiore.
Benefici Accessori: Auto Blu e Scorta
Oltre allo stipendio, la carica di Presidente di Camera e Senato comporta anche altri benefici, legati alla sicurezza e alle esigenze di rappresentanza. Pensiamo all’auto blu e alla scorta, elementi spesso sotto i riflettori. Anche qui, ci sono stati tentativi di riduzione dei costi, come l’intenzione dichiarata da Grasso di ridurre le spese per la propria scorta. Si tratta di costi indiretti, difficili da quantificare con precisione nel trattamento economico personale, ma che incidono sul bilancio dello Stato.
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Tabella Riassuntiva (Valori Mensili Indicativi Netti/Forfettari)
Ruolo | Indennità Netta | Diaria | Rimborso Mandato (Forfait) | Rimborsi Vari (Forfait) | Totale Indicativo Netto/Forfait |
---|---|---|---|---|---|
Senatore | ~€ 5.300 | € 3.500 | € 2.090 | € 1.650 (Viaggi/Tel) | ~€ 12.540 |
Deputato | ~€ 5.000 | € 3.503 | € 1.845 | € 100 (Tel) | ~€ 10.448 |
Presidente Camera/Senato | ~€ 5.000 | € 3.503 | € 3.690 | € 4.223 (Ind. Ufficio) | ~€ 16.416 |
Conclusioni

Eccoci alla fine di questo viaggio nei numeri della politica italiana. Spero di aver contribuito a fare un po’ di chiarezza, o almeno a fornire gli strumenti per farsi un’opinione basata sui fatti, al di là degli slogan. Come ho cercato di mostrare, la questione è più sfaccettata di come viene spesso dipinta. L’indennità netta, quella che potremmo considerare lo "stipendio" vero e proprio, si attesta su cifre importanti, certo, ma non stratosferiche se confrontate con ruoli apicali nel settore privato o con altre realtà parlamentari europee (ma questo sarebbe materiale per un altro articolo!).
Il vero nodo, forse, riguarda l’ampia fetta di rimborsi spese, specialmente quelli forfettari. È qui che si annidano spesso i dubbi sulla trasparenza e sull’effettiva corrispondenza tra le somme erogate e le spese realmente sostenute. Se l’indennità serve a garantire l’indipendenza del parlamentare e la diaria a coprire i costi vivi del soggiorno a Roma, i rimborsi per l’esercizio del mandato dovrebbero, in teoria, finanziare l’attività politica sul territorio e il mantenimento di un ufficio. Ma quanto è giusto che una parte significativa sia erogata senza pezze d’appoggio? È una domanda legittima.
D’altro canto, non si può negare che l’attività parlamentare, se svolta con impegno, comporti costi reali: viaggi continui, collaboratori, sedi locali, eventi. Forse la soluzione non è tagliare indiscriminatamente, ma migliorare i meccanismi di rendicontazione, rendendoli più stringenti e trasparenti, magari sfruttando la tecnologia. Personalmente, credo che la trasparenza sia la chiave. Sapere come vengono spesi i soldi pubblici è un diritto dei cittadini e un dovere delle istituzioni.
Negli ultimi anni, passi avanti sono stati fatti: i tagli alle indennità, la riforma delle pensioni con il passaggio al contributivo, l’introduzione di decurtazioni per le assenze, la parziale rendicontazione delle spese di mandato. Sono segnali, forse non sufficienti per alcuni, ma indicano una direzione. Il dibattito sui "costi della politica" è destinato a continuare, ed è giusto che sia così in una democrazia. L’importante è affrontarlo con serietà, dati alla mano, evitando demagogia e populismo, ma senza rinunciare a chiedere rigore e trasparenza a chi ci rappresenta.
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Domande frequenti

L’indennità netta mensile è di circa 5.000-5.300 euro, ma il totale percepito, includendo diaria e rimborsi forfettari, si aggira indicativamente sui 10.500-12.500 euro.
No, i rimborsi spese (diaria, spese di mandato, trasporti, telefono) non sono considerati reddito imponibile come l’indennità parlamentare. Sono concepiti come ristoro per costi sostenuti.
La diaria viene decurtata per ogni giorno di assenza dalle votazioni in Assemblea o dalle riunioni delle Commissioni.
Sì, l’indennità parlamentare è soggetta a IRPEF, addizionali regionali/comunali e a trattenute per contributi previdenziali e sanitari, come un reddito da lavoro dipendente.
Sì, il loro trattamento economico annuo lordo non può superare i 240.000 euro, come per gli alti dirigenti pubblici. Attualmente, si attesta intorno ai 197.000 euro lordi annui.
No, dal 1° gennaio 2012 il sistema dei vitalizi è stato sostituito da un trattamento pensionistico basato sul sistema contributivo. Chi aveva maturato diritti prima del 2012 riceve un trattamento "pro rata".