Nell’era dei pagamenti digitali, la comodità del “tap & go” ha trasformato il nostro modo di fare acquisti. Le carte contactless, grazie alla tecnologia RFID, sono diventate uno standard in Italia e in Europa, simbolo di un’innovazione che sposa la rapidità della vita moderna. Tuttavia, con la loro diffusione, è cresciuta anche la preoccupazione per la sicurezza dei nostri dati. Molti si chiedono se i portafogli e le custodie con schermatura RFID siano una reale necessità o una precauzione eccessiva. Questo articolo analizza il funzionamento di queste tecnologie, i rischi concreti e l’effettiva utilità delle soluzioni di protezione, offrendo un quadro chiaro per orientarsi tra tradizione e innovazione nella gestione del proprio denaro.
La crescente fiducia nei pagamenti senza contatto è un dato di fatto. Nel 2023, in Italia, circa otto acquisti su dieci sono stati effettuati in modalità contactless, per un valore complessivo di 240 miliardi di euro. Questo dimostra come i consumatori apprezzino un metodo ritenuto non solo pratico, ma anche sicuro per le transazioni di ogni giorno. Nonostante ciò, il dibattito sulla sicurezza rimane aperto, alimentando un mercato di accessori progettati per bloccare eventuali tentativi di furto di dati a distanza.
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Come funzionano le tecnologie RFID e NFC
Per comprendere i rischi, è fondamentale capire la tecnologia che sta dietro a una carta contactless. L’acronimo RFID (Radio-Frequency Identification) si riferisce a un sistema che permette l’identificazione automatica e la trasmissione di dati tramite onde radio. Una carta di pagamento contactless contiene un microchip (o tag) e una piccola antenna. Quando la carta viene avvicinata a un lettore POS (Point of Sale), il campo elettromagnetico emesso dal terminale alimenta il chip, che a sua volta trasmette le informazioni necessarie per completare la transazione.
La tecnologia NFC (Near Field Communication) è un’evoluzione diretta dell’RFID e opera a una frequenza specifica (13.56 MHz). La sua caratteristica principale è il raggio di comunicazione estremamente breve, solitamente non superiore ai 4-10 centimetri. Questa prossimità è una misura di sicurezza intrinseca, poiché rende difficile l’intercettazione dei dati a distanza. Mentre l’RFID può essere unidirezionale, l’NFC consente una comunicazione bidirezionale tra due dispositivi, come avviene quando si utilizza lo smartphone per pagare tramite wallet digitali come Apple Pay o Google Pay.
Il rischio di clonazione contactless: realtà o mito?
La principale preoccupazione legata alle carte contactless è il cosiddetto skimming elettronico, ovvero la possibilità che un malintenzionato, dotato di un lettore RFID portatile, possa leggere e copiare i dati della carta semplicemente passandoci vicino. Tecnicamente, è possibile per un lettore non autorizzato intercettare il numero della carta e la data di scadenza. Tuttavia, la realtà delle frodi contactless è più complessa e meno allarmante di quanto si possa pensare.
I sistemi di pagamento moderni integrano molteplici livelli di sicurezza. Durante una transazione contactless, i dati trasmessi sono crittografati e, soprattutto, viene generato un codice di sicurezza univoco (crittogramma) per quella specifica operazione. Questo codice non può essere riutilizzato per altre transazioni, rendendo di fatto inutile la semplice clonazione dei dati intercettati. Inoltre, i dati trasmessi non sono sufficienti per effettuare acquisti online, dove è richiesto il codice CVV (il numero a 3 o 4 cifre sul retro della carta), che non viene mai trasmesso via RFID.
Anche se si verificassero addebiti non autorizzati, la normativa europea PSD2 introduce ulteriori tutele, come l’obbligo di inserire il PIN dopo un certo numero di operazioni consecutive (massimo 5) o al raggiungimento di un importo cumulativo (150 euro). Questo limita notevolmente i danni potenziali. Infine, ogni terminale POS è registrato e tracciabile, rendendo difficile per un truffatore agire nell’anonimato.
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Le soluzioni di protezione RFID: come funzionano e quali scegliere
Nonostante le robuste misure di sicurezza integrate, molte persone scelgono di utilizzare una protezione aggiuntiva. Le soluzioni di blocco RFID funzionano creando una sorta di “gabbia di Faraday” attorno alle carte. Questi prodotti contengono uno strato di materiale conduttivo, come l’alluminio, che blocca i campi elettromagnetici, impedendo ai lettori di comunicare con i chip delle carte.
Esistono diverse tipologie di prodotti con schermatura RFID:
- Portafogli schermati: Sono portafogli tradizionali in pelle o altri materiali, al cui interno è cucito uno strato protettivo. Offrono una soluzione integrata e comoda per chi desidera proteggere tutte le proprie carte.
- Custodie o sleeve protettive: Si tratta di piccole bustine in cui inserire singolarmente le carte. Sono una soluzione economica e flessibile, da inserire in qualsiasi portafoglio.
- Carte di blocco: Sono tessere delle stesse dimensioni di una carta di credito, che vengono inserite nel portafoglio insieme alle altre. Alcune funzionano passivamente bloccando i segnali, altre attivamente emettendo un segnale di disturbo per confondere i lettori.
La scelta dipende dalle esigenze personali. Un portafoglio schermato è ideale per chi cerca una soluzione “tutto in uno”. Le custodie singole sono perfette per proteggere solo carte specifiche, mentre le carte di blocco rappresentano un’alternativa versatile e a basso costo.
L’utilità reale della protezione RFID: un’analisi equilibrata
L’industria dei prodotti anti-RFID è in forte espansione, ma la loro reale necessità è oggetto di dibattito tra gli esperti di sicurezza. Da un lato, offrono una tranquillità psicologica innegabile, specialmente in luoghi affollati come mezzi pubblici o centri commerciali, dove il rischio percepito di skimming è più alto. Sono un ulteriore strato di protezione, una sorta di “cintura di sicurezza” digitale.
Dall’altro lato, diversi esperti sostengono che il rischio di subire una frode tramite skimming contactless sia estremamente basso, quasi trascurabile, grazie alle misure di sicurezza già presenti. La crittografia, la tokenizzazione (che sostituisce i dati reali con un codice univoco) e i limiti di spesa rendono questo tipo di attacco poco redditizio e facilmente tracciabile. Le statistiche sulle frodi, sebbene in aumento nel contesto digitale generale, non indicano lo skimming contactless come la minaccia principale. Molto più comuni e pericolose sono truffe come il phishing o lo skimming fisico presso ATM manomessi. Per chi desidera una sicurezza ancora maggiore, l’uso di wallet su smartphone aggiunge l’autenticazione biometrica (impronta digitale o riconoscimento facciale), eliminando quasi del tutto i rischi.
Conclusioni

Le carte contactless rappresentano un perfetto equilibrio tra la tradizione del possesso fisico e l’innovazione dei pagamenti rapidi. La tecnologia che le supporta, pur introducendo nuove dinamiche, è stata progettata con solidi presidi di sicurezza come la crittografia e i codici monouso. Il rischio di essere derubati tramite skimming elettronico, sebbene tecnicamente possibile, è molto basso nella pratica quotidiana. Le frodi più comuni avvengono attraverso altri canali, come l’inganno online o la manomissione di terminali fisici. In questo contesto, i portafogli e le custodie con protezione RFID sono da considerarsi uno strumento di tutela aggiuntivo, non una necessità assoluta. Offrono una barriera fisica contro un rischio remoto, portando con sé un valore di serenità. La scelta di adottarli dipende dal proprio livello di percezione del rischio e dal desiderio di aggiungere un ulteriore, e spesso semplice, livello di difesa per i propri dati personali.
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Domande frequenti

Non è strettamente indispensabile, ma offre un livello di sicurezza in più. Le carte contactless moderne possiedono già sistemi di sicurezza avanzati, come la crittografia e l’uso di codici monouso per ogni transazione, che rendono i furti molto difficili. Inoltre, il raggio d’azione per una lettura è di pochi centimetri. Un portafoglio RFID serve principalmente a bloccare anche solo il tentativo di lettura non autorizzata, offrendo maggiore tranquillità, specialmente in luoghi molto affollati.
La protezione RFID funziona creando una sorta di “gabbia di Faraday” attorno alle tue carte. I portafogli e le custodie schermate sono realizzati con materiali specifici, come leghe di alluminio o fibre di carbonio, che bloccano le onde radio. Questo strato protettivo impedisce a qualsiasi scanner RFID nelle vicinanze di alimentare il chip della carta e di leggerne i dati, neutralizzando di fatto i tentativi di skimming.
Un malintenzionato con uno scanner potrebbe teoricamente leggere il numero della carta e la data di scadenza. Tuttavia, non potrebbe accedere a informazioni cruciali come il codice CVV (il numero a 3 cifre sul retro) o il PIN, che sono indispensabili per la maggior parte delle transazioni online o per prelievi. Per i pagamenti fisici, le transazioni illecite sarebbero comunque tracciabili e limitate a piccoli importi.
Sì, una soluzione casalinga molto conosciuta è quella di avvolgere le carte in un foglio di alluminio, la comune stagnola da cucina. Questo metodo funziona secondo lo stesso principio dei portafogli schermati, bloccando i segnali radio. Sebbene sia una soluzione economica ed efficace, non è molto pratica né durevole nel tempo. Può essere considerata una misura temporanea o un modo per testare il concetto di schermatura.
Un test pratico è il modo più semplice. Prova a effettuare un pagamento contactless in un negozio tenendo la carta all’interno del portafoglio chiuso e avvicinandolo al terminale POS. Se la transazione non va a buon fine e il POS non rileva la carta, significa che la schermatura sta funzionando correttamente. Un altro metodo è provare a leggere una carta dei trasporti pubblici (come quelle per la metropolitana) con un’app per smartphone mentre è nel portafoglio: se l’app non la rileva, la protezione è attiva.